«Non servono inutili parate e, se non invitati, non parteciperemo». Lo dice Guido D'Amico, presidente nazionale di ConfimpreseItalia. Il tema è quello degli Stati Generali convocati dal Governo Conte.
Spiega Guido D'Amico: «Nel mio piccolo proposi di convocare gli Stati Generali tre anni fa in provincia di Frosinone. A ragion veduta, quando cioè c'era una visione di sviluppo. Poi le cose sono andate diversamente, ma questa è un'altra storia».
Rileva D'Amico: «Una visione di sviluppo il Governo non ce l'ha. O, se ce l'ha, a noi non l'ha comunicata.
Oppure non l'abbiamo capita. Quello che credo è che la politica economica di un Paese non si annuncia su facebook o su twitter. Peraltro siamo anche in una situazione nella quale non abbiamo ancora superato l'emergenza. Intanto perché ci sono ancora centinaia di persone contagiate e decine di morti. E un'operazione come quella degli Stati Generali mi sembra perlomeno inopportuna. È troppo presto.
In secondo luogo, sul piano strettamente economico, ci sono persone che non hanno ancora ricevuto nulla. Né i 25.000 euro né la cassa integrazione in deroga.
Ma soprattutto si continua a non parlare dell'unica cosa che davvero risolleverebbe la nostra economia e cioè i finanziamenti a fondo perduto. Questo è il punto fondamentale, perché francamente non si capisce quale è la linea politica ed economica del Governo, tale per poter convocare gli Stati Generali. Senza che peraltro si siano effettuati dei passaggi parlamentari. E fino a prova contraria questo Paese elegge deputati e senatori. Ragione per la quale occorrerebbe una concertazione con tutti quanti per sapere prima cosa dobbiamo fare, quale strada va intrapresa».
Rileva ancora il presidente di Confimprese Guido D'Amico: «Dal 4 marzo ad oggi abbiamo inviato, come ConfimpreseItalia, 12 pec al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Non abbiamo ricevuto nemmeno una risposta. E quello che non riusciamo a capire è per quale motivo si stanno convocando le istituzioni agli Stati Generali e non in Parlamento. Quali sono i ragionamenti che si intendono fuori per uscire da una pandemia politica già pesantissima, che sarà ancora più pesante in autunno. Sul piano occupazionale e produttivo. Per non parlare della sopravvivenza di tantissime micro, piccole e medie aziende. Noi abbiamo proposto la Flat tax. E una forte rateizzazione dei mutui a dieci anni.
Senza questo sarà impossibile perfino progettare la ripartenza. Perché è evidente che le perdite che le singole attività hanno dovuto sopportare sono talmente elevate che è impossibile pensare di poter andare avanti se non arrivano segnali forti e straordinari. La pace fiscale non è una bestemmia in una situazione del genere. Considerando che il 20% dei nostri associati a livello nazionale ma anche locale ci ha comunicato che non riuscirà a riaprire. Ed è una percentuale che rischia di essere più alta relativamente al settore turistico ed alberghiero per esempio».
Continua D'Amico: «Insisto sul fatto che in realtà l'unica soluzione è rappresentata dai contributi a fondo perduto. Rinviare le scadenze non serve, così come i prestiti lasciano il tempo che trovano. Qui parliamo di attività che devono fare i conti con un fatturato azzerato. Come potranno restituire i soldi? Come potranno sopportare altri debiti? Il Governo non ha sbloccato il nodo della liquidità. L'unica maniera era rappresentata dai contributi a fondo perduto alle imprese: micro, piccole, medie e grandi».
Conclude Guido D'Amico: «Per tutte queste ragioni gli Stati Generali non rappresentano al momento una soluzione, perché manca la visione di una politica economica che porti il Paese fuori da queste secche.
Non ha senso partecipare, almeno per noi. Ripeto: non servono le passerelle e le parate televisive. È fondamentale invece avere una visione. Inoltre, non è che il Parlamento può essere decorativo in questo modo».