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Frosinone

Comune dica... diciassette

È il numero delle firme per attivare le dimissioni di massa, che però restano un’ipotesi lontana

Comune dica... diciassette

Più di qualcuno dice che potrebbe valutare l’ipotesi delle dimissioni di massa soltanto se dovesse essere il... diciassettesimo. Vuol dire che l’interruzione della consiliatura è uno scenario difficilissimo da realizzare. Anche in prospettiva. Ciò non toglie che l’argomento sia sul tavolo. Per far cadere l’Amministrazione Mastrangeli occorrerebbero 17 voti (in caso di mozione di sfiducia) o 17 firme (nell’ipotesi di dimissioni di massa). Insomma, la metà più uno dei 33 consiglieri che il capoluogo esprime. Però i “numeri” (che hanno la testa dura) non ci sono. Almeno per adesso. Il dato di partenza è 9, vale a dire i “dissidenti” eletti nel centrodestra e fuori da tempo dalla maggioranza: 3 esponenti di Forza Italia, 3 di FutuRa, 2 della Lista Mastrangeli, 1 della Lega. Ci sono stati contatti con i 3 esponenti del Partito Democratico, per arrivare a 12. Al momento però perfino questo “passaggio” è complicato, considerando l’effervescente stagione congressuale dei Dem. C’è quindi il Psi, che ha 1 consigliere. I Socialisti sono già proiettati alla campagna elettorale 2027 e nelle prossime settimane potrebbero annunciare ufficialmente la scelta di presentarsi con un proprio candidato sindaco. Magari nell’ambito di una coalizione con tre liste (una di partito e due civiche). Quanto alle dimissioni di massa, Gian Franco Schietroma e Vincenzo Iacovissi vorranno prima vedere quali saranno le effettive scelte degli altri.

Veniamo alla Lista Marzi, che ha 4 consiglieri. Armando Papetti non sta garantendo il numero legale nelle sedute ordinarie del consiglio comunale. Potrebbe firmare senza troppi problemi le dimissioni di massa. Discorso completamente diverso per Domenico Marzi, Carlo Gagliardi e Alessandra Mandarelli. Loro sono decisivi per il sindaco Riccardo Mastrangeli. Proprio mantenendo il numero legale. Fra l’altro Marzi ha più volte ribadito che mai adotterà iniziative volte a interrompere la consiliatura. Assai complicato immaginare cambiamenti di prospettiva. Ecco perché quota 17 rimane lontana, almeno in questa fase. Vanno però considerate le fibrillazioni all’interno del centrodestra. I due assessori di Fratelli d’Italia, nelle scorse settimane, non hanno partecipato alla seduta di giunta nella quale è stata approvata la delibera di presa d’atto del percorso del Brt. E durante il question time erano presenti soltanto 2 dei 5 consiglieri di FdI. Di più: Marco Ferrara ha presentato una serie di interrogazioni per far capire sia al sindaco Mastrangeli che alla Lega che il partito di maggioranza relativa si aspetta risposte politiche ed amministrative. Neppure il presidente del consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri era d’accordo sulla vicenda del Brt. Infatti ha lasciato la Lista Ottaviani. Il ragionamento che in molti fanno è questo: Frosinone è un Comune capoluogo e siccome nella primavera del 2027 si voterà anche a Roma, è difficile immaginare che il centrodestra possa andare diviso. Nel frattempo però alcune lacerazioni ci sono già state: Forza Italia (partito fondatore) è all’opposizione. E tra Fratelli d’Italia e Lega non mancano stoccate. C’è altresì la situazione della Lista per Frosinone del vicesindaco Antonio Scaccia, che ha chiesto a Mastrangeli di far rientrare in maggioranza gli “azzurri”. Non risparmiando critiche politiche all’intesa tra il Sindaco e la Lista Marzi. All’orizzonte ci sono le provinciali e le indiscrezioni sulle possibili candidature non mancano. Per Forza Italia circolano i nomi di Maurizio Scaccia (già consigliere provinciale) e Pasquale Cirillo. Per Fratelli d’Italia in pole c’è Franco Carfagna. Nella Lista per Frosinone le opzioni non mancano: Francesca Chiappini e Corrado Renzi. Da capire poi quali saranno le strategie nel campo dei “dissidenti”. Con particolare riferimento ad Anselmo Pizzutelli (Lista Mastrangeli). Per quanto concerne il Pd, non è un mistero che ad Angelo Pizzutelli piacerebbe concorrere per un seggio nell’ente di piazza Gramsci. Servirebbe però una designazione supportata dal partito nell’ambito dei meccanismi del voto ponderato. Se così non sarà, non si escludono colpi di scena clamorosi. Perfino che Angelo Pizzutelli possa sbattere la porta.

Il “dopo” elezioni provinciali potrebbe ulteriormente terremotare un quadro politico già stravolto rispetto alle elezioni comunali del 2022. È probabilmente questa l’unica vera variabile riguardo allo scenario delle dimissioni di massa. Anche se la “sindrome del diciassettesimo” vale pure al contrario. Nel senso di essere determinante per la coalizione che sostiene Riccardo Mastrangeli. Nessun dorma.Più di qualcuno dice che potrebbe valutare l’ipotesi delle dimissioni di massa soltanto se dovesse essere il... diciassettesimo. Vuol dire che l’interruzione della consiliatura è uno scenario difficilissimo da realizzare. Anche in prospettiva. Ciò non toglie che l’argomento sia sul tavolo. Per far cadere l’Amministrazione Mastrangeli occorrerebbero 17 voti (in caso di mozione di sfiducia) o 17 firme (nell’ipotesi di dimissioni di massa). Insomma, la metà più uno dei 33 consiglieri che il capoluogo esprime. Però i “numeri” (che hanno la testa dura) non ci sono. Almeno per adesso. Il dato di partenza è 9, vale a dire i “dissidenti” eletti nel centrodestra e fuori da tempo dalla maggioranza: 3 esponenti di Forza Italia, 3 di FutuRa, 2 della Lista Mastrangeli, 1 della Lega. Ci sono stati contatti con i 3 esponenti del Partito Democratico, per arrivare a 12. Al momento però perfino questo “passaggio” è complicato, considerando l’effervescente stagione congressuale dei Dem. C’è quindi il Psi, che ha 1 consigliere. I Socialisti sono già proiettati alla campagna elettorale 2027 e nelle prossime settimane potrebbero annunciare ufficialmente la scelta di presentarsi con un proprio candidato sindaco. Magari nell’ambito di una coalizione con tre liste (una di partito e due civiche). Quanto alle dimissioni di massa, Gian Franco Schietroma e Vincenzo Iacovissi vorranno prima vedere quali saranno le effettive scelte degli altri.

Veniamo alla Lista Marzi, che ha 4 consiglieri. Armando Papetti non sta garantendo il numero legale nelle sedute ordinarie del consiglio comunale. Potrebbe firmare senza troppi problemi le dimissioni di massa. Discorso completamente diverso per Domenico Marzi, Carlo Gagliardi e Alessandra Mandarelli. Loro sono decisivi per il sindaco Riccardo Mastrangeli. Proprio mantenendo il numero legale. Fra l’altro Marzi ha più volte ribadito che mai adotterà iniziative volte a interrompere la consiliatura. Assai complicato immaginare cambiamenti di prospettiva. Ecco perché quota 17 rimane lontana, almeno in questa fase. Vanno però considerate le fibrillazioni all’interno del centrodestra. I due assessori di Fratelli d’Italia, nelle scorse settimane, non hanno partecipato alla seduta di giunta nella quale è stata approvata la delibera di presa d’atto del percorso del Brt. E durante il question time erano presenti soltanto 2 dei 5 consiglieri di FdI. Di più: Marco Ferrara ha presentato una serie di interrogazioni per far capire sia al sindaco Mastrangeli che alla Lega che il partito di maggioranza relativa si aspetta risposte politiche ed amministrative. Neppure il presidente del consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri era d’accordo sulla vicenda del Brt. Infatti ha lasciato la Lista Ottaviani. Il ragionamento che in molti fanno è questo: Frosinone è un Comune capoluogo e siccome nella primavera del 2027 si voterà anche a Roma, è difficile immaginare che il centrodestra possa andare diviso. Nel frattempo però alcune lacerazioni ci sono già state: Forza Italia (partito fondatore) è all’opposizione. E tra Fratelli d’Italia e Lega non mancano stoccate. C’è altresì la situazione della Lista per Frosinone del vicesindaco Antonio Scaccia, che ha chiesto a Mastrangeli di far rientrare in maggioranza gli “azzurri”. Non risparmiando critiche politiche all’intesa tra il Sindaco e la Lista Marzi. All’orizzonte ci sono le provinciali e le indiscrezioni sulle possibili candidature non mancano. Per Forza Italia circolano i nomi di Maurizio Scaccia (già consigliere provinciale) e Pasquale Cirillo. Per Fratelli d’Italia in pole c’è Franco Carfagna. Nella Lista per Frosinone le opzioni non mancano: Francesca Chiappini e Corrado Renzi. Da capire poi quali saranno le strategie nel campo dei “dissidenti”. Con particolare riferimento ad Anselmo Pizzutelli (Lista Mastrangeli). Per quanto concerne il Pd, non è un mistero che ad Angelo Pizzutelli piacerebbe concorrere per un seggio nell’ente di piazza Gramsci. Servirebbe però una designazione supportata dal partito nell’ambito dei meccanismi del voto ponderato. Se così non sarà, non si escludono colpi di scena clamorosi. Perfino che Angelo Pizzutelli possa sbattere la porta.

Il “dopo” elezioni provinciali potrebbe ulteriormente terremotare un quadro politico già stravolto rispetto alle elezioni comunali del 2022. È probabilmente questa l’unica vera variabile riguardo allo scenario delle dimissioni di massa. Anche se la “sindrome del diciassettesimo” vale pure al contrario. Nel senso di essere determinante per la coalizione che sostiene Riccardo Mastrangeli. Nessun dorma.

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