Economia, il realismo sarebbe più virtuoso

In questi giorni a sentire i politici sembra che l'Italia sia davvero ripartita. Però i dati andrebbero anche interpretati, contestualizzandoli nelle attuali dinamiche macroeconomiche. Renzi si dice entusiasta che il debito sia sceso di quattro miliardi, e questo non glielo toglie nessuno, ci dice anche che le stime sul Pil sono positive e i consumi sono aumentati in questo trimestre.

Volendo fare i guastafeste, possiamo dire che sui consumi incide la fiammata dei contratti estivi, che sono a tempo determinato, e il Pil è visto al rialzo ma da uno 0,7 a uno 0,9%; ci dispiace ma finché davanti ci sarà lo zero, in un paese così sofferente come il nostro non c'è da gioire tanto. Il debito sì è sceso - comunque di una cifra irrisoria - e l'assioma che vede il debito come cattivo a prescindere ormai lascia il tempo che trova. Inoltre questo abbassamento è dovuto alle manovre della Bce la quale è riuscita ad alleggerire i tassi di interesse, ma se “un diamante è per sempre”il QE di Draghi no e durerà fino a settembre 2016, probabilmente quando cesserà ci sarà da temere. Ci preoccuperemo anche perché l'ottimismo sul Pil è dato soprattutto dal petrolio che resta basso e dalla svalutazione dell'euro, pure queste cose momentanee in un contorno di stagnazione globale.

Di realmente positivo c'è il dato dell'export, ma anche qui attenzione: il nostro export migliora grazie alle vendite extra-Ue (+ 1% luglio. Dati Istat), ma peggiora continuamente l'export all'interno dell'Ue (- 1.5% Luglio. Dati Istat). La perdita di competitività nei confronti dei nostri vicini non va affatto bene e ci parla di un paese ancora in profonda crisi. Complice in questo è anche il declino del mezzogiorno, al sud 61% di disoccupazione giovanile e 20% totale, consumi bassi e produzione negativa da sette anni. Serve una nuova “Cassa Del Mezzogiorno” subito!