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L'intervista

La falsa illusione dell'arte. Ilaria Morganti si racconta

Pittrice e docente al liceo artistico “Anton Giulio Bragaglia” di Frosinone. La passione trasmessa dal padre, l'insegnamento e la nascita di un nuovo collettivo nel capoluogo

La falsa illusione dell'arte. Ilaria Morganti si racconta

Ilaria Morganti insegna al liceo artistico “Anton Giulio Bragaglia” di Frosinone

Nata a Roma ma vissuta sempre a Frosinone dove insegna al liceo artistico Anton Giulio Bragaglia, Ilaria Morganti unisce alla didattica l'esperienza impegnata e impegnativa dell'artista.

Quando ha incontrato l'arte?
«L'arte fa parte della mia vita da sempre. Mio padre, uomo dalla forte curiosità intellettuale, era un appassionato di disegno e di pittura, oltre che abile artigiano nella manipolazione e nella lavorazione di materiali vari, tra i quali il legno. Mi ha sempre spronata e indirizzata verso l'arte, conoscendo la mia predisposizione verso le attività manuali».

Che cosa è l'arte?
«La capacità espressiva, il talento creativo, la realizzazione di nuove forme, il coraggio nelle proposte di nuove idee sono caratteristiche imprescindibili quando si parla di arte. Mi piace pensare all'arte come l'elevazione dell'uomo che, in quanto strano agglomerato di atomi che ha coscienza di sé, sia in grado di creare qualcosa che si distacchi dalla realtà per raccontarla o reinterpretarla. Comunque l'arte deve essere valutata con adeguato distacco critico e questo solo la storia può farlo».

La pittura è illusione?
«La pittura può essere illusione, ma in quanto linguaggio artistico, anche spinto oltre i propri limiti, non può che affermare se stessa. La pittura può ambire a sostituirsi al reale, ma nell'impossibilità di riuscire nell'intento rivela la sua vera natura. La mia volontà è quella di rappresentare la realtà in modo tale da sorprendere e ingannare l'osservatore circa la consistenza fisica della cosa rappresentata. Gli strappi, particolare stilistico che denota la mia produzione dell'ultimo decennio, rivelano quello che nella realtà c'è sotto la tela. Tuttavia la consapevolezza dell'illusione risulta tanto più efficace quando può contare su certe attese da parte dell'osservatore. Porsi di fronte a un quadro iperrealista, malgrado le apparenze, non inganna completamente chi fruisce dell'opera, perché quando l'occhio passa dal soggetto rappresentato ai bordi del quadro, la discontinuità risulta fatale all'illusione. Per questo motivo sono nati i "Sagomati", che suggeriscono una realtà che supera i confini imposti dal supporto tradizionale per invadere un nuovo campo».

Un soggetto frequente delle sue opere è l'automobile…
«Le automobili mi interessano innanzitutto perché sono "pop". Utilizzo spesso immagini rubate alla vita quotidiana, meglio se oggetti assunti al ruolo di icona nella società contemporanea. Oltretutto le automobili, con i loro cromatismi della lamiera, lucidi quasi specchianti, si prestano perfettamente a rappresentare la mia ricerca di spazi e realtà al di là del piano bidimensionale della tela. Mi piace dipingere l'effetto ottico di certi materiali».

La sua attività artistica è utile per l'insegnamento al liceo?
«Insegno coinvolgendo direttamente l'esperienza acquisita, che peraltro presuppone l'uso delle tradizionali tecniche artistiche, alla base proprio della disciplina. Cerco di trasmettere innanzitutto la passione per le attività laboratoriali, insegnando l'arte del disegno e della pittura e il sistema convenzionale dei linguaggi artistici. Voglio che i miei studenti, nel pieno sviluppo della propria identità, sappiano prendere coscienza di loro stessi e delle proprie idee in gestazione e imparare a mostrarle senza timore».

Come vivono l'arte i giovani?
«Molti si arrendono spesso alla frustrazione derivante dalle difficoltà contro le quali si scontrano ogni giorno nell'articolato e complesso mondo dell'arte. Bisogna avere resilienza e tanta pazienza e comunque bisogna crederci fino in fondo. Altrimenti è meglio lasciar perdere».

L'arte è in crisi?
«Credo che si sia creato un divario tra il mondo dell'arte, con i suoi meccanismi concettuali non immediatamente riconoscibili, e la massa, coloro che dovrebbero usufruire delle opere. Le persone spesso sono disorientate dalle idee e dalle provocazioni dell'arte contemporanea. Il motivo risiede nel fatto che non hanno un'adeguata preparazione per capire un linguaggio che ha bisogno di essere decifrato. Bisognerebbe potenziare lo studio della storia dell'arte in tutti i cicli scolastici».

E a Frosinone?
«Una delle ultime realtà da segnalare è il collettivo creato insieme agli artisti Franco De Angelis, Marco D'Emilia, Claudio Fusaro, Luca Grossi e Pierangelo Tieri. La volontà è quella di condividere interessi e soprattutto di sostenerci nella ricerca, proponendo soluzioni estremamente personali. Lo scopo è quello di superare l'evidente marginalità del contesto provinciale rispetto al dibattito artistico e culturale del Paese e di superare gli ostacoli che limitano la crescita culturale di Frosinone. Cerchiamo di offrire il nostro sostegno alla costruzione di "grammatiche visive" in linea con la contemporaneità e di movimentare il nostro territorio attraverso mostre e progettazione di eventi espositivi che ci facciano diventare anche un punto di riferimento intellettuale per le giovani leve».
Ad maiora, Frosinone.

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