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Qualità della vita in picchiata? La risposta è il... coraggio

Da un anno all’altro non può cambiare nulla. Ma il punto vero è che la provincia di Frosinone per quanto riguarda la qualità della vita arranca sistematicamente

panorama frosinone

Un panorama di Frosinone

Cosa si intende realmente per qualità della vita? Questa la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: «La percezione che gli individui hanno della loro posizione nella vita nel contesto della cultura e dei sistemi di valori in cui vivono e in relazione ai loro obiettivi, aspettative, standard e preoccupazioni. È un concetto di ampio respiro, influenzato in modo complesso dalla salute fisica, dallo stato psicologico, dal grado di indipendenza, dalle relazioni sociali e dalle connessioni con le caratteristiche salienti dell’ambiente». Insomma, una qualità della vita ideale include una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale. Da trentacinque anni la provincia di Frosinone affonda in tutte le classifiche sulla qualità della vita, stilate in base a indicatori come salute, istruzione, ambiente, lavoro, reddito, sicurezza, cultura e tempo libero. Nell’ultimo report, quello de Il Sole 24 Ore, la Ciociaria perde altre tre posizioni e si piazza all’85° posto su 107. Ultima nel Lazio e la peggiore tra tutte le province del Centro-nord. Ai primi posti ci sono Trento, Bolzano, Udine, Bergamo e Bologna. Profondo Nord. In coda alla classifica Reggio Calabria, Siracusa, Crotone. Profondo Sud. Ha scritto Il Sole 24 Ore: «Il dato conferma una spaccatura geografica che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a sanarsi, nonostante i punti di forza del Sud nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile, e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che negli anni hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil dei territori in questione: le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali».

Il trend non si inverte in tempi rapidi

Da un anno all’altro non può cambiare nulla. Ma il punto vero è che la provincia di Frosinone per quanto riguarda la qualità della vita arranca sistematicamente. E le dolenti note riguardano il numero enorme di ore di cassa integrazione, la mancanza di start-up innovative, il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma incidono tantissimo pure i livelli di inquinamento, il tasso di motorizzazione (con moltissimi veicoli vecchi), il rischio frane, l’assoluta mancanza di prospettiva nelle politiche ambientali. Poi c’è quel mondo della memoria e delle emozioni che neppure un report così dettagliato può cogliere nella sua pienezza. La provincia di Frosinone si è impoverita. Basta andare nelle aree industriali per rendersi conto di quante aziende (non solo multinazionali) hanno chiuso i battenti negli ultimi decenni. E quanti posti di lavoro sono andati in fumo. In un contesto caratterizzato da un calo demografico enorme: dal 2011 ad oggi sono stati persi 35.000 abitanti. Tutto questo ha comportato una caduta verticale dei consumi, un crollo degli introiti fiscali (fondamentali per garantire i servizi), un’assenza di prospettiva micidiale. Quanti giovani sono andati via e stanno andando via? Non soltanto i laureati, ma tutti indistintamente.

In ogni società che guarda al futuro la regola è che i genitori immaginano per i loro figli un futuro migliore del proprio. Da anni in provincia di Frosinone i genitori vedono per i propri figli un futuro assai peggiore del loro presente. E del loro passato. Nei decenni del boom a fare la differenza sono stati fattori come la produzione industriale, l’insediamento di aziende, gli investimenti sulle infrastrutture e sulle opere pubbliche. Questo non c’è più da tempo. Inoltre si continua a “cavillare”. L’attivazione della Zona Logistica Semplificata è un’opportunità importante, perché consente comunque agevolazioni fiscali (credito d'imposta) e semplificazioni amministrative (sportelli unici, procedure più veloci). Una novità del genere è passata quasi sotto silenzio. Quanto alla Stazione Tav di Ferentino, tre cose. La prima: siamo ancora allo studio di pre-fattibilità. La seconda: il via libera può arrivare solo da Ferrovie dello Stato e Rfi. La terza: un’opera del genere avrebbe bisogno di una visione di crescita e di sviluppo complessiva per determinare livelli importanti in termini di bacino di utenza per passeggeri e merci. Francamente si fatica a vedere uno scenario del genere. Ma ci auguriamo davvero di essere smentiti. Dai fatti. Un’ultima considerazione: chi continua a restare e ad investire in Ciociaria meriterebbe ben altra attenzione. Perché nulla è scontato. Men che meno il coraggio.

Il banco di prova delle provinciali. Ma per fare cosa?


Nel cielo della politica locale ci sono le elezioni provinciali. In tutti i partiti si sgomita per le candidature e si annunciano rese dei conti senza appello. Ma per fare cosa? Da dodici anni l’ente Provincia non ha assessori e le deleghe ai consiglieri contano come il due di coppe quando comanda denari. Con la riforma Delrio (2024) i poteri sono soltanto del presidente. Eppure, tutti in trincea. Contenti loro.

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