La stanza della domenica
17.12.2023 - 12:00
Venerdì prossimo, nell'immediata vigilia di Natale, si vota per le provinciali. Un appuntamento che riguarda solo gli addetti ai lavori: leader di partito, sindaci, consiglieri comunali. Lontanissimo dall'attenzione dei cittadini, che peraltro non sono chiamati alle urne. Eppure, ormai da settimane i big della politica locale sono impegnati freneticamente: mediazioni, accordi trasversali, calcoli continui sui voti ponderati, vertici e incontri. Perché su quei 12 posti a disposizione si contano.
E di conseguenza capiranno quanto contano all'interno dei rispettivi partiti innanzitutto. Ci sta e non saremo certamente noi a meravigliarci. Però è un fatto che si passa da un'elezione all'altra senza tregua: comunali, politiche, regionali, ancora comunali, enti intermedi, provinciali, europee. Sul piano dei risultati concreti per il territorio, invece, la musica è ben diversa. Anzi, per la verità è sempre la stessa. Si chiude un altro anno senza che le grandi priorità della Ciociaria siano state affrontate. La svolta è perennemente annunciata. E mai realizzata. Alcuni esempi: niente inizio della bonifica della Valle del Sacco e niente riperimetrazione del Sin. Due passaggi senza i quali parlare di rilancio industriale del territorio è puro (e inutile) esercizio dialettico.
Da quanti anni se ne discute? Quante campagne elettorali sono state effettuate su questa tematica? Il Dea di secondo livello all'ospedale Spaziani di Frosinone: si tratta dell'accelerazione più forte sul versante della sanità. Anche in questo caso l'argomento è tra i più gettonati in ogni campagna elettorale. La Stazione dell'Alta Velocità tra Ferentino e Supino: si tratta dell'unica infrastruttura in grado di determinare un salto di qualità in termini di attrattività. Delle imprese, ma non soltanto.
Le sfide del futuro che tutti fanno finta di non vedere
Oltre ai temi citati ci sono situazioni che pesano come macigni e che rendono complicata una "visione" del territorio all'altezza del futuro e della modernità. Intanto la frontiera della digitalizzazione: è fondamentale, come l'autostrada del Sole diversi decenni fa. Eppure è un argomento assente nelle agende della classe dirigente del territorio. La mobilità sostenibile è un imperativo categorico: per abbattere i livelli di inquinamento e per tenere il passo imposto dall'Unione Europea.
Ma parlare di piste ciclabili e bus elettrici determina contrapposizioni politiche fortissime. Non è solo questo comunque: gli argomenti restano impopolari perché la stragrande maggioranza delle persone vuole continuare a muoversi con la macchina, a parcheggiare sotto casa, a non effettuare alcun tipo di cambiamento. Facendo spallucce se qualcuno prova a ragionare sui rischi del presente e sulle necessità del futuro. Ogni tanto qualcuno pronuncia la fatidica frase: è necessario iniziare a parlare di queste cose a scuola. Certamente. Però intanto dovrebbe essere la classe dirigente politica a dare input precisi. Non avviene.
In secondo luogo non è pensabile delegare tutto alla scuola o ad altre istituzioni. Esiste una responsabilità collettiva e personale su temi del genere. Non vengono affrontati perché in realtà non interessano a chi vive in un eterno presente e si autoconvince (come il Candido di Voltaire) di vivere nel "migliore dei mondi possibili". Non è così. Poi c'è l'elenco sterminato di occasioni perse da questo territorio. L'ultima è la Zes, la Zona Economica Speciale nella quale sono previsti incentivi e benefici per le aziende che intendono investire.
La provincia di Frosinone non ne fa parte e i tentativi per "rientrare" non hanno determinato alcun effetto. Subito si è fissato un altro traguardo: Zls, la Zona Logistica Semplificata. Dopo l'iniziale "entusiasmo da comunicato stampa", però, è tornato il silenzio assordante del quotidiano. In questa provincia nessuno prende davvero l'iniziativa e porta avanti un progetto. Prendiamo gli Stati Generali: il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha aperto un tavolo permanente.
Lo ha fatto per individuare dei confini condivisi. Con una condizione tacita: le idee e le proposte concrete devono arrivare dal territorio. Nulla si è mosso. Se non ci sarà mai il coraggio di assumere l'iniziativa, allora di cosa stiamo parlando? Il mondo è già cambiato e continuerà a farlo a velocità supersonica. Se non si tiene il passo si è condannati all'isolamento e all'irrilevanza. Un'ultima cosa: i disagi dei pendolari nell'ultimo anno si sono moltiplicati in progressione geometrica. Possibile che anche in questo caso l'unica risposta sia quella della rassegnazione?
Amministratori locali corteggiatissimi e padroni del vapore
Il tipo di sistema elettorale favorisce indubbiamente la centralità dei sindaci e dei consiglieri comunali. Stiamo parlando delle provinciali. In questi giorni telefonate, incontri, pranzi e cene carbonare danno la dimensione dell'importanza strategica del "fattore" amministratori. Con tanti impegni ravvicinati alle porte (europee e comunali in primis) a fare la differenza possono essere proprio gli addetti ai lavori. Specialmente con un trend sull'affluenza ormai consolidato verso il basso.
Nei prossimi mesi potranno esserci numerosi cambi di casacca e passaggi da un gruppo all'altro nei consigli comunali. L'effetto collaterale sarà quello di inasprire il confronto, non soltanto con gli avversari politici ma pure con gli alleati. La cosa che stupisce è che nessuno prenda atto della sostanza del problema e cioè le alte percentuali di aventi diritto al voto che decidono di restare a casa. La gente non partecipa perché ha capito di non contare. D'altronde sono pochi segretari di partito a decidere (prima) chi sarà eletto e chi no. Siamo nella stagione delle minoranze silenziose. E influenti.
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