Automotive
10.11.2025 - 13:42
L’interno dello stabilimento pedemontano
«Senza un piano vero la transizione si trasforma in abbandono». Sono le parole senza fronzoli di Gennaro D’Avino, segretario provinciale Uilm che fotografa i rischi per lo stabilimento industriale senza una pianificazione degna di questo nome.
Produzione dimezzata e fermi
La fotografia del 2025 è impietosa: nei primi dieci mesi dell’anno si contano oltre 96 giornate di stop produttivo su 189 lavorative, e le stime di fine anno parlano di oltre 100 giornate di fermo su poco più di 220 complessive.
La produzione, tra gennaio e settembre, è stata di appena 14.135 vetture, in calo del 28% rispetto al 2024, confermando una tendenza negativa ormai cronica. Nel frattempo nel 2025, 250 lavoratori hanno già accettato uscite incentivate, su un totale di più di 600 esuberi annunciati.
«È inaccettabile che uno stabilimento moderno e strategico come quello di Cassino, già designato per la piattaforma Stla Large, rimanga senza una pianificazione chiara e senza garanzie occupazionali».
Un territorio in bilico
Cassino, nonostante sia considerato un impianto tecnologicamente avanzato, resta immerso in una condizione di incertezza industriale e sociale.
«La verità è che la partita delle motorizzazioni si gioca in Europa, dove Stellantis e le istituzioni comunitarie decidono i tempi e le strategie della transizione energetica. Per questo serve un impegno forte del Governo italiano, affinché il nostro Paese non resti spettatore ma protagonista delle scelte industriali che determineranno il futuro dei nostri stabilimenti».
L’indotto dimenticato
Il grido d’allarme riguarda anche l’indotto: servizi, appalti, trasporti, mense e pulizie, molti dei quali in scadenza e in attesa di rinnovo.
«Senza l’indotto, Stellantis non può produrre auto, parliamo di centinaia di lavoratori che ogni giorno tengono in piedi lo stabilimento, in un territorio già piegato da ammortizzatori sociali, crisi aziendali e chiusure».
Zes mancata e politica assente
A pesare sul destino industriale del Cassinate c’è anche la mancata istituzione di una Zona Economica Speciale (Zes), che avrebbe potuto portare agevolazioni fiscali e nuovi investimenti.
«È un paradosso che la politica richiami la Zes come soluzione ma poi non voti per istituirla. A pagare sono sempre gli stessi: i lavoratori, le imprese e un territorio lasciato solo».
Scegliere tra lavoro e promesse
Per D’Avino è il momento delle scelte: «Senza un piano vero, la transizione si trasforma in abbandono. Cassino ha tutte le potenzialità per ripartire, ma serve una visione condivisa tra azienda, istituzioni e politica.
Bisogna decidere se questo territorio deve continuare a produrre lavoro o solo promesse».
Caso Trasnova
«Nessuno deve perdere il lavoro».
La Uilm Frosinone lancia un appello deciso e senza mezzi termini: le aziende coinvolte non aprano alcuna procedura di licenziamento.
Dietro ogni lavoratore ci sono famiglie, sacrifici e dignità che non possono essere messi in discussione per questioni di appalti o rinnovi mancati.
La Uilm Frosinone fa pressione su Stellantis e sul Ministero delle Imprese e del Made in Italy affinché si assumano le proprie responsabilità fino in fondo e collaborino per trovare una soluzione concreta e duratura, attraverso il rinnovo dell’appalto e la salvaguardia di tutti i posti di lavoro.
«Non accetteremo che la logica dei numeri cancelli il futuro di decine di lavoratori e delle loro famiglie. È il momento del coraggio e della responsabilità: chi guida l’industria e chi rappresenta lo Stato deve agire, subito».
Senza una soluzione immediata la situazione può solo precipitare.
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