L'intervista
17.12.2023 - 18:00
Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli
Il programma amministrativo come unica stella polare. Con un imperativo categorico: cambiare la mentalità del capoluogo anche a costo di essere impopolare. Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli guarda al lungo periodo, consapevole però che in politica le situazioni possono mutare da un minuto all'altro. Non intende "tirare a campare" e lo ripete in ogni occasione agli esponenti della maggioranza: meglio le elezioni anticipate che un lento logoramento. Il 2023 è stato un anno impegnativo, il 2024 si annuncia decisivo sotto ogni punto di vista. Lo abbiamo intervistato.
Allora Mastrangeli, in consiglio comunale lei ha parlato di conservatorismo a proposito di Frosinone. Cosa intendeva dire?
Partiamo dalla riqualificazione di piazzale Kambo, attesa da decenni. Ci sarà una pedonalizzazione completa?
«Certamente sì. Per come è stato pensato e strutturato l'intervento di Ferrovie dello Stato: 11 milioni di euro di investimenti. La stazione sarà completamente rifatta, con una struttura in acciaio e cristallo. Un hub di trasporto vero e proprio. Ma ci sarà anche un asset commerciale, che determinerà un effetto domino virtuoso. Penso alla ristorazione, penso ai giovani. Sarà una piazza "vissuta" di grande richiamo. Di giorno ma anche nelle ore serali, fino a notte. La pedonalizzazione non potrà che essere totale».
Sarà possibile la sosta breve per accompagnare o riprendere i passeggeri?
«Bisognerà definire bene i vari punti dell'accordo di programma. Potrebbe esserci un'area dedicata a questo tipo di soluzione. Nulla a che vedere con una sosta lunga comunque».
Il Bus Rapid Transit ha caratterizzato il 2023. Quando e come sarà definito il percorso finale?
«Su questo tema va fatto ordine. I finanziamenti del Pnrr sono funzionali al percorso: dalla Stazione a De Matthaeis. Bisognava agire entro luglio 2023 e lo abbiamo fatto. La normativa prevede la possibilità di modificare alcuni tratti del tracciato e per quanto concerne invece i bus, bisogna specificare che i finanziamenti sono altri e diversi rispetto a quelli del Pnrr. Abbiamo commissionato un'indagine di mercato per individuare la soluzione migliore».
Scusi Mastrangeli, quale sarà il tracciato del Brt? Il progetto originario prevedeva un percorso "dritto", dalla Stazione a De Matthaeis.
«Quell'ipotesi c'è ancora. Con dei bus a doppia cabina e con due motrici. Dalla Stazione a De Matthaeis appunto. Se però dovessero essere altre le soluzioni migliori, allora vedremo. C'è l'ipotesi di arrivare a piazza Pertini, nell'area di interscambio con il Cotral. Oppure in via Puccini. Il passaggio sul sagrato della Sacra Famiglia? È una delle opzioni. L'Amministrazione Comunale sta valutando bene una situazione importante. Quando avremo tutti gli elementi decideremo senza problemi».
Sia sul Brt che sulle piste ciclabili ci sono stati forti fibrillazioni nella maggioranza. Per non parlare dei problemi nei quartieri. Ha mai pensato: chi me lo fa fare?
«No, non l'ho mai pensato. Il Brt si inserisce in un discorso più ampio che riguarda la rivisitazione di tutto il Trasporto pubblico locale. È necessario abbattere drasticamente il livello di concentrazione delle polveri sottili e diminuire l'utilizzo delle autovetture. A Frosinone ci sono 80 macchine ogni 100 abitanti. La situazione è insostenibile e lo sappiamo tutti. Chi viene a Frosinone per lavorare o studiare deve essere messo nelle condizioni di lasciare l'auto fuori dalla città e utilizzare i mezzi del trasporto pubblico. C'è l'area del parcheggio Frasca e quella dell'ex Agip. Ma penso anche alla zona di via Maria e di piazza Salvo D'Acquisto. Saranno fondamentali le aree di interscambio con il Cotral. A sud della città c'è piazza Pertini, a nord via Tiburtina (l'area ex Stefer). Necessariamente si dovrà arrivare alla soluzione di non far entrare in città le auto e gli autobus. Ecco perché il Brt è tanto importante in questo contesto. I punti individuati per il capolinea saranno sicuramente De Matthaeis da una parte e piazza Pertini o via Respighi dall'altro. Non ci sono alternative ad un Piano urbano di mobilità sostenibile all'altezza della situazione».
Veniamo alle piste ciclabili, a quella di via Puccini in particolare. I cordoli sono ancora lì. Come mai?
«Intanto definiremo una Zona 30 e questo è importante. A via Puccini era stata prevista una pista ciclopedonale e i cordoli servivano per proteggere i pedoni. La rivisitazione del progetto è parametrata sulla Zona 30 e i cordoli verranno eliminati. È importante specificare che a via Puccini ci sarà una pista ciclabile a raso (quindi non più quella ciclopedonale). Naturalmente il transito dei mezzi di emergenza sarà garantito. Anche le piste ciclabili fanno parte di una precisa e inevitabile strategia di mobilità alternativa. Intanto il collegamento da via Puccini al Parco del Matusa. Poi ne abbiamo prevista un'altra che dal Parco Matusa arriverà a De Matthaeis, passando per via Veccia, costeggiando il fiume Cosa. Non in via Aldo Moro quindi».
E per quanto riguarda l'impianto di risalita?
