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Alatri

Omicidio di Thomas Bricca, famiglia soddisfatta. Ma i Toson faranno ricorso

La difesa dei Toson si aspettava un altro esito. Lo scontro sul processo indiziario o probatorio, ma anche il peso dell’aggravante di aver premeditato l’agguato

Omicidio di Thomas Bricca, famiglia soddisfatta. Ma i Toson faranno ricorso

Il momento della decisione della Corte d’assise FOTO MASSIMO SCACCIA

Un processo indiziario o un processo probatorio. Anche su questo si è giocato, tra accusa e difesa, per convincere la Corte d’assise prima che entrasse in camera di consiglio per decidere la sorte di Roberto e Mattia Toson, padre e figlio accusi dell’omicidio di Thomas Bricca. Il giorno dopo non si è ancora spenta l’eco sul verdetto pronunciato dai giudici di Frosinone: ergastolo per Roberto e 24 anni per Mattia. Un verdetto ascoltato con profonda compostezza dall’aula prima di sciogliersi in un abbraccio collettivo tra i familiari della vittima. La difesa dei Toson, rappresentata dagli avvocati Angelo Testa e Umberto Pappadia, ha provato fino all’ultimo a negare che le prove indicate dal pubblico ministero Rossella Ricca portassero nella direzione degli imputati.

Tra novanta giorni avremo le motivazioni della Corte presieduta dal giudice Francesco Mancini (con a latere l’altro togato Marta Tamburro e i giudici popolari). E quello sarà il punto di partenza che porterà all’appello. Perché l’appello - e questo lo si sapeva già indipendentemente dall’esito del primo grado - ci sarà ad opera della difesa. «Mi aspettavo una sentenza diversa - commenta l’avvocato Testa - Dovremo leggere e fare appello. È stato un processo totalmente indiziario, ma la condanna è stata piena. Dobbiamo leggere con attenzione le motivazioni». Un punto sul quale la difesa insisterà è quello della premeditazione del delitto contestato ai Toson. Caduta l’aggravante dei futili motivi, resta quella. Ed è quella che ha portato alla pesante condanna degli imputati.

Un anno di processo è stato condensato nelle tre udienze dedicate alle discussioni. Prima quella del pm Rossella Ricca che, durante la sua requisitoria, ha chiesto l’ergastolo per Roberto e Mattia, poi quelle delle parti civili gli avvocati Nicola Ottaviani e Marilena Colagiacomo, per i genitori e la sorella di Thomas, e Eugenia De Cesaris per il Comune di Alatri (che, a differenza dell’omicidio di Emanuele Morganti, questa volta si è costituito in giudizio). Per loro nel dibattimento è stata raggiunta la prova. Anche senza la pistola e lo scooter, mai trovati. Infine, sempre lunedì, la lunga discussione degli avocati Umberto Pappadia e Angelo Testa per la difesa. Che tra le altre cose avevano detto: «Il processo è frutto dell’esasperazione di una tesi».

Due le udienze chiave del processo, quella del 7 luglio 2024 quando è stata sentita l’ex fidanza di Mattia, Beatrice, nello specifico nella parte in cui ha ricostruito la sera del delitto e il ritrovamento nella sua auto, che aveva usato Mattia, di un casco bianco mai visto prima, poi sparito nel viaggio di ritorno dall’agriturismo di Veroli, dove erano andati a festeggiare un compleanno. L’altra udienza chiave è stata quella dello scorso 4 ottobre quando è stato il luogotenente del Nucleo investigativo dei carabinieri Salvatore Strusciolo a ripercorrere l’inchiesta.

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