Crisi Stellantis
19.11.2025 - 16:22
Giuseppe Massafra, segretario generale Cgil Frosinone e Latina
«Da mesi assistiamo al progressivo sgretolamento di un patrimonio industriale che ha rappresentato per il Lazio meridionale un pilastro di occupazione, innovazione e dignità sociale. La crisi dello stabilimento Stellantis di Cassino – e di tutta la filiera che da esso dipende – sta diventando il simbolo plastico dell’incapacità politica di affrontare con coerenza e visione una trasformazione industriale complessa, che non si risolve con annunci, passerelle o provvedimenti improvvisati». Con queste parole Giuseppe Massafra, segretario generale Cgil Frosinone e Latina, commenta la situazione che da anni affligge il cassinate.
«A pagare il prezzo più alto sono i lavoratori - prosegue Massafra - Quelli diretti, quelli dell’indotto e degli appalti, le loro famiglie, e un tessuto economico che rischia l’impoverimento irreversibile. Sono loro, ogni giorno, a fare i conti con turni ridotti, ore di lavoro che precipitano, contratti sospesi, aziende dell’indotto che chiudono o ridimensionano. Sono loro a vivere sulla pelle l’incertezza totale sul futuro dello stabilimento, mentre la proprietà continua a sottrarsi al confronto, persino in sede ministeriale, come se le sorti di migliaia di persone fossero un dettaglio. Ma a questa assenza irresponsabile dell’azienda si aggiunge un vuoto politico altrettanto grave. Dal 2016 denunciamo l’errore di non aver inserito l’area di Cassino nella zona di crisi complessa, ferma ancora a Ceprano, come se a Cassino si vivesse in un altro mondo. Un’occasione mancata che oggi pesa come un macigno, perché avrebbe potuto garantire strumenti strutturali e non misure tampone».
«Oggi, come se non bastasse, assistiamo a un dibattito sulla ZES che sfiora il ridicolo: esponenti politici della maggioranza regionale e nazionale che si affannano a presentare interrogazioni, a fare interventi nelle commissioni parlamentari (le ultime notizie riportano l’approvazione di un ordine del giorno in commissione bilancio, che non è chiaro se si tradurrà nella estensione di fatto della Regione Lazio tra le regioni beneficiarie)… contro decisioni prese dal loro stesso governo. Un governo che ha scelto deliberatamente di snaturare la ZES, trasformandola in un bancomat nelle mani dell’esecutivo, che decide dove utilizzarla, senza una strategia industriale, senza una visione territoriale, senza un piano per le aree che stanno collassando. Intanto la Regione attiva strumenti come la Legge 46, che senza una reale programmazione e senza una strategia industriale chiara rischia di trasformarsi nell’ennesimo finanziamento a pioggia: risorse disperse, affidate alla totale discrezionalità delle singole imprese, nessun effetto duraturo, nessun piano per il lavoro, nessuna garanzia di produrre sviluppo vero. Anche la recente istituzione della ZLS (Zona Logistica Speciale) rischia di essere uno strumento inefficace se non accompagnato dal necessario potenziamento infrastrutturale e da un minimo di indirizzo politico, in mancanza del quale si finisce per favorire solo le grandi multinazionali della logistica, ma a discapito dell’industria manifatturiera. Anche gli strumenti di politica attiva, a partire dalla formazione dei lavoratori, pagata quasi esclusivamente con risorse del PNRR, sono pensati e decisi senza un tavolo di confronto con le parti sociali. Si parla “di” lavoratori, ma non “con” i lavoratori».
«E in tutto questo, chi dovrebbe garantire prospettiva – Stellantis – è assente, come se il territorio non esistesse, come se gli impegni presi negli anni non contassero. Abbiamo visto, uno dopo l’altro, impegni disattesi: piani di rilancio mai attuati, promesse di nuovi modelli che si sono rivelate illusioni, mentre la produzione calava e l’occupazione collassava. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: una vera e propria emorragia occupazionale, che ormai ha assunto i caratteri dell’emergenza - conclude Massafra - E come sempre accade, a pagare per primi sono i lavoratori dell’indotto e dell’appalto: le prime vittime di questo sistema in crisi, i primi a perdere il posto, i primi a essere lasciati soli. In questo contesto, sta diventando surreale anche il dibattito sulla transizione ecologica, che da opportunità strategica viene raccontata come limite, solo per scaricare sull’Europa inefficienze, ritardi e responsabilità del nostro sistema Paese. Una narrazione distorta, che serve soltanto a giustificare l’immobilismo e a evitare scelte coraggiose. Oggi serve tutt’altro. Serve un governo nazionale e regionale che si assuma la responsabilità delle scelte, che riapra un confronto serio con sindacati e istituzioni locali, che avvii una vera pianificazione industriale, che vincoli la proprietà a investimenti concreti e monitorabili. Serve un’azione coordinata, non la confusione di voci che stiamo vedendo. Serve un coordinamento efficace nel territorio tra istituzioni locali, rappresentanza datoriale (a partire da Unindustria) e parti sociali, per sincronizzare il ventaglio di proposte utili ad affrontare questa annosa questione. Perché quando si parla di Stellantis, non si parla solo di un’azienda: si parla del futuro di un territorio intero. E quel futuro non può essere lasciato all’improvvisazione politica né al mercato senza regole. Serve visione, trasparenza, lavoro. E serve adesso, Perché tempo non ne abbiamo più».
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