Frosinone Calcio
25.06.2025 - 15:35
Maurizio Stirpe parla in conferenza stampa dopo il termine della stagione del Frosinone Calcio. Le parole del presidente.
«Perdere una categoria importante come la Serie A è stato uno shock per tutta la società. Per quello, due giorni dopo, ho detto ai ragazzi che chi non se la sentiva poteva andare via, trovando futuro al di fuori della nostra società. Abbiamo poi scelto un allenatore che pensavamo potesse essere funzionale al momento della società, dotato dell'esperienza necessaria per gestire le situazioni di complessità che abbiamo poi toccato con mano nei mesi successivi. E abbiamo cominciato ad adoperare sul mercato coerenti con il principio che avevamo professato alla fine della stagione. E abbiamo atteso sul mercato di trovare sistemazione per chi voleva andare via. Ma tutto questo non ha funzionato, malgrado avessimo iniziato bene. Non siamo stati fortunati e si è arrivati all'esonero di Vivarini, che non è stato neppure fortunato. Abbiamo iniziato con Greco: la prima fase è stata gestita bene, nonostante i tanti infortuni. Ha fatto meglio quando non c'era nessuno.
A gennaio le prestazioni non sono state all'altezza. Abbiamo poi deciso anche qui per l'esonero dell'allenatore. È arrivato Bianco e abbiamo fatto bene fino alla gara con la Sampdoria. Quello è stato l'unico momento in cui il Frosinone ha fatto vedere le sue potenzialità. Poi c'è stato il calo nelle ultime partite: non abbiamo materializzato nel modo giusto le occasioni avute, come con Cosenza e Cittadella. Anche con il Pisa possiamo dire che con un po' più di attenzione e accortezza, non avremmo rubato il pareggio. Poi alla fine siamo arrivati al momento dei playout. Oggi pubblicamente devo fare un plauso alla Federazione e alla Lega perché mai come in questa occasione, la giustizia è stata tempestiva. Niente si può eccepire dal punto di vista procedurale per quanto riguarda l'operato. Non riesco veramente a capire le recriminazioni che ci sono. Noi non siamo stati fortunati, abbiamo lavorato bene. Siamo stati aderenti e coerenti. Se si fosse saputo prima, probabilmente saremmo stati anche in una condizione psicologica diversa e il verdetto sarebbe arrivato molto prima. Se avessimo dovuto disputare i playout, comunque, non avrei avuto paura. Noi stavamo bene, anche mentalmente.
Si chiude una stagione dove l'obiettivo minimo è stato raggiunto, quello di non fare disastri. Avevo sensazione che sarebbe stata una stagione difficile e così è stato. Per cui alla fine abbiamo raggiunto questo risultato sul campo, in modo faticoso e sofferto nonché difficile, ma lo abbiamo raggiunto. Voglio fare un plauso invece alla Primavera perché ha vinto un campionato importante. Alessandro Frara ha lavorato in maniera impeccabile, così come i due tecnici, Greco e Pesoli. E voglio fare un applauso alle ragazze, perché la disputa di una finale di Coppa Italia è stato un bell'evento. Peccato per la sconfitta, siamo stati sfortunati.
Parlando invece dell'addio di Guido Angelozzi, devo dire che a lui mi lega un rapporto di stima e di affetto. Adesso mi lega anche un rapporto di gratitudine perché onestamente Guido ha fatto quattro cose che considero fondamentali: innanzitutto ha compiuto la rivoluzione post Covid. Venivamo da una struttura di costi molto pesanti con situazioni cristallizzate: lui ha traghettato dal vecchio al nuovo il Frosinone. Poi, ancora, ha cambiato il metodo di lavoro. Spingere sui giovani, sulla valorizzazione dei giovani, sul trading, fondamentale per andare in contro alle somme di perdite che si generano in queste categorie. In Serie B, infatti, biglietti e sponsor non coprono neppure il 60% dei costi. Il terzo motivo per cui sono grato a Guido è che ha modificato profondamente il sistema di relazioni che il Frosinone aveva all'esterno. L'ultimo motivo per cui gli sarò sempre grado è che lascia una struttura societaria più resiliente rispetto al passato. Frosinone sarà sempre casa sua. Io posso solamente fargli i miei migliori auguri per la stagione che sta per cominciare».
«Dopo la partenza di Guido Angelozzi, nel Cda rimaniamo io, Rosario Zoino e Piero Doronzo. Noi il direttore lo abbiamo già individuato, ma lo renderemo noto solamente la prossima settimana. Anche l'allenatore è stato individuato: con lui già stiamo lavorando sul futuro del Frosinone da dieci giorni. Alessandro Frara rimane responsabile del settore giovanile».
«Ci raduniamo il 17 di luglio a Ferentino, dove staremo fino al 19. Poi la partenza per il Terminillo, dove saremo fino all'8 di agosto».
«Non la annuncio oggi. Voglio che i tifosi siano nella condizione di poter scegliere. Voglio che guardino il lavoro fatto e scelgano se fare o meno l'abbonamento. Voglio che i tifosi siano solidali e vicini alla società: non mi piace chi è tifoso del Frosinone solamente quando si vince o quando si va in Serie A. Voglio che i tifosi scelgano ma voglio che lo facciano solamente se sentono di essere solidali con la società».
«Il primo resta quello del mantenimento della categoria. Il campionato è difficile, si vede dal livello di competitività. Bastano poche vittorie per cambiare molto la classifica. C'è un livellamento importante di valori: tutti premono per salire. Inoltre ci saranno sempre più fondi e sempre meno proprietari come me. Il secondo obiettivo è il consolidamento dell'equilibrio economico-finanziario tramite la riduzione dei costi e l'aumento dei ricavi. Quando io dico che il risultato importante ma ancora di più come si raggiunge il risultato, è perché si pensa sempre al fatto che la società non debba essere minata. Con l'equilibrio economico-finanziario, si riesce a rimanere in piedi. Per avere buoni margini bisogna lavorare sui ricavi. Per questo faccio anche un appello agli sponsor, affinché ci stiano vicini in maniera più importante e sostanziosa. Ad esempio, il Frosinone non si può permettere un attaccante da 30-40 gol perché il cartellino pesa troppo a bilancio. Noi dobbiamo scoprire giovani brani prima degli altri. Dobbiamo investire sui dirigenti. Un altro obiettivo ancora è la realizzazione di un centro sportivo adeguato con almeno due campi al sintetico, per le giovanili. E poi un campo per la prima squadra. Lo devo fare quest'anno. E lo devo fare entro agosto 2026. Se non facciamo questo, non riusciamo ad alimentare quel programma che abbiamo. Non è possibile girare tutta la provincia per cercare campi dove allenarsi. Servono strutture. Il quarto punto è dunque la crescita del movimento giovanile e femminile. Io spero che nella Primavera 1 che faremo ci siano molti calciatori che vengono da qui. Così come spero che tanti calciatori che sono stati protagonisti nella scorsa stagione, vadano in Prima Squadra. Io lo imporrò ai dirigenti: prendere in considerazione 6-7 calciatori che abbiamo. Li devono stare e si devono sforzare di farli crescere. Investire sui giovani significa metterci la faccia».
«Voglio un'identità. Significa fare il paio con la gente che sta qui, capire quali sono le aspirazioni di questa gente e dare una risposta sul campo. Ci deve essere empatia. La seconda cosa sono i valori, che devono essere positivi. Poi ancora energia e coraggio. Voglio vedere gente che in campo lotta, che suda. Voglio persone che siano la cinghia di trasmissione con il territorio. Voglio che diano soddisfazioni a chi ci viene a vedere. Cercheremo di essere non una meteora ma una squadra che sappia farsi rispettare sul campo».
«Non credo che la nostra squadra non avesse valore. Solo che tante cose non hanno funzionato. Spesso abbiamo avuto 12-13 giocatori fuori. Sicuramente ho fatto errori, ma questi errori secondo me sono stati pagati eccessivamente proprio perché quando si mettono assieme un paio di circostanze negative, è così».
«Io spesso quest'anno le prestazioni peggiori le ho viste per mancanza di coraggio. Io parlo di generosità intesa come la voglia di restituire qualcosa. Non sono mancati i valori tecnici quest'anno, ma un lato caratteriale, collegamento al territorio. Ci sono esempi di calciatori che non sapevano neanche il motivo per il quale stessero qui. E io questo non voglio più vederlo».
«Sarà Giancarlo Marini che lavorava nello staff tecnico della Prima Squadra».
«Non c'è nessun investitore interessato. Se viene qualcuno che ha un progetto serio, e può garantire cose che io non posso, a quel punto devo essere io quello generoso e andare via. L'unica garanzia che voglio è un progetto serio e a lungo termine».
«Potenzieremo l'area dello scouting, dando tempo ai talenti di crescere. La politica non cambierà. Le attività di trading valgono più o meno il 40%».
«I prestiti, se sono di qualità e rendono, allora va bene. Ma quando tu prendi in prestito e non c'è quel valore, c'è perdita di identità. E allora uno non vede l'ora che finisca il campionato e vada via».
«Parteciperemo al bando per la riqualificazione del campo sportivo di Corso Lazio. E poi parteciperemo al bando per Torrice. Morolo è fuori tempo massimo».
«È sempre una scelta dolorosa, pagare qualcuno che poi non fa niente. Sono cose da evitare, fai degli investimenti che poi portano solamente danni».
«Non saranno né Maran, né Vivarini né Greco. Riproporre questi allenatori, non sarebbe rispettoso per la società. Per Vivarini è stata presentata una proposta di risoluzione».
«La scelta di andare via è stata sua. Mi ha detto dopo la prima sentenza sul caso Brescia, che aveva avuto una proposta di una società importante che aveva accettato».
«Si potrebbero ottenere più risorse ma i motivi per cui non ci sono potrebbero essere molteplici. Potrebbe non piacere il calcio, oppure c'è chi pensa che ci debbano pensare altri».
«L'Avellino diversi anni fa ci ha dato il campo e non era scontato, perciò quando lo hanno chiesto a noi, io ho risposto di sì».
«A me sarebbe piaciuto che rimanesse, ma come calciatore. E non so se questo sarebbe stato giusto in presenza di un cambio di allenatore e direzione sportiva. La figura di Lucioni è importante, per cui ci deve essere quel livello di empatia e accettazione che non tutti possono avere».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione