Dieci minuti per scappare dal carcere di Frosinone. Trentasette anni e tre mesi per fuggire tra Francia, Messico, Nicaragua, ancora Francia, Brasile e Bolivia. Protetto prima dalla dottrina Mitterand poi da amicizie importanti tra intellettuali e politici francesi e brasiliani. Per Cesare Battisti, 64 anni, nato a Cisterna di Latina, ma vissuto a Sermoneta, ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo la latitanza è finita. È stato arrestato da uomini dell'Interpol, insieme ad agenti italiani (all'operazione ha collaborato anche l'Aise, l'agenzia d'intelligence per l'estero, la Digos di Milano e l'antiterrorismo) mentre camminava per le strade di Santa Cruz de la Sierra. Aveva due dollari in tasca, documenti brasiliani e una barba posticcia. Alla polizia che lo arrestava ha risposto in portoghese.

Battisti in Italia è stato condannato in contumacia a due ergastoli per quattro omicidi negli anni Settanta. In Brasile, dove era ricercato, era già stato arrestato tre volte e trascorso quattro anni in carcere.
In Italia, per la decisione dell'ex presidente della Repubblica Basiliana, Lula da Silva di negare l'estradizione non era mai arrivato. È stato individuato dalle indagini della procura generale di Milano con una serie di intercettazioni e la collaborazione della polizia boliviana. Tra l'altro lo scorso 21 dicembre Battisti ha presentato una domanda di asilo alla commissione di rifugiati de La Paz.

La storia
Sono le 13.56 del 4 ottobre del 1981 quando una donna entra nel carcere di Frosinone. Con altri tre armati di pistola. Con la scusa di depositare dei soldi per un recluso, la donna riesce a immobilizzare il primo agente di custodia. Il commando in dieci minuti blocca otto agenti e tre donne in attesa del colloquio. Mentre una persona tiene sotto tiro gli agenti, gli altri arrivano fino al cortile dove i carcerati prendono l'ora d'aria. È lì che vengono trovati i due uomini da liberare. Un "politico" e un "comune" come si diceva allora. Sono Cesare Battisti, da quattro mesi nel carcere di Frosinone, allora posizionato in piazza Risorgimento, e un boss della camorra. Prima di uscire dal carcere (e poi dirigersi verso l'Abruzzo) il commando lancia una bottiglia incendiaria che non esplode. Fuori ad attenderli altre due persone. Inizialmente le indagini si dirigono verso i familiari degli evasi, poi prende corpo la pista del terrorismo.
Nel marzo del 1982 a Frosinone si tiene nei confronti di dieci persone il processo a chi partecipò, organizzò o favorì l'evasione. Battisti era stato arrestato il 12 giugno 1979 a Milano, nel covo di Castelfidardo, dai carabinieri del generale Dalla Chiesa. Quattro le persone in manette insieme a Battisti. Ma questi era l'arresto di peso. Nel covo c'erano anche delle armi, tra cui la 357 magnum che avrebbe ucciso secondo quanto accertato dalle indagini l'orefice Pierluigi Torregiani e l'agente della digos Andrea Campagna. Per il primo delitto Battisti è stato condannato come ideatore, per il secondo come esecutore. Ma a Battisti è contestata la partecipazione ad altri due omicidi. Delitti per i quali Battisti ha sempre negato ogni responsabilità. A Frascati a 18 anni, Battisti fu arrestato per rapina. Lì inizia la sua storia criminale che diventa politica. La sua "conversione" si ebbe in carcere a Udine quando Battisti conosce Arrigo Cavallina. Così il terrorista, che in Francia si è rifatto una vita anche come scrittore di romanzi gialli di successo, aderisce ai Pac. In base agli accordi con il Brasile, Battisti dovrebbe scontare trent'anni e non l'ergastolo. Nella giornata di ieri si sono diffuse diverse notizie.

Mentre dal Brasile davano per conclusa l'operazione (tanto che si indicava come carcere di destinazione Rebibbia),dalla Bolivia, come annunciato dal ministro boliviano Carlos Romero, Battisti dovrebbe rientrare in Italia dall'aeroporto internazionale di Viru Viru già oggi pomeriggio. Il ministro ricorda che Battisti è entrato illegalmente in Bolivia. Anche se in serata il "Difensore civico", mediante un comunicato, afferma che Battisti il 21 dicembre scorso ha chiesto asilo alla Commissione nazionale del rifugiato della Bolivia. Nel documento si fa riferimento al fatto che Battisti non ha ricevuto risposta. Il che potrebbe dar vita a un ulteriore ricorso. Nella richiesta Battisti fa la sua storia: ricorda di aver fatto parte di Lotta Continua, di Autonomia operaia e di aver compiuto azioni di "esproprio proletario" per finanziare l'attività politica. Quindi afferma di esser entrato nel 1976 nei Pac. Fa riferimento all'omicidio di Moro e alla scelta di distanziarsi da tali azioni. Durante la fuga, iniziata appunto da Frosinone, in Francia ha scritto diversi romanzi noir e fondato una rivista culturale. Venuta meno la dottrina Mitterand, nel 2004 Battisti fuggì verso il Brasile. Dove finora ha vissuto e dove, pur avendo trascorso quattro anni di detenzione, era protetto dalla scelta del presidente Lula di negare l'estradizione. Ma con l'avvento al potere di Bolsonaro il vento è cambiato. Ed è allora che Battisti ha deciso di tentare il tutto per tutto fuggendo in Bolivia dove aveva già provato a entrare una prima volta nel 2017.