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La vicenda

Ai domiciliari l’imprenditore ciociaro Ennio De Vellis

Traffico di influenze illecite, emissione di fatture per operazioni inesistenti, corruzione e turbata libertà degli incanti i reati contestati dalla procura di Milano

Ennio De Vellis

Ennio De Vellis

Traffico di influenze illecite, emissione di fatture per operazioni inesistenti, corruzione e turbata libertà degli incanti. Sono i reati contestati dalla procura di Milano che hanno portato agli arresti domiciliari l’imprenditore ciociaro Ennio De Vellis, attivo nel settore dei traslochi, e il generale dei carabinieri Oreste Liporace, già comandante del II Reggimento Scuola allievi marescialli e brigadieri di Velletri. Il pm aveva chiesto la custodia cautelare in carcere.
Indagati a piede libero anche altri imprenditori, funzionari e dirigenti pubblici di amministrazioni centrali dello Stato, fa sapere con una nota la procura milanese. Che contesta “illecite assegnazioni di fondi e appalti pubblici in cambio di denaro e altre utilità, nonché mediante la concertazione dei soggetti economici fittiziamente partecipanti alle procedure di gara”.
Perquisiti, in varie province d’Italia, uffici pubblici e di società nonché diversi soggetti in qualche modo collegate alle indagini, nate da una precedente inchiesta che aveva portato agli arresti di un dipendente della Fiera di Milano.
Nell’inchiesta anche un presunto traffico di influenze illecite in relazione alla “promessa“, non “concretizzata”, di “appalti all’interno del Vaticano”. Nel mirino degli investigatori anche un appalto triennale, nel 2020, da 15 milioni di euro "per il servizio di ristorazione presso alcune sedi della presidenza del Consiglio dei Ministri". Tale appalto sarebbe stato "effettivamente ottenuto" dalle società dei fratelli Fabbro grazie – sostiene l’accusa - a 165.000 euro pagati a De Vellis, per la sua opera di mediazione all’interno del Dipartimento informazioni e sicurezza, per favorire proprio il gruppo Fabbro.

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