A distanza di 74 anni dagli atroci abusi sessuali e omicidi immotivati compiuti sulle montagne comprese fra le province di Frosinone e Latina, la Procura militare di Roma ha deciso di aprire un'inchiesta sulle cosiddette "marocchinate", ossia sugli odiosi crimini di guerra compiuti dai soldati africani schierati nell'esercito francese durante la seconda guerra mondiale. I magistrati della Procura militare capitolina, in particolare, hanno aperto un fascicolo d'indagine dopo aver ricevuto l'esposto-denuncia presentato nelle scorse settimane da Emiliano Ciotti, presidente dell'associazione "Vittime marocchinate di goumiers" onlus di Sabaudia - per il tramite dell'avvocato Luciano Randazzo di Roma - nonché erede di un uomo barbaramente ucciso l'11 giugno 1944 a Farneto di Maenza proprio da quei soldati africani che combattevano nei ranghi transalpini.

Il carteggio

In questi giorni, proprio alla luce dell'esposto presentato dal presidente del sodalizio, la Procura militare starebbe ricostruendo a livello documentale e attraverso alcune testimonianze quanto evidenziato da Emiliano Ciotti nel suo esposto. In particolare, alcune persone sarebbero state ascoltate come persone informate sui fatti: chiaramente, come di prassi in casi di questo genere, sugli ultimi sviluppi giudiziari della vicenda vige il massimo riserbo, anche in virtù della delicatezza dei temi affrontati nell'indagine.
Ricordiamo, a tal proposito, che il presidente Ciotti e l'avvocato Randazzo avevano chiesto di riaprire il caso delle marocchinate, praticamente mai affrontato realmente, sollecitando le Procure della Repubblica di Latina e di Frosinone, i territori martoriati da quella piaga storica, e quella militare di Roma a procedere nei confronti di eventuali militari superstiti – appartenenti alla categoria dei cosiddetti goumiers – «per reati contro l'umanità" e per "crimini di guerra, chiedendo anche di inviare l'esposto anche alla Corte europea dei diritti dell'uomo, "al fine di valutare se sussistano reati specifici nei confronti dello Stato francese».

Gli atroci delitti

L'esposto presentato da Ciotti e dall'avvocato Randazzo parla chiaro: dal 1944 a oggi c'è stato troppo silenzio sugli atroci delitti a sfondo sessuale di cui sono state vittime centinaia di donne, ma anche rispetto agli omicidi perpetrati in danno delle popolazioni collinari delle province di Latina e Frosinone. Anche uomini, anziani, perfino bambini subirono atrocità inenarrabili.
Tra l'altro, stando all'esposto presentato dal presidente dell'associazione "Vittime marocchinate di goumiers" e consegnato anche al Comando generale dei carabinieri e all'ambasciata francese in Italia, si sottolinea come il Comando alleato in Italia fosse a conoscenza dei terribili crimini commessi dai soldati transalpini nel Sud Italia fin dal 19 marzo 1944, quando la faccenda venne a galla per la prima volta a Napoli.
Poi, il 10 agosto 1944, ecco la prima testimonianza delle "marocchinate" compiute sui Lepini e sugli Ausoni: in quel giorno, infatti, venne inviata alle autorità americane, da parte della Regia Questura di Littoria, la notizia di reato sulle violenze sessuali. Un anno dopo - il 21 agosto 1945 - fu il turno della Regia Prefettura di Frosinone: venne interessato il Ministero degli Interni, munito di un carteggio sull'accaduto, indicando anche le vittime delle violenze.
Infine, nella notte del 7 aprile 1952, la deputata comunista Maria Maddalena Rossi denunciò con un'interrogazione parlamentare le atrocità subite dalle donne a ridosso della linea Gustav. Seguirono decenni di sostanziale oblio sulla vicenda, con poche voci fuori dal coro. Ora, con l'iniziativa di Ciotti, l'attenzione su quei terribili fatti torna alla ribalta. E la speranza di giustizia riprende corpo.