Un incrocio di destini politici che passa dalla Regione Lazio. Mai come in questo momento. D'altronde la decisione di Nicola Zingaretti di far entrare il Movimento Cinque Stelle in giunta (con gli assessori Roberta Lombardi e Valentina Corrado) ha rappresentato già di per sé un segnale molto chiaro. Adesso però c'è pure molto altro e la riorganizzazione delle commissioni, unitamente al possibile voto sui membri dell'Ufficio di presidenza, potrebbe aprire ulteriori scenari. Mentre sullo sfondo restano le candidature a sindaco di Roma. Una discesa in campo di Nicola Zingaretti rappresenterebbe un'accelerazione in grado di determinare l'effetto domino.

L'Ufficio di presidenza
Non è affatto detto che l'UdP del consiglio regionale venga rinnovato. La vicenda di partenza è quella legata al concorso del Comune di Allumiere, dal cui elenco-idonei il consiglio regionale del Lazio e altri enti hanno proceduto a ventiquattro assunzioni definitive.

L'onda mediatica di questa vicenda ha portato Mauro Buschini a rassegnare le dimissioni da presidente del consiglio regionale. Il Governatore Nicola Zingaretti e il gruppo di Fratelli d'Italia hanno sollecitato un passo indietro anche degli altri cinque membri dell'Ufficio di presidenza.

Motivando la richiesta con una questione di opportunità politica, dal momento che la determina del 18 dicembre 2020 è stata votata all'unanimità. Il neo presidente del consiglio regionale Marco Vincenzi ha intensificato il pressing per arrivare all'azzeramento. E ha intenzione di continuare. Ma finora non c'è stato alcun effetto.
Sono tutti rimasti al loro posto: i due vicepresidenti Devid Porrello (Movimento Cinque Stelle) e Pino Cangemi (Lega) e i consiglieri segretari Gianluca Quadrana (Lista Civica Zingaretti), Michela Di Biase (Pd) e Daniele Giannini (Lega). Nel caso di dimissioni di tutti i membri si aprirebbe la partita dell'elezione dei nuovi vicepresidenti e segretari. Per la vicepresidenza circolano i nomi di Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti) e Chiara Colonna (Fratelli d'Italia). Mentre per il ruolo di segretario d'aula le opzioni sono quelle di Michela Califano (Pd), Gaia Pernarella (Movimento Cinque Stelle) e Pasquale Ciacciarelli (Lega).

La votazione avverrebbe a scrutinio segreto.
Ed è su questo aspetto che potrebbero aprirsi degli scenari interessanti. L'elezione in aula per i componenti dell'Ufficio di presidenza avviene in due fasi. Nella prima si eleggono i vicepresidenti, uno dei quali deve essere espressione della minoranza. Ciascun consigliere scrive un solo nome. Con le stesso modalità si procede nel momento della votazione dei consiglieri d'aula. Nel centrodestra potrebbe scattare l'asse tra Lega e Forza Italia, che insieme contano nove voti.
In questo modo resterebbero "isolati" i Fratelli d'Italia.

Vero che i rapporti tra il Carroccio e il partito di Giorgia Meloni non sono dei migliori ultimamente, ma è chiaro che se le cose dovessero andare così si aprirebbe una frattura vera all'interno del centrodestra. Peraltro nell'immediata vigilia della campagna elettorale per le comunali di Roma. Però l'intesa tra Lega e Forza Italia potrebbe passare anche dal rinnovo delle commissioni. Nel senso che nell'Ufficio di presidenza potrebbero essere eletti due leghisti (Pasquale Ciacciarelli e Laura Corrotti), mentre gli "azzurri" potrebbero esprimere due presidenti di commissione: Pino Simeone confermato alla sanità e Fabio Capolei. Vero che Capolei è capogruppo di Energie per l'Italia, ma come ha sottolineato il senatore Claudio Fazzone può essere considerato un esponente di Forza Italia. Ad ogni modo su tutti questi scenari si stanno confrontando i coordinatori regionali dei due partiti, il deputato e sottosegretario di Stato Claudio Durigon (Lega) e il senatore Claudio Fazzone (Forza Italia).

Tra Campidoglio e Pisana
C'è poi il punto della candidatura a sindaco di Roma.
Il segretario del Pd Enrico Letta ha annunciato che si faranno le primarie a giugno e che nei primi giorni di maggio si conosceranno i nomi dei candidati.
Riflettori puntati su Nicola Zingaretti. Se il presidente della Regione Lazio dovesse essere della partita, tutte le prospettive cambierebbero. Anche per quel che riguarda la Regione. Eventuali elezioni anticipate rappresenterebbero un formidabile test politico sotto ogni punto di vista. Aprendo un toto-candidature a tutto campo. Per quel che riguarda il centrosinistra, e in particolare il Partito Democratico, il ventaglio delle opzioni non potrebbe che partire dagli uomini più vicini a Zingaretti. Vale a dire il vicepresidente Daniele Leodori e l'assessore alla sanità Alessio D'Amato.

Ma potrebbe pure concretizzarsi la possibilità di una discesa in campo del senatore e segretario regionale dei Democrat Bruno Astorre. Attenzione però all'alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Il test decisivo sarà quello delle comunali di Roma, perché Virginia Raggi ha tutte le intenzioni di essere comunque della partita. E questo avrà degli effetti pure sulle future strategie di Pd e Cinque Stelle alla Regione Lazio. Sul versante del centrodestra, i nomi dei possibili candidati alla presidenza della Regione Lazio non mancano: Maurizio Gasparri (Forza Italia), Claudio Durigon (Lega), Fabio Rampelli (Fratelli d'Itaalia) sono i nomi che circolano maggiormente. Negli ultimi giorni c'è chi ha avanzato altresì l'ipotesi di Francesco Lollobrigida, sempre di Fratelli d'Italia.

Il problema del centrodestra però è la candidatura a sindaco di Roma. Non soltanto perché dovrà essere definita prima (con ogni probabilità la coalizione sta aspettando di capire se Zingaretti varcherà o meno il Rubicone). Ma perché al momento non c'è un'indicazione prevalente. E le comunali di Roma, come sempre, sono destinate a disegnare i futuri scenari della politica nazionale. Ecco perché è tutto in gioco.