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10.12.2025 - 13:00
L’ospedale Sant’Eugenio
Potrebbero essere contenuti nei supporti digitali sequestrati come tablet, smartphone, pen drive e pc alcuni dei documenti fondamentali che gli inquirenti stanno ancora cercando. File cruciali per l’inchiesta aperta sul presunto “business dei dializzati”, che ha portato nelle scorse ore all’arresto di Roberto Palumbo - nefrologo e primario del Sant’Eugenio di Roma, originario di Cassino - e di Maurizio Terra, imprenditore di Avezzano, fermati durante una consegna di denaro, ritenuta dalla magistratura una mazzetta. Entrambi coinvolti nell’inchiesta aperta dalla Procura di Roma su un presunto business legato ai pazienti dimessi dal Sant’Eugenio ma ancora bisognosi di cure e che, per l’accusa, sarebbero stati “smistati” in cliniche ben precise.
L’inchiesta condotta dalla sezione Anticorruzione della Squadra mobile, si sarebbe concentrata proprio su alcune strutture dotate di strumenti di dialisi, finendo per coinvolgere 12 persone tra medici, imprenditori e titolari di società specializzate. Un’inchiesta aperta dopo la denuncia del titolare di un centro circa un anno fa per far luce su un’ipotesi di corruzione. «Sfruttando il proprio ruolo e la propria posizione, in cambio di denaro o altre utilità», tra cui anche l’assunzione della compagna, «il primario avrebbe impartito disposizione al proprio staff affinché i degenti fossero indirizzati nelle cliniche scelte».
Dopo le perquisizioni sono scattati i sequestri di documenti e di materiale informatico, che ora sarà sottoposto a copia forense. Quella immediatamente eseguibile, consentirà la restituzione dei supporti agli indagati - otto su dodici finiti nell’inchiesta, quelli sottoposti a perquisizione oltre a una ulteriore persona che non risulta indagata ma che avrebbe avuto rapporti personali con il dottor Palumbo - altrimenti l’iter sarà più complesso. Ma saranno le chat, soprattutto di WhatsApp e Telegram, a essere passate al setaccio così come possibili zone di Cloud storage: sono proprio i contenuti social e le conversazioni private a poter fornire maggiori elementi in grado di corroborare o meno le ipotesi della procura. Sia il dottor Palumbo che Terra, dopo la convalida di lunedì, sono stati posti ai domiciliari.
Proprio la difesa del primario - che risulta ai domiciliari a Cervaro, nell’abitazione di famiglia - sta valutando se procedere con l’impugnazione davanti al tribunale del Riesame. Il legale difensore del primario, l’avvocato Antonello Madeo, ha sottolineato il meticoloso lavoro della magistratura e lo spirito collaborativo degli indagati oltre al fatto che «il decreto di perquisizione era stato emesso sulla base di un’ipotesi di concussione, che a seguito delle documentazioni prodotte dalla difesa è stata qualificata in corruzione». «Quello che emerge al momento è che Palumbo - ha aggiunto - non abbia preso 3.000 euro in contanti per una mazzetta, ma in quanto erano utili derivanti da attività di imprenditore, occultamente svolta rispetto a questa società. Altra cosa importante è che la convenzione tra la Asl e la struttura convenzionata non ha prodotto danni in quanto la struttura privata pagava direttamente la Asl Roma 2, in quanto Palumbo era il regime di intramoenia».
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