Spazio satira
Quel che resta della settimana
02.04.2023 - 18:00
Palazzo Munari, la sede del Comune di Frosinone
Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ha avuto il coraggio di porre sul tavolo il tema vero dei prossimi anni: la transizione ecologica, che si lega a doppio filo alla mobilità urbana. Lo ha fatto nel corso di un convegno tenutosi presso la Camera di Commercio, non usando giri di parole e con il coraggio dell'impopolarità. Il ragionamento è questo: il 2030 è dietro l'angolo, i livelli di inquinamento e di concentrazione di polveri sottili non concedono tregua. Le auto elettriche non costituiscono allo stato attuale una risposta su larga scala e nel breve periodo non saranno alla portata (economica) di tutti.
Dunque la via è obbligata: puntare sulla mobilità alternativa. Che vuol dire: più mezzi pubblici e meno auto private, piste ciclabili, metropolitana di superficie, parcheggi di interscambio e avanti di questo passo. Riccardo Mastrangeli però ha fatto un passo ulteriore, entrando nelle dinamiche della politica. «Trovo barriere», ha detto. Riferendosi evidentemente alle posizioni di alcuni amministratori della sua maggioranza, preoccupati «di uscire - parole del primo cittadino - dalla loro comfort zone». E cosa si intende per "comfort zone"? Tutto ciò che fa parte della nostra vita quotidiana, le abitudini che nessuno vuole cambiare. L'utilizzo di un marciapiede, la possibilità di arrivare fin dentro casa (se fosse consentito) con la macchina. Per alcuni perfino la raccolta differenziata rappresenta una "scocciatura". Ma il ragionamento di Mastrangeli guarda ai rischi climatici (reali) per l'intero pianeta. Con il 2030 ormai alle porte, serve una rivoluzione globale. Ognuno dovrebbe fare la propria parte. Il richiamo del sindaco va in questa direzione. Una presa di posizione impopolare, che però è necessaria. La politica non può limitarsi a cercare il consenso in un eterno presente.
Debiti fuori bilancio. L'eterno macigno del capoluogo
Rieccoli. Puntuali come le tasse. Da decenni i debiti fuori bilancio condizionano (pesantemente) le scelte e i programmi del Comune di Frosinone. Il prossimo 30 giugno l'ente uscirà dal Piano di rientro decennale che ha consentito di fronteggiare un deficit di 50 milioni di euro. Neppure il tempo di rifiatare ed ecco l'ennesima tegola. Ne ha dato notizia l'assessore Adriano Piacentini: ci sono da pagare somme relative a contenziosi legali nei quali il Comune è risultato soccombente. Cause perse, verrebbe da dire. In settimana sapremo entro quando bisognerà onorare questi impegni. La cifra non è chiara nel dettaglio, ma si parla di 8 milioni di euro. Vuol dire che nel 2023 progetti e cronoprogrammi dovranno essere rivisti, che occorrerà ancora tirare la cinghia. Augurandosi che non arrivino ulteriori brutte sorprese. Da decenni i debiti fuori bilancio spuntano come funghi. E questo porta a due considerazioni. La prima: possibile che non c'è un modo per effettuare una ricognizione completa per dare certezze a chi programma? La seconda: se il Comune perde (quasi) sistematicamente i contenziosi, vuol dire che provvedimenti, atti e procedure adottate sui temi più diversi non reggono l'urto di un ricorso al Tar. Esiste un problema di redazione di atti amministrativi, oltre che di scelte politiche? Sicuramente sì e su questo tema sarebbe opportuno approfondire ed investire. Detto tutto questo, nel dibattito in aula dell'altra sera l'assessore Adriano Piacentini si è confrontato a tutto campo con i referenti delle opposizioni. Nel rispetto dei ruoli, ma con un'apertura e con una legittimazione politica reciproca che non si vedeva da tempo. Da sottolineare, in questo senso, uno scambio di opinioni tra lo stesso Piacentini e Fabrizio Cristofari. Un momento importante che ha lasciato intravedere quella centralità che il Consiglio può e deve riprendersi. Su ogni tema: dal bilancio alla mobilità. In campagna elettorale è giusto affrontarsi apertamente, anche con toni aspri. Ma la fase amministrativa riguarda la città e si può mantenere il proprio ruolo senza per forza delegittimare l'avversario politico.
E le chiamano alleanze Comunali mai viste prima
Quello che sta succedendo alle comunali rappresenta una novità assoluta. Il Pd (con il simbolo) sostiene Luca Santovincenzo ad Anagni e Alfonso Musa a Ferentino. Ma Pensare Democratico di Francesco De Angelis (l'area di gran lunga maggioritaria del partito) è schierata con Alessandro Cardinali e Piergianni Fiorletta. Misteri della fede. Se Sparta piange, Atene non ride. Infatti il centrodestra è completamente sparito dai radar. A Ferentino "tana libera tutti" in modo che ogni singolo esponente di quell'area possa decidere tranquillamente dove collocarsi. Ad Anagni Daniele Natalia, Alessandro Cardinali e Franco Fiorito (non è chiaro se si candiderà lui oppure se indicherà un altro) provengono tutti e tre dal centrodestra. In questa fase però ognuno per conto proprio. Con il "mantra" delle liste civiche, che stanno bene su tutto. E soprattutto vanno bene a tutti. D'altronde però, di cosa ci si dovrebbe meravigliare? Da anni dominano le alleanze trasversali e le "guerre" interne. Alle provinciali, nella scelta dei presidenti dei cosiddetti enti intermedi (dalla Saf ai Consorzi). In pochi mesi il centrodestra ha vinto le politiche e le regionali. In Ciociaria, invece, non si pone neppure più il problema di presentarsi in coalizione. Il Pd ha voltato pagina con l'elezione alla segreteria di Elly Schlein. Imperativo categorico: recuperare valori e identità. Obiettivo che dovrebbe presupporre l'unità sotto lo stesso simbolo. Non in provincia di Frosinone. Che senso ha stare in un partito? Oppure fare parte di una coalizione?
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