La decisione
18.09.2025 - 19:55
Attentati in centro, arriva la prima sentenza, quella relativa a due dei tre attentati che risalgono a maggio 2024: decisi in abbreviato - in totale - oltre 14 anni di reclusione. Nel tardo pomeriggio di ieri la lettura del dispositivo per quattro dei cinque imputati chiamati a rispondere dell’esplosione o del trasporto degli ordigni rudimentali fatti deflagrare in via XX Settembre e in zona Colosseo tra il 6 e il 7 maggio del 2024. Episodi che destarono molta apprensione tra i cittadini: tre, in realtà, le esplosioni in meno di 48 ore. Per il terzo episodio, quello che ha interessato la pizzeria “Arcobaleno” - al cui esterno è stato piazzato l’ordigno più grosso - l’inchiesta non è chiusa. E proprio nella mattinata di martedì si è proceduto all’affidamento dell’incarico per valutare la compatibilità tra le sagome catturate da un video (oggetto di indagine) e le caratteristiche fisiche di due soggetti sospettati. Per i primi due episodi, invece, ieri sono stati decisi 5 anni e 4 mesi di reclusione per Gianmarco Magliulo, 27 anni di Piedimonte San Germano; 3 anni e 8 mesi di reclusione per Mario Alberigo, trentenne di S. Apollinare; 3 anni per Gianmarco Ripa, 31 anni di Pontecorvo; e 2 anni e 6 mesi di reclusione per Martina Minchella, 33 anni di Cassino. Tutti hanno scelto l’abbreviato. Il quinto imputato, Alan Molto Pavone, 36 anni di Pignataro, ha scelto di procedere con rito ordinario: per lui il processo si aprirà a dicembre prossimo. Le difese (tra cui gli avvocati Giuliano, Carbone e Natale) già pensano all’appello.
Le contestazioni
Ai quattro imputati viene chiesto conto - in varia misura e per ipotesi differenti - di essere stati coinvolti nella vicenda legata alle due bombe carta fatte esplodere nel maggio del 2024. Prima i proprietari di un’abitazione a un passo dal liceo Classico, tornati da poco a casa, videro saltare in aria i vetri e pure parti della serranda della finestra che insiste su via XX Settembre. Nella stessa notte, in zona Colosseo, un’altra bomba carta venne posizionata nei pressi di un’Audi. Ma l’ordigno più “pesante”, il terzo, era destinato alla pizzeria “Arcobaleno”, piazzato fuori dal locale a distanza di poco: episodio, quest’ultimo, per il quale il cerchio non è ancora chiuso. Immediata l’apertura delle indagini della Squadra di polizia giudiziaria del Commissariato di Cassino, insieme alla Squadra mobile della Questura di Frosinone (guidata dal dottor Genovesi, ora a capo del Commissariato), coordinati dal sostituto procuratore Alfredo Mattei: bombe fatte esplodere per impaurire i debitori, per indurre al pagamento di “transazioni”. Ma anche con lo scopo di intimidire o per indurre a miti consigli soggetti ritenuti “infami”. Sullo sfondo pure un’altra vicenda, di natura privata, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti. In mezzo anche una questione legata a una cessione di droga (contestata a Magliulo). Poi le prime misure cautelari nei confronti di alcuni degli indagati (una scattata dopo l’accoglimento da parte della Cassazione del ricorso proposto dalla Procura). Mentre le indagini sono proseguite - e sono ancora aperte - per far luce sul terzo episodio.
Il tassello mancante
L’ordigno rudimentale piazzato fuori dalla pizzeria “Arcobaleno” resta al centro di un’inchiesta affatto conclusa. La scelta di procedere alla ricostruzione attraverso una perizia antropometrica sui soggetti sospettati è stata resa nota martedì mattina in sede di incidente probatorio. Si tratta di una perizia che dovrà stabilire se uno degli indagati per il terzo episodio sia o meno l’autore dell’attentato registrato ai danni della pizzeria “Arcobaleno”. Martedì mattina ha avuto luogo l’affidamento dell’incarico per l’esecuzione di tutte le attività necessarie alla comparazione dei parametri che verranno acquisti - in relazione alla fisicità degli indagati - con le immagini oggetto di indagine. Le immagini già in possesso degli inquirenti, una volta comparate con i parametri richiesti, potranno fornire un elemento chiave (sia in caso di perfetta sovrapponibilità che di totale difformità). L’istanza è stata avanzata dalla procura per dirimere in modo scientifico ogni dubbio. Un dettagliato approfondimento in grado di restituire analiticamente la “carta d’identità” dell’autore o degli autori dell’attentato alla pizzeria “Arcobaleno”.
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