Il punto
27.10.2025 - 08:00
Le culle dei reparti di ostetricia e di ginecologia sono sempre più vuote. Così come sono vuote le case delle famiglie italiane. Le nascite sono ancora per un altro anno consecutivo in calo. E la fecondità è ai minimi storici. Un andamento decrescente che prosegue senza soste dal 2008, anno nel quale si è registrato il numero massimo di nati vivi degli anni Duemila (oltre 576.000). Da allora la perdita complessiva è stata di quasi 207.000 nascite. Ma tornando agli ultimi anni se nel 2024 le nascite sono state 369.944, in calo del 2,6% sull’anno precedente (una contrazione di quasi 10mila unità); nel 2025, in base ai dati provvisori relativi a gennaio-luglio, le nascite sono state 197.956, circa 13.000 in meno rispetto allo stesso periodo del 2024 (-6,3%). A dirlo è l’ultimo report pubblicato dall’Istat.
Il Lazio rientra tra le regioni che hanno registrato il calo più intenso del -9,4%. Insieme all’Abruzzo (-10,2%) e alla Sardegna (-10,1%). In entrambe, nello stesso periodo dell’anno, la diminuzione del 2024 sul 2023 era stata decisamente meno intensa (rispettivamente, -1,0% e -0,1%). Tra le altre regioni che presentano una diminuzione del numero delle nascite ci sono l’Umbria (-9,6%) e la Calabria (-8,4%). Le diminuzioni meno intense si sono registrate in Basilicata (-0,9%), nelle Marche e in Lombardia (rispettivamente - 1,6% e -3,9%). Anche il numero medio di figli per donna raggiunge il minimo storico: nel 2024 si attesta a 1,18, in flessione sul 2023 (1,20). La stima provvisoria relativa ai primi 7 mesi del 2025 evidenzia una fecondità pari a 1,13. Le sole regioni a registrare un aumento sono, secondo i dati provvisori, la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+5,5%) e le Province autonome di Bolzano/Bozen (+1,9%) e di Trento (+0,6%). Nel 2024, nei primi sette mesi dell’anno, le stesse regioni avevano invece registrato un decremento delle nascite rispetto al 2023 (-7,5% la Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste, -3,7% la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e -1,6% quella di Trento).
Dunque in un contesto in cui si registrano sempre meno nuovi nati, nel 2024, come già osservato nel 2023, anche i bambini nati da coppie non coniugate registrano una diminuzione, sebbene in misura inferiore rispetto ai nati da coppie coniugate.
I figli nati fuori dal matrimonio, che dal 2008 al 2024 sono aumentati di oltre 46.000 unità, si attestano nel 2024 a 159.671, diminuendo dello 0,8% sul 2023. I nati all’interno del vincolo coniugale, pari a 210.273 nel 2024, diminuiscono invece del 4,0% rispetto all’anno precedente. Pur a fronte di una riduzione assoluta, l’incidenza dei nati da coppie non coniugate continua comunque a crescere: 43,2% nel 2024, +0,8 punti percentuali sul 2023 e +23,5 punti percentuali sul 2008.
Fecondità ai minimi storici
La riduzione della fecondità si registra un po’ in tutto il territorio nazionale. E il Centro rappresenta quella più bassa registrando una diminuzione più lieve, da 1,12 del 2023 a 1,11 del 2024. Nel 2024 il numero medio di figli per donna si attesta a 1,18, un valore in calo rispetto a quello osservato nell’anno precedente (1,20) e inferiore al minimo storico di 1,19 figli per donna del 1995. Si è quindi ben al di sotto del valore massimo del nuovo millennio, pari a 1,44 figli per donna registrato nel 2010. La fecondità diminuisce sia per effetto del calo attribuibile alle donne italiane sia per quello che compete alle straniere. Nel 2024 il numero medio di figli per queste ultime è di 1,79; un valore più elevato di quello delle donne italiane, ma in calo sia rispetto al valore di 1,82 del 2023 sia, in misura più marcata, rispetto a quello di 2,31 del 2010. La fecondità delle donne italiane è nel 2024 pari a 1,11 (nel 2023 si attestava a 1,14 e nel 2010 era pari a 1,33). Nel Nord, il numero medio di figli per donna diminuisce da 1,21 del 2023 a 1,19 del 2024, mentre nel Mezzogiorno cala da 1,24 a 1,20. La provincia autonoma di Bolzano/Bozen continua a detenere il primato della fecondità più elevata, pari a 1,51 (era 1,57 nel 2023). Seguono la provincia autonoma di Trento e la Sicilia (1,27), la Campania (1,26) e la Calabria (1,24). La Sardegna continua a essere la regione con la fecondità più bassa, inferiore all’unità (0,91) ma stabile sul 2023.
Nel periodo gennaio-luglio 2025, in base ai primi dati provvisori sulle nascite e alle stime che su di essi è possibile costruire, il numero medio di figli per donna continua la sua discesa. Nei primi sette mesi del 2025 la fecondità è stimata pari a 1,13 figli per donna, in netta diminuzione rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo del 2024 e del 2023 (1,21) (Prospetto 2). Il Centro continua a essere l’area con la fecondità più bassa (1,04), seguono Nord e Mezzogiorno (rispettivamente 1,15 e 1,16).
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