Tesse la tela come il ragno per far fuori le sue vittime. Il suo adagio è: il nemico o lo ammazzi o te lo fai amico. Un modus operandi, figlio di quella Dc dove ha mosso i primi passi, che ultimamente gli si addice. E se qualche omicidio, politico s'intende, in passato l'ha pur commesso, ora è tempo di diplomazia. Abbruzzese vuol tornare a comandare. La parte dell'antagonista non lo soddisfa più. Mario, per chi lo conosce bene, ama solo ruoli di primo piano. Tanto che la sontuosa cena della scorsa settimana, organizzata all'Acquachiara di Cassino, dove tra gli invitati c'era pure Antonello Iannarilli, è stata proprio chiara e la dice tutta sull'ambizione di chi in passato ha rivestito la carica di presidente del consiglio regionale. E seppur l'estate è appena iniziata e l'inverno è ancora lontano, l'onorevole sente già aria di primavera 2018. Per lui, infatti, la campagna elettorale è partita ancor prima che si aprissero gli ombrelloni dell'Aeneas' Landing, dove la domenica, tra tintarelle, docce e pranzi, studia strategie tutt'altro che rilassanti. Chiama sindaci e truppe cammellate per sapere chi ci sta e a chi non va.
Il prologo di una corsa a perdifiato è stato nella santificazione ciociara di Antonio Tajani. Solo in quell'occasione ha accettato di fare da spalla. Perché ha capito bene, a differenza di tanti altri, che senza la benedizione del presidente del parlamento europeo a Roma non si passa. Ultimamente spara comunicati a raffica. Attacca su sanità, trasporti, lavoro e siccità. E chi più ne ha più ne metta. Ogni giorno, pallottoliere alla mano, conta i voti. Perché anche stavolta punta ad arrivare primo. Alla Pisana ci vuole tornare come quei santi che nei paesi qualcuno porta ancora a spalla. Insomma gli serve un incollatore. Di quelli capaci di sudare davvero. E chi meglio di quell'Antonello che sulla sua schiena da anni si carica il peso della statua di San Sisto? Il patto è fatto. Nel pacchetto, oltre alla Camera, secondo rumors, c'è pure il salvacondotto per evitare lo scivolone sulle quote rosa. Risponde al nome di Maria Teresa Graziani. C'era pure lei alla festa in cui Supermario ha tagliato la torta e una "fetta" è finita anche nel suo piatto. Ma per champagne e fuochi pirotecnici deve aspettare. Anche se lungo il fiume, Liri, Gari, o Tevere che sia, i cadaveri dei suoi nemici (politici e non necessariamente avversari), prima o poi li vuol veder passare.