Spazio satira
L'intervista
10.01.2024 - 21:00
Il chitarrista frusinate Giovanni “Gio” Mancini
"Music saves" è il titolo del disco che esce ufficialmente oggi, distribuito su tutte le piattaforme digitali e prossimamente disponibile anche in vinile, del musicista frusinate Giovanni Mancini. Preferisce definirsi "chitarrista elettrico", confessando una specializzazione che magari farà storcere il naso ai puristi dello strumento classico ma che tanto lustro dà a Gio, soprannome con il quale viene chiamato a esibirsi negli spettacoli nazionali più prestigiosi. E proprio chiedendogli conto del perché del suo amore per la chitarra elettrica comincia l'intervista.
«Non sono un chitarrista classico, adoro però ascoltare la musica classica e ne ammiro profondamente gli esecutori. La mia natura è legata alla chitarra elettrica sia perché amo il volume, sia perché mi dà modo di interagire con altri strumenti analoghi, moltiplicando così all'infinito le possibilità sonore degli strumenti elettrici».
Qual è stata la sua formazione?
«Sono stato autodidatta per diverso tempo, poi mi sono dedicato al jazz e ho seguito i corsi del "Saint Louis" di Roma. Ritengo però che il maggior contributo alla mia professionalità sia dato dall'ascolto, attività che assorbe molto del mio tempo anche oggi».
Generalmente c'è un'altra diversificazione tra i chitarristi, tra solista e accompagnatore: lei a quale categoria ritiene di appartenere?
«Penso che il confine sia molto labile, al punto che anche un accompagnatore possa personalizzare e caratterizzare il suo apporto strumentale senza formalizzazioni. Comunque mi ritengo uno strumentista e, soprattutto, un costante ricercatore».
Che cosa è la musica per Gio?
«Innanzitutto un amore che dura dall'infanzia e che non finirà mai. Dal punto di vista concettuale-teleologico è il miglior prodotto della mente umana e il più efficace mezzo di condivisione sociale. Poi… è anche il mio lavoro».
A proposito di lavoro…
«Sì, è la mia unica occupazione. Immagino fosse questa la domanda che stava per pormi… Non è facile perché i musicisti sono molto soggetti alle mode di mercato, soprattutto quelli impegnati nella musica moderna».
In che cosa si distingue un bravo chitarrista di musica leggera?
«La chitarra è uno strumento che induce facilmente all'uso di virtuosismi e a protagonismi funambolici. Un bravo chitarrista è colui che è al servizio della canzone, che capisce profondamente il senso delle cose che sta suonando nel rispetto dello spartito originario e dell'ascoltatore, tenendo sempre presente che la motivazione del pubblico presente non dipende da una prescrizione medica…».
Lei ha suonato per i personaggi dello spettacolo più importanti d'Italia: ricorda qualche aneddoto?
«Mi viene in mente una cosa che succedeva spesso con Gigi Proietti. Alla fine della prova con l'orchestra, si girava puntualmente verso di noi per fare qualche appunto o per migliorare l'esecuzione strumentale. Noi orchestrali lo ascoltavamo con un certo timore reverenziale, in fondo era uno dei più grandi attori italiani. Dopo qualche bonario rimbrotto, magari chiedendoci qualche variazione di intensità musicale a seconda dei momenti scenici, chiudeva sempre, allargando le braccia simpaticamente sconsolato, con una frase dal forte accento romanesco: "Vabbe', fate un po' come ve pare…"».
C'è stato un momento difficile nella sua carriera?
«Le difficoltà nella vita di un musicista si misurano con la quantità di risate mentre si lavora. Onestamente il livello è stato sempre sufficiente per affermare di non avere avuto momenti problematici, comunque la difficoltà maggiore per ogni musicista italiano è farsi riconoscere come un professionista altamente specializzato».
Veniamo ora al suo disco in uscita oggi… Perché "Music saves"?
«"Saves", cioè "cura" in italiano, perché come mio padre, medico, curava i corpi con le medicine, così io cerco di fare con le anime attraverso la mia musica. Tra l'altro questo spirito viene ben rappresentato nella copertina da Ilona Dell'Olio, artista anche lei ciociara».
Ci racconta qualcosa del disco?
«"Music saves" è un disco che incarna tutto ciò che amo fare, suonare i miei strumenti, coinvolgere più musicisti possibili, trascorrere del tempo nel mio studio di Roma e scrivere note che potranno essere apprezzate, spero, dal mio pubblico. Nato nell'estate del 2023, contiene pezzi strumentali di mia composizione e pezzi cantati di altri autori che ho sempre amato e ascoltato. Questi ultimi sono cantati da quattro bravissimi artisti: Vittoria Oliviero, Carlotta Proietti (figlia del noto attore Gigi, ndr), Raffaela Siniscalchi e Francesco Pini. Al basso sono accompagnato da Alessandro Patti e alla batteria da Alessandro Blasi, con i quali formo un trio storico e affiatato».
Che cosa consiglierebbe a un bambino che ha il sogno di suonare la chitarra?
«Di renderlo realtà. Nel frattempo, di immaginarsi tutti i giorni sopra un palco davanti a migliaia di persone e di impegnarsi costantemente perché sarà l'unico modo per farlo accadere…».
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