Il caso
16.09.2025 - 09:00
È iniziata ieri mattina l’attività peritale sui dispositivi elettronici e sulle pagine social di Paolo, il quindicenne di Santi Cosma e Damiano che si è tolto la vita lo scorso 11 settembre. Ogni comunicazione sui diversi canali social utilizzati, ogni parola potrebbe avere un peso. Gli inquirenti stanno seguendo con attenzione la pista del bullismo e, in particolare, stanno cercando di capire il peso che abbiano avuto le esperienze vissute dal ragazzo circa tre anni fa, quando frequentava la scuola media del paese. Proprio in quel periodo, secondo quanto denunciato dai genitori, Paolo avrebbe subito un clima definito «malato», al punto da indurlo a trasferirsi all’istituto di Castelforte. Le indagini, coordinate dalla Procura di Cassino - guidata dal dottor Carlo Fucci - e affidate ai carabinieri di Formia, ipotizzano il reato di istigazione al suicidio contro ignoti. È stato aperto anche un confronto con la Procura dei Minori di Roma: qualora emergessero responsabilità penali, infatti, con ogni probabilità riguarderebbero coetanei di Paolo, ragazzi che lui frequentava per motivi di studio o svago. Un dramma che ha scosso un’intera nazione. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha personalmente contattato il padre di Paolo: «Stiamo facendo ispezioni affinché tutto questo non accada più, le sono vicino» ha detto il ministro alla famiglia del giovanissimo, come riportato da La Repubblica, assicurando come siano state già avviate le verifiche nelle due scuole frequentate dal ragazzo. Una risposta che arriva a margine della lettera inviata dal fratello maggiore, che ha raccontato le persecuzioni che Paolo subiva sin dalle elementari: lo chiamavano “Paoletta”, “Femminuccia” o “Nino D’Angelo” per i suoi capelli biondi (l’artista ha scritto un post sui social network: «Scusa se ti hanno dato il mio nome»).
Intervistato dal Tg3, il padre di Paolo ha ringraziato il ministro: «Sicuramente farà qualcosa, ma per gli altri ragazzi: ormai Paolo non c’è più». Per i genitori del ragazzo non ci sono dubbi: la colpa è «dell’ambiente scolastico» e il ragazzo aveva raccontato più volte di essere vittima di episodi di bullismo. «I professori non l’hanno mai preso in considerazione - prosegue il padre - io ero sempre a scuola, non lo hanno mai ascoltato. Spero lo facciano in futuro». Un dolore profondo, forte anche nel giorno del funerale: «Non c’era nessuno - ha dichiarato la mamma a La7 - C’era solo un ragazzo con cui andava d’accordissimo, perché era educato proprio come lui». Intanto, come riportato dall’Ansa, la scuola Pacinotti respinge le accuse secondo cui non ci sarebbero stati interventi dopo gli episodi di bullismo. Secondo quanto dichiarato dalla dirigente scolastica, non ci sarebbe stata alcuna segnalazione da parte dei genitori né criticità rilevate dalla psicologa dello sportello di ascolto, dove Paolo si recava frequentemente. Mentre la giustizia fa il suo corso, la comunità locale - così come quella cassinate, da dove proviene la famiglia - è scossa e si interroga su cosa potrà cambiare nei rapporti con i circa duecento adolescenti che vivono nel territorio. «Dovremo di sicuro potenziare le attività culturali e pomeridiane a favore dei nostri ragazzi», ammette l’assessore all’istruzione Ester Del Giudice, che conosceva personalmente Paolo, come quasi sempre capita nei piccoli borghi. Poi aggiunge che non era trapelato nulla sulla condizione di difficoltà, i servizi sociali dell’ente non erano stati informati di un problema che potesse far intravedere una simile condizione.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione