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D'Amato, affondo sulla sanità

L’ex assessore e consigliere di opposizione: «Il problema vero sono i Livelli essenziali di assistenza». «Nella prevenzione il Lazio è sceso di sei posti. E c’è un problema che riguarda il setting del territorio»

consiglio regionale del lazio

Un'immagine del consiglio regionale del Lazio

È stato assessore alla sanità nella scorsa legislatura, quella del secondo mandato da presidente di Nicola Zingaretti. Ma è stato anche il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio alle elezioni di febbraio 2023, quando vinse Francesco Rocca. Adesso Alessio D’Amato è consigliere di opposizione nell’aula della Pisana e segretario romano di Azione. Domani è in programma la seduta straordinaria del Consiglio. All’ordine del giorno un solo punto: “Quadro generale della sanità nella Regione Lazio, con particolare attenzione allo stato di attuazione dei progetti del Pnrr e dei Livelli essenziali di assistenza (Lea)”. Facile immaginare un dibattito acceso in aula. Il Governatore Francesco Rocca, in una recente intervista a Ciociaria Oggi e Latina Oggi, ha detto tra l’altro: «Siamo partiti da un debito enorme di 22 miliardi di euro: la recente parifica del bilancio, da parte della Corte dei Conti, non era scontata ed è un risultato di cui andiamo orgogliosi, così come l’impegno a non contrarre nuovo debito e a fare buona spesa. Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi a mettere in ordine i conti del Servizio sanitario del Lazio. Abbiamo chiuso l’esercizio finanziario 2023 con 32 milioni di euro di utile e il 2024 con 40 milioni di euro di utile. Tutto questo ha consentito di creare le premesse per l’uscita della nostra Regione dal piano di rientro dal debito».

Afferma Alessio D’Amato: «La premessa è che lo sport nazionale (e il discorso vale per tutti) è quello di scaricare sul passato tutte le presunte situazioni negative. Anzi, per la verità si tratta di uno sport ormai internazionale. Basta ascoltare quello che dice il presidente degli Usa Donald Trump a proposito del predecessore Joe Biden. Per quello che mi riguarda i conti sono stati sempre a posto. Il problema più importante riguarda i Livelli essenziali di assistenza. Perché nell’ultima rilevazione del Ministero la situazione è decisamente peggiorata per quanto riguarda il Lazio. Specialmente sui versanti del setting del territorio e della prevenzione. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute. Nella prevenzione il Lazio scende di sei posti, passando dai precedenti 74 punti a 63 punti, nel 2022 eravamo all’ottavo posto tra le regioni italiane, mentre ora siamo al quattordicesimo. Nell’area distrettuale si perdono tre posizioni e il Lazio scende al quindicesimo posto tra le regioni italiane, passando da 72 punti a 68 punti. Dunque, ed era quello che temevo, si sta verificando un peggioramento evidente per la parte della prevenzione e della medicina territoriale. Il presidente Francesco Rocca continua a sottolineare situazioni che non ci sono nella realtà. Se non si affrontano seriamente le politiche di prevenzione e un rafforzamento del territorio, gli ospedali saranno ulteriormente sovraccaricati, in una regione che ha uno dei maggiori tassi di invecchiamento a livello nazionale. Occorre un maggior coinvolgimento di tutti i professionisti del settore della prevenzione e della medicina di base e del territorio, a cominciare dai medici di medicina generale e pediatri fino alla rete dei farmacisti, fermi con la farmacia dei servizi».

Prosegue D’Amato: «Sulla sanità le sfide vere da vincere sono queste. Inoltre l’attuale Amministrazione dovrebbe riportare al centro del sistema la sanità pubblica, mentre invece la sensazione è che preferisca puntare su quella privata. Per il resto, non vedo i miglioramenti che enfatizzano a proposito della gestione dei Pronto Soccorso, delle liste di attesa e dei tempi su alcuni esami diagnostici. La giunta Rocca ha potuto contare, sin dal suo insediamento, su investimenti di 800 milioni di euro di fondi Pnrr. A quello che mi risulta, finora di quella somma è stato utilizzato appena il 20%. E i numeri sono testardi».

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