Cerca

L'inchiesta

Oltre all’ipotesi guasto un atroce sospetto: manovra non riuscita

Prendono piede due piste per il drammatico incidente aereo. L’eventualità di un’evoluzione in avvitamento fuori controllo

Oltre all’ipotesi guasto un atroce sospetto: manovra non riuscita

A partire dalla scoperta dell’aereo Siai-Marchetti T-260B i Carabinieri della Compagnia di Latina hanno avviato tutti gli accertamenti necessari per raccogliere le prime informazioni utili all’avvio dell’inchiesta che servirà per stabilire le cause e valutare le eventuali responsabilità penali del caso. Ma sia gli investigatori che gli inquirenti lavorano con la consapevolezza che una lunga serie di perizie potrebbe non essere sufficienti per trovare una risposta agli interrogativi che si stanno ponendo in queste ore, in virtù delle circostanze nelle quali si è consumato il tragico incidente di volo costato la vita al colonnello Simone Mettini, 48enne comandante della scuola di volo del 70° Stormo, e al suo allievo pilota Lorenzo Nucheli, 19 anni, vincitore di concorso per l’accesso all’Accademia dell’Aeronautica che gli spalancava le porte alla carriera da ufficiale pilota.

Oggi, intanto, il pubblico ministero Marco Giancristofaro affiderà l’incarico al medico legale per le autopsie. La tipologia del velivolo impiegato per gli addestramenti necessari al conseguimento del brevetto da pilota militare, ma anche e soprattutto le circostanze riferite da una testimone che ha assistito alla caduta sul bosco del Parco Nazionale del Circeo alle porte di Sabaudia, restringono il campo delle ipotesi a due eventualità su tutte. Da un lato la supposizione di un guasto improvviso, emersa sin dalle prime ore d’indagine, che sta però scemando anche alla luce della scrupolosa manutenzione assicurata ai mezzi della scuola di volo, a vantaggio di un’altra ipotesi: la mancata riuscita di una manovra di discesa in verticale con avvitamento, nel corso di quella che era un’esercitazione e prevedeva una serie di esercizi già sperimentati dall’allievo nel corso delle precedenti dieci missioni addestrative (glie ne mancavano altre due prima del volo solitario che lo avrebbe abilitato per l’Accademia).

Una possibile spiegazione che introduce uno scenario atroce, perché in questo caso sarebbe difficile, se non impossibile, arrivare a una risposta certa attraverso l’analisi tecnica dei resti dell’aereo distrutto nel sottobosco. Due ipotesi, queste, che prospettano anche un’altra possibile ricostruzione: quella del guasto che avrebbe impedito ai piloti di riprendere quota al termine di un’evoluzione. Proprio con l’obiettivo di contestualizzare l’incidente aereo, nella giornata di mercoledì i Carabinieri della Compagnia di Latina hanno ascoltato a lungo la donna che si trovava per lavoro in un fondo agricolo nei pressi del chilometro 88 della strada statale Pontina dove l’altra mattina è precipitato il velivolo decollato poco prima dall’aeroporto “Enrico Comani” di Latina Scalo. Ai primi soccorritori intervenuti, in quel momento impegnati nelle ricerche del punto esatto della caduta e soprattutto nella ricerca di un varco di accesso nel fitto bosco, la testimone oculare ha riferito di avere visto l’aereo scendere in picchiata in avvitamento, praticamente in verticale. Una caduta in apparenza incompatibile con un semplice guasto, perché questo avrebbe lasciato il tempo ai piloti di planare o comunque di manovrare il velivolo, in assenza appunto di una manovra avviata volontariamente da uno dei due piloti.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione