«Il rischio è dentro di noi, dentro Forza Italia: non riusciamo a riorganizzarci. E, senza una riorganizzazione vera, pensare al rilancio è impossibile». Non usa giri di parole Claudio Fazzone, senatore e coordinatore regionale di Forza Italia. E per essere ancora più chiaro, aggiunge: «Queste cose le ho dette direttamente al presidente Silvio Berlusconi, ma registro che non è successo nulla». Il punto è tutto politico: il nuovo partito di Matteo Renzi, Italia Viva, rappresenta in ogni caso un problema per Forza Italia.

Non soltanto perché va ad occupare lo stesso spazio al Centro del panorama politico, ma anche perché può rappresentare un'alternativa anche per chi non nasconde dubbi e malumori nelle file "azzurre". Fazzone però delimita immediatamente il campo: «Tra Salvini e Renzi scelgo sempre Salvini». Il filo conduttore del ragionamento è questo.

Fazzone parteciperà alla tre giorni di Antonio Tajani, l'Italia e l'Europa che vogliamo. La rassegna si apre oggi e si concluderà domenica con l'intervento di Silvio Berlusconi. La location è cambiata: non più Fiuggi, ma Viterbo. Presso il Salus Terme Hotel. Un segnale chiaro anche sul versante "geografico": la Ciociaria, un tempo roccaforte di Tajani, non è più centrale nelle dinamiche di Forza Italia. D'altronde dal partito sono andati via in tanti negli ultimi mesi: da Antonello Iannarilli a Mario Abbruzzese, da Pasquale Ciacciarelli a Danilo Magliocchetti, da Nicola Ottaviani a Tommaso Ciccone. A Viterbo, al convegno sull'Europa al servizio delle comunità locali parteciperà il sindaco di Anagni Daniele Natalia.

In ogni caso Claudio Fazzone argomenta: «Sbaglio o si era parlato del congresso nazionale in autunno? Beh, siamo ormai ad ottobre e all'orizzonte non c'è nulla. Non ci si rende conto che questo modo di fare alla fine porterà i territori ad effettuare altre scelte. E non a caso uso il termine territori. Qui il problema non è se vanno via alcuni parlamentari.

Perché, parliamoci chiaro, quanti parlamentari hanno voti reali sui rispettivi territori? Pochissimi, considerando la legge elettorale. Il consenso vero lo hanno gli amministratori locali: i sindaci, i consiglieri, gli assessori e tutti coloro che quotidianamente si confrontano con la gente. Per quello che mi riguarda siamo agli sgoccioli. In che senso? Nel senso che tra un paio di mesi trarrò le conclusioni. I fatti però sono chiari però: non è successo nulla, di congresso non parla più nessuno.

Ma soprattutto continuano a riunirsi, al massimo, soltanto i gruppi parlamentari. In questo modo non si va da nessuna parte. Ripeto: ho fatto presente la mia posizione al presidente Silvio Berlusconi e ad Antono Tajani. La pazienza non potrà essere infinita e questo è chiaro a tutti. Così come non è possibile che a veicolare i messaggi politici del partito siano sempre le stesse persone. Basta, è necessario perfino cambiare le persone che vanno in televisione. Il paradosso che rischia di inghiottirci politicamente è il seguente: gli altri fondano movimenti per occupare uno spazio nel quale noi siamo posizionati da anni, ma che stiamo colpevolmente abbandonando per un'inerzia assurda e inspiegabile».

Conclude Claudio Fazzone: «Basta pure con questo atteggiamento di prendersela con gli alleati trattandoli da avversari. Il quadro che abbiamo davanti è chiaro: al Governo c'è un'alleanza innaturale tra Pd e Cinque Stelle. Al bene del Paese non crede nessuno. Io lo dico forte e chiaro: tra Renzi e Salvini, io scelgo l'alleanza con Salvini tutta la vita. L'orizzonte resta quello del centrodestra. Il leader della Lega può aver commesso qualche errore (chi non li fa?), ma lui è uno che parla al popolo e non si piega alle logiche del Palazzo. Non è forse questo il terreno di un centrodestra di governo? Quanto all'uomo forte, è una figura che c'è sempre stata. Prima era Berlusconi. L'importante è mantenere i legami con il territorio. E francamente in FI questa prospettiva non si vede».