Cerca

L'operazione

Cittadinanze facili ai brasiliani, il caso in aula

Udienza preliminare per i due accusati di falso, omessa denuncia e violazione delle leggi sull’immigrazione. Nel mirino della procura 180 tra brasiliani, venezuelani e argentini che hanno ottenuto il passaporto a Torrice e Boville

Cittadinanze facili ai brasiliani, il caso in aula

La polizia durante le acquisizioni dei documenti nei due Comuni finiti al centro dell’indagine

Torrice e Boville Ernica provincia di San Paolo o di Belo Horizonte. Sono queste le principali città di origine di un gruppo di 180 cittadini, per lo più brasiliani, che hanno ottenuto la cittadinanza italiana in quanto discendenti di italiani, nei comuni di Torrice e Boville Ernica. Tutti sono finiti nel mirino della procura di Frosinone che ha chiesto il rinvio a giudizio per Luca Uremi, dipendente comunale con funzioni, all’epoca dei fatti (anni 2015-2021) di ufficiale di stato civile e dell’anagrafe a Torrice (dove non lavora più) e Boville Ernica e della brasiliana Leide Rosatti, titolare di un’agenzia di pratiche per la cittadinanza, residente a Boville Ernica.

Mercoledì per entrambi si è aperta l’udienza preliminare davanti al gup Ida Logoluso del tribunale di Frosinone. Solo pochi minuti, poi il rinvio per un difetto di notifica. Il Comune di Torrice ha affidato all’avvocato Nicola Ottaviani il mandato di costituirsi parte civile. Le pratiche nel mirino del pm Samuel Amari, che ha coordinato le indagini, affidate alla squadra mobile della questura di Frosinone, sono 171 (68 trattate a Torrice e 103 a Boville Ernica). I 180 interessati (avrebbero pagato 4.000 euro) sono 155 brasiliani, 17 venezuelani, tre argentini e altrettanti statunitensi, nonché altri nati nel Regno Unito e in Irlanda.

I due imputati, difesi dagli avvocati Domenico Marzi, Francesca Fioretti, Tania Di Menna e Vincenzo Miceli, sono accusati, in concorso, di omessa denuncia di reato, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici e violazione del testo unico sull’immigrazione. Il solo dipendente comunale anche di peculato per 5.550 euro di diritti di segreteria pagati dagli stranieri in sede di richieste delle carte d’identità e di altri certificati che, secondo l’accusa, non avrebbe riversato nelle casse del Comune di Torrice.

L’inchiesta è nata su segnalazione del console generale italiano a Londra. Gli investigatori della squadra mobile si sono insospettiti dall’alto numero di rilasci di cittadinanza italiana in paesi così piccoli. Da qui i sequestri di atti nei Comuni di Boville Ernica e Torrice, le intercettazioni telefoniche, le acquisizioni degli elenchi delle persone risultate residenti negli appartamenti (sempre gli stessi) utilizzati dai richiedenti e la documentazione prodotta dagli stranieri. Secondo le accuse le pratiche risulterebbero sospette per l’assenza, in tutte e 171, della richiesta ai consolati, in 14 dell’attestazione della non naturalizzazione del richiedente, in 25 perché l’avo “italiano” era proveniente dall’impero austro-ungarico, in 10 il dante causa non è italiano, in 6 gli ascendenti dei richiedenti hanno prestato servizio in forze armate straniere il che preclude il diritto a ottenere la cittadinanza italiana. Infine, in 121 casi non risulta stata trasmessa alla polizia locale la richiesta di accertamenti.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione