Spazio satira
Frosinone
17.03.2025 - 11:00
In provincia di Frosinone il divario retributivo di genere, il cosiddetto Gender Pay Gap, raggiunge livelli preoccupanti, confermandosi il più alto del Lazio. Nel 2023, le lavoratrici del settore privato non agricolo hanno percepito in media 15.442 euro annui, una cifra nettamente inferiore rispetto ai 23.289 euro incassati dai colleghi uomini. Questo si traduce in un differenziale di 7.847 euro, ben al di sopra della media regionale di 6.614 euro. I dati emergono dal dossier realizzato dalla Uil del Lazio in collaborazione con l’istituto di ricerca Eures, che ha monitorato la qualità dell’occupazione nei territori laziali nel quinquennio 2019-2023. Un quadro che, anziché migliorare, mostra un lieve peggioramento: rispetto al 2019, lo scarto tra retribuzioni maschili e femminili in Ciociaria è aumentato di 29 euro, in controtendenza con la sostanziale stabilità registrata a livello regionale.
«Le basse retribuzioni non sono frutto del caso – commenta Anita Tarquini, segretaria generale della Uil di Frosinone – a incidere su queste è la precarietà». I numeri parlano chiaro: nel 2023, il 31,7% delle donne in provincia aveva un contratto atipico, contro il 22% degli uomini. Un gap che si è ampliato nei cinque anni analizzati, con un incremento di lavoratrici precarie di 3,7 punti percentuali, a fronte di un più contenuto +0,7% tra gli uomini. La precarizzazione, sottolinea lo studio, si riflette direttamente sui salari: le lavoratrici atipiche del Frusinate hanno guadagnato in media 10.689 euro annui, contro i 18.345 euro delle colleghe con contratti stabili.
Un altro ostacolo alla parità retributiva è rappresentato dal ricorso al part-time, spesso involontario. Nel 2023, il 56,8% delle dipendenti del settore privato – pari a 23.800 donne su circa 42.000 – lavorava con contratti a tempo parziale, una percentuale tre volte superiore a quella degli uomini.
«Per dare l’idea di quanto questa pratica che dispensa povertà sia diffusa nella nostra provincia – spiega Tarquini – basti pensare che l’incidenza del part-time femminile risulta in Ciociaria quasi dieci punti percentuali superiore al valore medio regionale (47,9%), superando addirittura Roma che si attesta al 45,6%». Il risultato? Una donna con un contratto part-time porta a casa in media 9.950 euro all’anno, contro i 22.654 euro delle colleghe a tempo pieno.
Ma la situazione della Ciociaria non è un caso isolato. Allargando lo sguardo alle altre province del Lazio, emerge un quadro di persistente disparità retributiva, seppur con intensità differenti. A Latina, il Gender Pay Gap si riduce, ma resta significativo. Secondo il dossier Uil-Eures, nel 2023 le lavoratrici del settore privato hanno percepito 15.564 euro lordi annui, contro i 22.045 euro degli uomini, con un divario di 6.481 euro. Rispetto al 2019, il gap si è leggermente ridotto di 147 euro, ma la precarietà femminile è la più alta del Lazio: il 38,7% delle donne ha contratti atipici (contro il 29,5% degli uomini), e il 59,5% lavora part-time, con una retribuzione media di 9.538 euro.
A Rieti, la situazione appare altrettanto critica. Secondo i dati Uil, nel 2023 le donne del settore privato hanno guadagnato in media 14.708 euro lordi annui, contro i 21.650 euro degli uomini, con un differenziale di 6.942 euro, in aumento di oltre mille euro rispetto ai 5.921 euro del 2019. Nel settore pubblico, il Gender Pay Gap si attesta a 8.658 euro, con retribuzioni medie di 31.035 euro per le donne e 39.694 euro per gli uomini. Anche qui, la precarietà colpisce maggiormente le lavoratrici: il 20,3% delle dipendenti pubbliche ha un contratto a tempo determinato, contro il 12% degli uomini. A Viterbo, il Gender Pay Gap nel settore privato è di 7.158 euro (13.948 euro per le donne contro 21.106 euro per gli uomini), con una riduzione di 133 euro rispetto al 2019. Tuttavia, tra i dirigenti, il divario è il più alto del Lazio: 46.500 euro nel 2023, contro i 41.200 euro di Frosinone e i 39.000 euro di Roma.
Tornando alla Ciociaria, anche nel settore pubblico la parità resta un miraggio. Su 25.521 lavoratori impiegati nella Pubblica Amministrazione nel 2023, il 63% è donna. Nonostante questa maggiore inclusività, il Gender Pay Gap si attesta a 10.452 euro (30.630 euro per le donne contro 41.082 euro per gli uomini), in aumento di 1.441 euro rispetto al 2019. La precarietà, ancora una volta, gioca un ruolo chiave: il 18,7% delle donne ha un contratto a tempo determinato, contro l’8,9% degli uomini.
A livello di qualifiche professionali, il dossier evidenzia una netta predominanza maschile nei ruoli apicali. In provincia di Frosinone, delle 288 posizioni dirigenziali censite nel settore privato, solo 61 (il 21,2%) sono occupate da donne. Sebbene si registri una crescita del 64,9% delle donne dirigenti rispetto al 2019 (quando erano 37), il divario retributivo con gli uomini è esploso, passando da 16.200 euro a 41.200 euro nell’ultimo anno.
«Questo dossier – conclude Anita Tarquini – che temporalmente coincide con la giornata internazionale della donna vuole essere un monito, vuole fornire un momento di generale riflessione e indicare quanto purtroppo sia lungo il cammino verso la parità di genere nel mercato del lavoro e più in generale in tutti gli ambiti della nostra società». Un cammino che, numeri alla mano, richiede interventi urgenti non solo in Ciociaria, ma in tutto il Lazio e oltre. La precarietà, il part-time involontario e l’esclusione dai ruoli di vertice continuano a relegare le donne in una condizione di estremo svantaggio economico e sociale.
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