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Il bilancio

In aumento gli incendi boschivi

Il comandante del gruppo carabinieri forestale: «È un fenomeno ciclico. Quest’anno 93 roghi e 1.500 ettari arsi»

In aumento gli incendi boschivi

Quasi cento incendi boschivi e 1.500 ettari di superficie ridotta in cenere. È il bilancio degli incendi boschivi in provincia di Frosinone secondo i dati dei carabinieri forestali. I mesi peggiori si confermano quelli estivi con 30 roghi a luglio e 33 ad agosto e quasi 1.250 ettari percorsi dal fuoco. Da gennaio a novembre si sono contati 93 eventi per un totale di 1.493 ettari di superficie boschiva incenerita. Un dramma per la biodiversità del territorio. Quattro le persone che sono state denunciate per incendio colposo. Con il comandante del gruppo carabinieri forestale di Frosinone, tenente colonnello Vitantonio Masi, facciamo il punto della situazione.

Secondo dati Ispra, la provincia di Frosinone è stabilmente tra le prime venti province d’Italia per incendi boschivi. Diciottesima quest’anno (fino a settembre) e dodicesima nel 2024. È un caso?

«No. Non è un caso. È un fenomeno ciclico e ogni anno sempre più importante. Interessa quasi tutta la giurisdizione dei nuclei dei carabinieri forestali. Quest’anno in modo particolare il Sud della provincia, a Pontecorvo e a Cassino».

Ci sono periodi dove gli incendi sono più ricorrenti?

«A luglio e agosto perché chi appicca il fuoco sfrutta le condizioni meteo. E la stagione critica si sta allargando fino a ottobre. Per la prima volta la Regione Lazio ha dichiarato la stagione dell’antincendio boschivo fino al 15 ottobre perché gli incendi si verificano anche in mesi in cui erano quasi assenti».

Si tratta di casi dolosi?

«Sì per la maggioranza. Quest’anno abbiamo fatto 35 comunicazioni di notizia di reato alle varie procure. Poi in minima parte ci sono anche gli incendi boschivi colposi».

Dietro il dolo cosa c’è? 

«Le cause sono svariate. Nella nostra provincia, ci sono questioni legate alla pastorizia e alla caccia. Il classico piromane è un fenomeno molto marginale».

I danni?

«1.493 ettari di superficie boscata sono andati in fumo. Gli incendi di bosco mettono a repentaglio la biodiversità. Il ripristino è molto lento. I danni sono sempre molto rilevanti, ma a chi appicca il fuoco non importa. Ha una completa indifferenza».

Qual è l’identikit di chi incendia i boschi?

«Prendendo spunto dal passato, sono principalmente uomini dai 40 anni in su che conoscono il posto, anzi molto legati al territorio e che riescono a sfruttare la conformazione del territorio. Appiccano il fuoco dove sanno che può svilupparsi in modo più devastante. Sono abili conoscitori degli inneschi e sanno come ritardarli per avere più possibilità di non essere presi. È gente senza scrupoli, senza moralità».

Come si interviene su un incendio boschivo?

«La nostra competenza è esclusivamente quella delle indagini. I primi minuti sono essenziali per rilevare gli inneschi. La tempestività è fondamentale. Invito i cittadini a segnalare al 1515 non solo l’incendio, ma anche numeri di targa, presenze sospette. I cittadini sono le migliori sentinelle. Più informazioni si hanno più efficace è l’azione di contrasto».

Rispetto al passato, la situazione com’è?

«Dipende dalle stagioni, dalle condizioni meteo, dalla possibilità di appiccare un incendio nelle condizioni più favorevoli, come la vede chi appicca un incendio».

Chi incendia un bosco cosa rischia?

«Il carcere. In passato ci sono state delle condanne Quello che notiamo in questi soggetti è la sorpresa quando li arrestiamo. Nella loro mentalità non c’è contezza della gravità del reato e del danno».

La prevenzione come si fa?

«Si fa tutto l’anno. Non solo attraverso le informazioni al cittadini, quantomeno con riferimento ai casi colposi. Durante il periodo dell’antincendio boschivo non si possono accendere fuochi di qualsiasi natura, anche le abbruciature di scarti vegetali tipo le potature di olivi. C’è un divieto assoluto punito con una sanzione penale proprio per evitare che il fuoco scappi di mano. Le potature vanno smaltite in centri specializzati o nelle isole ecologiche. Poi serve una presenza costante sul territorio e sensibilizzare i Comuni ad incrementare la vigilanza sul territorio, anche con l’installazione di apparecchiature di videosorveglianza. La prevenzione coinvolge tutti gli enti istituzionali, e necessita di un efficace coordinamento».

Vi confrontate con i ragazzi delle scuole?

«Spesso andiamo nelle scuole a parlare degli aspetti ambientali. Per sensibilizzare alla difesa del bosco, della biodiversità. Bisogna riuscire a far capire, sin da piccoli, la gravità del fenomeno. La biodiversità è anche un piccolo bosco, un vero e proprio scrigno che racchiude diverse specie animali e vegetali che interagiscono. In un bosco c’è tanta di quella vita di cui non ci accorgiamo che è utile alla vita umana. Accompagniamo i bambini nel bosco, li facciamo respirare il bosco. Serve avere un contatto per avere coscienza di ciò che è un bosco. Far toccare con mano le piante. La sensibilità dei professori di tutte le scuole è molto alta. Noi qui in zona abbiamo molti boschi belli e pregiati, ma ci accorgiamo che tanti bambini non sono mai stati in un bosco. Passeggiare in un bosco è un’esperienza di natura. Il messaggio che cerchiamo di far passare nelle scuole è la comprensione della natura, dell’importanza della sua difesa e di essere cittadini attivi nella difesa dell’ambiente».

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