«Il loro operato - aggiunge Sara Battisti - ha rappresentato una
continuità democratica e amministrativa preziosa per i territori montani, garantendo un legame costante con i Comuni e con le comunità locali. Le loro
nomine, peraltro, furono espressione di un principio fondamentale: il
rispetto della volontà democratica già espressa dai territori. Oggi, invece, assistiamo a un cambio di passo che ci preoccupa: le prime
cinque sostituzioni dei commissari, attuate con i decreti del 15 luglio 2025, rappresentano un atto unilaterale, che spezza quella continuità e quel rispetto istituzionale».
«Non si tratta - prosegue la consigliera - solo di nomine diverse volute dal presidente della Regione Lazio,
Francesco Rocca ma di una spartizione partitica decisa nei vertici della
giunta regionale, senza alcun confronto con i sindaci e con i rappresentanti delle comunità locali.
Una forzatura anche nelle tempistiche: nel 2023 un analogo tentativo fu scongiurato grazie a un ricorso al
Tar da parte dell’Uncem. Oggi si è persino resa necessaria una legge ad hoc (n. 4 del 26 marzo 2024) per rendere possibile questo tipo di nomine, delineando un
nuovo doppio binario istituzionale: da un lato il commissario liquidatore, dall’altro il neo-introdotto commissario straordinario, figura che rischia di aggiungere confusione istituzionale invece che semplificare. Sarebbe stato possibile, e forse doveroso, concludere la fase di liquidazione, approvare una seria riforma e solo successivamente procedere a eventuali nomine. I
sindaci di ogni orientamento politico hanno già manifestato il proprio dissenso a questo modo di procedere, e bene ha fatto Uncem a chiedere un incontro con il
presidente Rocca e con l’assessore competente, per rivedere tali scelte e discutere insieme sul futuro di queste realtà».