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Frosinone

Rissa a Sant'Antonio, tutti ai domiciliari

Spedizione punitiva dopo le denunce per stalking di una ragazza contro un egiziano. La convalida: il gip dispone braccialetto elettronico e divieto di comunicazione

Rissa a Sant'Antonio, tutti ai domiciliari

Una spedizione punitiva. Per rispondere a una denuncia per stalking, presentata a giugno e integrata proprio il giorno prima.

È quanto emerso dalle indagini e dagli interrogatori di convalida dei sette arrestati per la rissa di sabato sera sulla Monti Lepini. Una rissa, peraltro, sviluppatasi sotto l’occhio delle telecamere che, nel proseguo delle indagini, potranno fornire ulteriori elementi. Ieri, il gip Ida Logoluso, all’esito degli interrogatori nei quali hanno risposto tutti, tranne uno dei due ceccanesi che si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha convalidato gli arresti operati dalla polizia e imposto a tutti gli arresti domiciliari. Il giudice ha però disposto il braccialetto elettronico per tutti e ha subordinato il passaggio dal carcere ai domiciliari per gli egiziani, tuti residenti a Frosinone, in attesa proprio del dispositivo di controllo elettronico. Previsto anche il divieto di comunicazione, compresi i social, per evitare il ripetersi di episodi simili.

Sono tutti indagati per rissa aggravata dalla lesioni (i due italiani e un egiziano hanno riportato lesioni per sette giorni di prognosi per traumi e ferite da taglio), resistenza a pubblico ufficiale e lesioni a due agenti di polizia, refertati con tre giorni di prognosi. Gli egiziani sono tutti difesi dall’avvocato Antonio Ceccani, mentre i due residenti a Ceccano dagli avvocati Giampiero Vellucci e Tony Ceccarelli. Nel frattempo, l’altra sera si è costituito in questura l’egiziano (difeso dall’avvocato Marco Maietta) ritenuto il mandante della spedizione punitiva, e indagato a piede libero per rissa. La rissa, particolarmente violenta - alcuni testimoni hanno riferito la presenza anche di due pistole, che però non sono state rinvenute al contrario del coltello e della spranga - non si è arrestata nemmeno all’arrivo degli agenti delle volanti, tanto che sul posto sono dovuti intervenire anche carabinieri, polizia stradale e finanzieri per riportare, a fatica, la calma. E proprio il fatto che la violenza non si sia interrotta nemmeno all’arrivo delle forze dell’ordine ha fatto ritenere al giudice che entrambi i gruppi avessero un intento violento e non difensivo.

L’incontro, per la verità, doveva essere chiarificatore. E all’inizio, all’interno di un bar così era stato. Poi la situazione è degenerata. Le versioni dei due gruppi a questo punto divergono: gli italiani sostengono di essersi difesi dagli egiziani che li avrebbero minacciati e insultati mostrando anche una pistola, dal canto loro i nordafricani ritengono di esser stati loro gli aggrediti dopo che uno degli italiani avrebbe preso dall’auto un attrezzo agricolo. Fatto sta che nemmeno all’arrivo della polizia si sono fermati, così ferendo anche due agenti.

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