Santi Cosma e Damiano
25.09.2025 - 10:00
Paolo Mendico
Ascoltare la versione degli adulti. Va in questa direzione l’indagine della Procura di Cassino, che, dopo aver inviato alla Procura dei minori di Roma gli atti relativi ai quattro compagni di classe di Paolo Mendico, punta a ricostruire quali fossero i rapporti del quindicenne che si è suicidato con i docenti della scuola ma anche con gli educatori con cui è entrato in contatto, per esempio presso l’associazione musicale che fre nessuno si sia accorto del suo malessere? Né degli effetti delle prevaricazioni denunciate sin dal primo momento dai genitori (originari di Cassino)? In questo contesto continueranno a essere ascoltati sia i docenti del «Pacinotti» che quelli delle scuole medie che ha frequentato e rispettivi dirigenti.
Quanto dichiarato dai familiari, la mamma, il papà e il fratello maggiore, non coincide in nulla con quello che fin qui hanno detto sia i responsabili della scuola che i Servizi Sociali del Comune e i responsabili del laboratorio di musica. Paolo Mendico, prima di quel tragico 11 settembre non avrebbe lasciato trapelare disagio né avrebbe detto alcunché circa gli episodi di bullismo subiti lo scorso anno in classe e che hanno portato all’apertura dell’indagine su quattro compagni di classe.
Dai verbali dei consigli di classe e dal brogliaccio dello psicologo della scuola non è emerso alcun appunto circa la vicenda di Paolo. E anche i servizi sociali locali dichiarano di non aver mai trattato questa storia, mentre la denuncia depositata cinque anni fa dai genitori non risulta abbia avuto un seguito, per quanto all’epoca sia stata sentita dai carabinieri della stazione di Santi Cosma la dirigente dell’Istituto comprensivo, la quale a sua volta ha riferito che il bambino non aveva problemi con i compagni di particolare gravità e non c’erano episodi di bullismo.
Quello che pare un mistero è, probabilmente, solo il frutto di una condizione difficile in un paese che non è riuscito a rendersi conto delle difficoltà di un adolescente che tutti definiscono «solo particolarmente sensibile». E poi c’è la storia dei capelli lunghi e degli appellativi discriminatori, «Paoletta», «nano» che perseguitavano Paolo Mendico.
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