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L'operazione

Finanza a caccia di finti crediti d’imposta

Scoperta una maxi frode: coinvolte società e 42 indagati. Sequestri per 14 milioni di euro. Otto sono residenti in Ciociaria. Tutto nasce da una segnalazione dell’Agenzia delle entrate

guardia di finanza

Ci sono anche otto indagati della provincia di Frosinone e uno di Colleferro nell’operazione condotta dalla guardia di finanza su un sistema di compensazioni fiscali basato sull’utilizzo di crediti Ires, Irap e Iva ritenuti inesistenti. Le indagini, coordinare dalla procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, sono state condotte per delega dai finanzieri del gruppo di Formia. Disposto anche il sequestro di beni mobili e immobili per oltre 14 milioni di euro. In totale sono 42 gli indagati nei confronti dei quali le Fiamme gialle di Formia hanno avviato specifici approfondimenti e indagini a seguito di una segnalazione dell’ufficio audit dell’Agenzia delle entrata. Segnalazione relativa a presunte condotte anomale e a rischio da parte di soggetti abilitati ad approvare visti di conformità sulle dichiarazioni fiscali con crediti d’imposta. Gli otto indagati ciociari sono residenti tra Fiuggi, Cassino, Gallinaro, Esperia e Castrocielo. Gli altri sono uno di Colleferro e i restanti delle province di Latina, residenti soprattutto nel Sud Pontino, Teramo, Campobasso, Bologna, Rimini, Parma, nonché di Roma, Napoli, Palermo.

Le indagini sono andate avanti con minuziosi esami documentali, analisi delle banche dati in uso al corpo, indagini tecniche, acquisizioni digitali e testimoniali e perquisizioni, eseguite anche con la partecipazione dell’ufficio dell’Agenzia delle entrate. In base alle risultanze emerse in questa prima fase delle indagini preliminari, la guardia di finanza contesta un’articolata frode fiscale finalizzata alla creazione e alla successiva commercializzazione nonché all’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti. Il tutto avrebbe consentito - secondo gli elementi raccolti dai finanzieri - a 25 società, alcune delle quali con sede in provincia di Frosinone, di portare a compensazione crediti d’imposta fittizi per oltre 14 milioni di euro. Somme poi destinate al pagamento di imposte e contributi previdenziali in maniera indebita.

Il visto di conformità sarebbe stato apposto senza effettuare i necessari controlli imposti dalle norme tributarie. Due, in particolare, i consulenti finiti nel mirino degli accertamenti della guardia di finanza. Consulenti che avrebbero ottenuto un ritorno economico non solo dai visti di conformità ma anche dalle successive cessioni dei crediti. E anzi ci sarebbe stata una tariffa per cedere le credenziali e consentire altri accessi al sistema tributario. Un meccanismo che avrebbe così consentito di certificare - secondo la ricostruzione della procura campana - crediti Iva, Ires e Irap del tutto inesistenti come acconti non effettivamente versati o crediti a riporto inesistenti. I crediti d’imposta idonei alla compensazione che ne sarebbero conseguiti - ipotizzano gli investigatori - sarebbero stati utilizzati dalle stesso società o ceduti a terzi operanti fittiziamente nello stesso gruppo societario. Crediti che poi sarebbero stati utilizzati direttamente nelle dichiarazioni fiscali per abbattere il reddito imponibile, ovvero in compensazione per abbattere altre imposte o i contributi previdenziali.

Per alcuni reati contestati il gip di Santa Maria Capua Vetere ha dichiarato la propria incompetenza territoriale in favore di altre autorità giudiziarie. Secondo la guardia di finanza questo tipo di frodi fiscali si inserisce in un contesto di criminalità economica sempre più sofisticata, spesso collegato a fenomeni di riciclaggio e capace di produrre danni ingenti alle casse dello Stato con ricadute economiche negative sull’economia legale.

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