Obiettivo salute
24.10.2025 - 16:00
Il dottor Norberto Venturi, oncologo e membro del direttivo nazionale della Lilt
Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, una ricorrenza che ogni anno richiama l’attenzione sull’importanza dei controlli periodici e della diagnosi precoce.
Per approfondire il tema della prevenzione oncologica e fare il punto sulle buone abitudini da seguire abbiamo intervistato il dottor Norberto Venturi, oncologo e membro del Consiglio direttivo nazionale della Lega italiana per la lotta contro i tumori.
Dottor Venturi, cosa vuol dire fare prevenzione nella vita quotidiana?
«Quando parliamo di prevenzione oncologica distinguiamo i fattori di rischio non modificabili da quelli modificabili. I primi comprendono elementi come età, genere e costituzione genetica, cioè aspetti che non possiamo cambiare. Con l’avanzare dell’età, ad esempio, aumenta l’incidenza dei tumori. È un dato biologico che riguarda quasi tutte le forme di cancro. Molto diverso è invece il discorso dei fattori modificabili, che dipendono dalle nostre abitudini e dal nostro stile di vita. Qui possiamo e dobbiamo intervenire. Mi riferisco, ad esempio, a un’alimentazione equilibrata, ricca di frutta, verdura, legumi e olio extravergine d’oliva, in linea con la dieta mediterranea. Si tratta di un modello che oggi sappiamo essere in grado di ridurre del 10% il rischio di sviluppare un tumore. Ma la dieta non è l’unico fattore di cui ci dobbiamo occupare. Anche l’attività fisica regolare è un pilastro fondamentale, perché migliora il metabolismo, rafforza il sistema immunitario e riduce l’incidenza di diverse malattie oncologiche e cardiovascolari».
Quindi la prevenzione primaria si basa soprattutto sullo stile di vita?
«Esatto. La prevenzione primaria è ciò che possiamo fare per evitare che la malattia insorga. Oltre alla dieta e al movimento, rientrano tra i comportamenti virtuosi anche l’eliminazione del fumo e la riduzione del consumo di alcol. Il tumore al polmone, purtroppo, rimane uno dei principali “big killer”, con un’alta mortalità sia tra gli uomini che tra le donne. Nonostante negli ultimi anni si sia diffusa una maggiore consapevolezza, esistono ancora differenze territoriali e sociali significative. Nei Paesi più poveri o nelle aree con minore cultura sanitaria, il consumo di sigarette resta elevato e, di conseguenza, aumenta l’incidenza dei tumori. Per questo motivo è fondamentale diffondere la cultura della prevenzione, far capire che ogni scelta quotidiana, dal cibo all’attività fisica, può realmente influire sulla salute».
Quando la malattia insorge, invece, parliamo di prevenzione secondaria...
«La prevenzione secondaria riguarda la diagnosi precoce. Non si tratta più di evitare la malattia, ma di individuarla il prima possibile. Un tumore diagnosticato in fase iniziale non solo è più piccolo dal punto di vista volumetrico, ma è anche meno aggressivo biologicamente. Col passare del tempo, infatti, le cellule tumorali più forti tendono a prevalere sulle altre, rendendo la malattia più difficile da curare. Per questo motivo sono fondamentali i programmi di screening, strumenti preziosi che permettono di scoprire un tumore quando è ancora asintomatico».
Quali sono i principali esami da eseguire?
«In Italia esistono tre screening principali: la mammografia per il tumore al seno, il Pap test o test Hpv per il tumore della cervice uterina e la ricerca del sangue occulto nelle feci per il tumore del colon-retto».
In provincia di Frosinone c’è risposta da parte dei cittadini ai programmi di screening?
«Nella nostra provincia gli screening sono attivi e negli ultimi anni hanno ripreso forza dopo lo stop forzato dovuto al Covid. Analizzando i dati del primo semestre 2025, l’adesione allo screening mammografico è stata di oltre il 50%, quindi in linea con la media nazionale. Lo screening per la cervice uterina si attesta intorno al 28%, mentre quello per il colon-retto raggiunge circa il 30%. Si tratta di risultati discreti, ma che devono essere migliorati. Più cittadini partecipano agli screening, maggiori sono le possibilità di diagnosi tempestive e di guarigione completa, che nel caso del tumore al seno, se individuato precocemente, raggiunge il 90%».
Ci sono campanelli d’allarme da non sottovalutare?
«Sì, anche se va ricordato che gli screening si rivolgono a persone sane, senza sintomi. Tuttavia, è importante che tutti conoscano i segnali precoci che meritano attenzione. Per le donne, ad esempio, è utile l’autoesame del seno mensile per individuare modificazioni del profilo, retrazioni cutanee, secrezioni anomale o noduli palpabili, che vanno sempre segnalati al medico. Allo stesso modo, per i tumori del colon-retto, la presenza di sangue nelle feci, dolori addominali ricorrenti o cambiamenti delle abitudini intestinali, come alternanza tra stitichezza e diarrea, devono indurre a un controllo. Riconoscere i sintomi e agire subito può fare la differenza tra una diagnosi precoce e una tardiva».
Come si configura invece la prevenzione terziaria?
«La prevenzione terziaria riguarda le persone che hanno già avuto un tumore. In Italia parliamo di circa quattro milioni di cittadini. Anche per loro è fondamentale mantenere le stesse buone abitudini di prevenzione primaria e secondaria, per ridurre il rischio di recidive e migliorare la qualità della vita. La Lilt è molto attiva anche in questo campo, accompagnando i pazienti nel percorso di riabilitazione fisica e psicologica, perché la prevenzione non si ferma con la fine delle terapie, è un processo continuo».
A settembre a Frosinone si è svolta la “Pigiama Run”. Qual è lo spirito di questa iniziativa?
«La Pigiama Run è una corsa simbolica e solidale dedicata ai tumori pediatrici. Il pigiama rappresenta il tempo che i bambini malati trascorrono negli ospedali durante le cure. Con questa manifestazione vogliamo essere vicini a loro e alle loro famiglie, spesso in grande difficoltà anche economica. I fondi raccolti vengono devoluti agli istituti pediatrici o direttamente alle famiglie, per aiutarle ad affrontare nel modo migliore un percorso tanto difficile».
E in questo mese di ottobre, quali iniziative ha promosso la Lilt?
«Ottobre è da sempre il mese rosa, dedicato alla prevenzione del tumore al seno. L’iniziativa nasce negli Stati Uniti grazie a Evelyn Lauder, fondatrice della campagna del nastro rosa, e la Lilt l’ha portata in Italia. Durante tutto il mese, coloriamo di rosa i monumenti delle nostre città per richiamare l’attenzione sulla malattia e organizziamo visite gratuite nei nostri ambulatori. Le richieste sono migliaia e possiamo contare su circa venti medici volontari che si adoperano quotidianamente e offrono la loro prestazione professionale. Non si tratta solo di controlli senologici, ma anche di prevenzione per altri tumori, come quelli del colon-retto, ginecologici o dermatologici perché la salute va difesa a 360 gradi».
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