Spazio satira
Cassino
17.04.2025 - 11:00
Lo stabilimento Stellantis di Cassino fermo dal 30 luglio
Tornano a spegnersi i motori dell’enorme Plant cassinate e si rientrerà al lavoro direttamente a maggio. Una Pasqua amara - esattamente come nel periodo natalizio 2024 - per gli operai Stellantis che continuano ad accumulare giornate di ferie forzate.
Ieri la multinazionale ha comunica una fermata produttiva per lastratura e verniciatura nella giornata di oggi mentre per quanto riguardo montaggio e collegati le attività produttive si fermeranno da domani a lunedì 5 maggio. Ben 18 giorni a casa con la flebile speranza che non si vadano ad aggiungere ulteriori stop produttivi. Le vetture premium non rispettano le aspettative del mercato e tenere in funzione le linee per modelli che si vendono poco risulta soltanto costoso. «Lo avevamo preannunciato, attendevamo solo l’ufficialità - il grido d’allarme del segretario provinciale della Uilm Gennaro D’Avino - Speriamo che sia soltanto questo e che non si andrà incontro a un prolungamento oltre il 5 perché, se le voci che circolano verranno confermate, si ripartirà la settimana del 12 di maggio».
Poi rincara: «È un brutto segnale che ricade direttamente sugli operai costretti a lunghi fermi produttivi, dunque a salari sempre più bassi. Poche le giornate lavorative accumulate a causa della mancanza di ordinativi, questo è un elemento che desta grande preoccupazione. Il settore dell’automotive sta vivendo un periodo di grande turbolenza come dimostra il grave stato in cui versa lo stabilimento Stellantis di Piedimonte visti anche i pochi giorni dei primi 4 mesi: sono peggiori rispetto all’anno precedente». Ed ecco il nocciolo della questione: «Questo significa che le vetture che si producono a Cassino non rispondono alla domanda da parte dei concessionari.
Ancora una volta chi sta pagando una crisi che sta investendo tutto il comparto metalmeccanico sono i lavoratori che continuano ad avere meno giornate lavorative che vanno a ricadere sulle famiglie con stipendi che costringono a limitare i consumi».
Di qui l’insistenza per un cambio di passo: «Come abbiamo già chiesto e continueremo a chiedere è necessaria un riforma sugli ammortizzatori sociali per traghettare i lavoratori sia di Stellantis che dell’indotto, che possa garantire un salario superiore rispetto a quello attuale. Le famiglie monoreddito faticano sostenere le spese quotidiane e molte non possono più permettersi di far studiare i figli fuori dalla provincia condannando una generazione intera a un futuro senza opportunità. Servono azioni concrete, un piano industriale chiaro e vincolante, un intervento del governo che obblighi Stellantis a garantire un futuro vero allo stabilimento che lavora ancora sul turno unico. È il momento di pretendere risposte e soluzioni per Stellantis e per tutta la filiera che non è più in grado di aspettare soltanto gli annunci e discussioni inutili. Stiamo affrontando una crisi che investe un intero settore con conseguenze devastanti su tutta la provincia. Ci troviamo in una situazione critica dove le autorità anche europee devono intervenire.
Questa crisi produttiva caratterizzata da una inarrestabile desertificazione industriale è il risultato di una cronica mancanza di politiche industriali. Continuiamo ad assistere sul nostro territorio ad aziende che applicano trasferimenti su altre sedi lavorative o a un ridimensionamento per effetto dei pochi volumi e della mancanza di una visione a lungo termine». Si teme anche che, come sta accadendo altrove, si possa tornare a parlare di uscite incentivate volontarie. «Quando lo stabilimento lavora ha un esubero di 600 unità» pertanto si temono “sorprese”. Per ora l’unica certezza sono le vacanze forzate, le ennesime, degli operai.
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