«Il progetto non cambia: due linee. Con i finanziamenti del Pnrr. C'è già un vincitore della gara d'appalto. Anche l'impianto di risalita sarà un perno della mobilità sostenibile del futuro. Posso sottolineare un aspetto?».
Prego.
«Abbiamo una visione precisa del capoluogo, che abbiamo rappresentato ai cittadini con il programma della campagna elettorale 2022. In maniera chiara. Un programma sottoscritto da tutti gli eletti nel centrodestra. Nelle liste che mi hanno sostenuto quindi. In quel programma si parla di come salvaguardare la salute dei cittadini (le misure di mobilità urbana). Ma si parla anche di ambiente. E di digitalizzazione: parliamo di una materia che può consentire di effettuare operazioni di qualunque tipo senza muoversi con la macchina. Ed è motivo di vanto essere riusciti a intercettare tutte le risorse del Pnrr. Ho voluto personalmente un assessorato alla digitalizzazione. Sempre nel programma si parla di mobilità, di infrastrutture, di parcheggi. Ma anche del potenziamento dell'offerta culturale: non a caso la precedente Amministrazione Ottaviani e quella attuale guidata dal sottoscritto hanno investito sul Teatro Cinema Nestor, sull'Auditorium Colapietro, su tante altre stutture e su progetti come il Festival dei Conservatori».
In consiglio comunale, proprio nel rivendicare le scelte programmatiche, lei ha ripetuto più volte: "Fin quando ci sarò io". Una sfida ai "malpancisti" della maggioranza?
«Assolutamente no. Ho in mente una città più smart, più veloce, più salubre. A misura di bambino ma anche fruibile dagli anziani. "Fin quando ci sarò io" vuol dire che andrò avanti lungo il percorso individuato nel programma. Guardando al futuro delle nuove generazioni. Ci lamentiamo (giustamente) che tanti giovani vanno via. Vogliamo lavorare o no per farli restare a Frosinone? Occorre il coraggio di effettuare i cambiamenti. Anche se impopolari».
In maggioranza c'è stato uno "strappo" non di poco conto. Con i consiglieri Anselmo Pizzutelli, Maria Antionietta Mirabella (Lista Mastrangeli) e Giovanni Bortone (Lega) si può "ricucire"?
«Lo "strappo" non l'ho fatto io. Intanto vale la pena di ricordare che non hanno firmato una mozione di fiducia nei confronti del sindaco. Ma il punto vero è che c'è un programma sottoscritto da tutti i consiglieri eletti nel centrodestra. In quel programma si parla di pedonalizzazione di piazzale Kambo, di Brt e di piste ciclabili. Se ci sono persone che non si riconoscono più nel patto che hanno sottoscritto con gli elettori, mi consenta: il problema è loro, non mio».
Sta dicendo che una eventuale "operazione recupero" non partirà da lei?
«Dipende da loro. Si "recupera" tornando sul percorso virtuoso individuato nel programma».
Ci sono chiari segnali di apertura da alcuni settori dell'opposizione.
«Le aperture di alcuni esponenti delle minoranza sono avvenute sulla base di convergenze amministrative. Forse si sta maturando l'idea che abbiamo messo in campo proposte programmatiche condivisibili. Di questo non posso che rallegrarmi. Se poi ci saranno anche delle aperture di tipo politico, oggi sinceramente non lo so».
La sensazione forte è che lei auspichi lo scenario delle elezioni anticipate.
«Il ritorno alle urne fa parte delle dinamiche dell'esercizio della democrazia. Il ragionamento è sempre lo stesso: se il rispetto del programma non è più sostenibile, meglio le elezioni anticipate. Naturalmente io mi ricandiderei. Con lo stesso programma».
Sarebbe un referendum?
«Non mi sottraggo alla domanda. Si capirebbe bene se questa città vuole andare avanti oppure restare indietro. Perché è questa la posta in gioco. Il sottoscritto vuole un capoluogo capace di andare avanti e proiettarsi nel futuro. Altri guardano alla conservazione, ma chi si ferma è perduto. Sotto questo punto di vista sicuramente sarebbe un referendum».
Da Nicola Ottaviani ha lo stesso sostegno di sempre?
«Assolutamente sì. Sono orgoglioso di essere stato assessore al bilancio della sua giunta».
E con il resto del centrodestra?
«Ho ottimi rapporti con Massimo Ruspandini (FdI) e con Forza Italia. E con tutti gli altri».
Nei mesi scorsi ci sono state delle frizioni forti con il presidente del consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri. In maggioranza c'era chi ipotizzava una mozione di sfiducia.
«Il sottoscritto non ha mai pensato ad una mozione di sfiducia».
Lei al ballottaggio ha sottoscritto un accordo con Mauro Vicano, prevedendo un assessorato per Alessandra Sardellitti. In diversi le hanno fatto notare che probabilmente l'attribuzione di un posto in giunta per la "sua" civica avrebbe evitato i problemi di oggi.
«Non è così. La "mia" lista civica ha accettato quella soluzione, che peraltro si è snodata nell'attribuzione della presidenza della commissione urbanistica e di quella all'ambiente. Oltre alle due deleghe ai consiglieri. Con Mauro Vicano l'accordo al ballottaggio è stato siglato alla luce del sole. E Alessandra Sardellitti sta facendo un ottimo lavoro come assessore».
Pensa di aver commesso qualche errore?
«Ho un caratteraccio, questo sì. Ma sul piano amministrativo le cose stanno andando: gli assessori si muovono benissimo e raggiungono risultati».
Quindi nessun rimpasto?
«Non ne vedo la necessità».
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