Si discuterà il 12 aprile, davanti al Tar di Roma, il ricorso presentato da Fabrizio Pignalberi contro la Regione Lazio, il Ministero dell'Interno, contro l'Ufficio centrale regionale (per l'elezione del presidente della Regione Lazio e per il rinnovo del Consiglio regionale del Lazio) presso la Corte d'Appello e nei confronti di Francesco Rocca, Alessio D'Amato, Sonia Pecorilli, Rosa Rinaldi e Donatella Bianchi per l'annullamento dei verbali delle operazioni elettorali del 12 e 13 febbraio 2023 relativi all'elezione del Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale del Lazio redatti all'esito degli scrutini in tutti i seggi della provincia di Roma, Viterbo, Rieti, Frosinone e Latina, del verbale di proclamazione degli eletti, nonché di ogni altro atto presupposto e/o connesso; e per la correzione del risultato elettorale per la mancata o possibile proclamazione del ricorrente, Fabrizio Pignalberi, alla carica di presidente della Regione Lazio con ogni connessa e conseguente statuizione e correzione.

Si tratta di un'ulteriore coda dei ricorsi che Fabrizio Pignalberi ha presentato nelle scorse settimane dopo l'esclusione delle sue liste. Pochi giorni fa il Consiglio di Stato aveva respinto come inammissibili anche le ultime due sue impugnazioni.
Con l'ultimo appello, Fabrizio Pignalberi contestava il rigetto da parte del Tar di Roma del ricorso «sulla sola base di una motivazione carente ed apparente, priva di censure in merito alle puntuali contestazioni mosse avverso l'esclusione della propria lista di appartenenza in relazione alle proprie tre circoscrizioni di riferimento».
E chiedeva per la lista Pignalberi presidente di «essere immediatamente riammessa così come la candidatura a presidente di Pignalberi» in quanto i documenti considerati «viziati o oggetto di indagine non fanno scendere il numero minimo richiesto per la validità della lista».