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Delitto Bricca

Toson, due ricorsi per l’appello. La procura insiste: «Ergastolo»

Oltre alla difesa che contesta l’ergastolo per Roberto e i 24 anni per Mattia, anche la procura impugna. I pm insisteranno per la pena massima per entrambi e contro le attenuanti generiche concesse al ragazzo

Toson, due ricorsi per l’appello. La procura insiste: «Ergastolo»

La lettura della sentenza di primo grado al tribunale di Frosinone

Omicidio di Thomas Bricca, procura e difese ricorrono in appello. Una scelta per certi versi attesa dopo la condanna di primo grado, all’ergastolo per Roberto Toson e a 24 anni per il figlio Mattia, ritenuti dalla Corte d’assise di Frosinone, presieduta dal giudice Francesco Mancini, il primo «conducente dello scooter» e l’altro «passeggero sparatore» quella sera del 30 gennaio 2023 al Girone di Alatri.

Il pm Rossella Ricca, nella sua requisitoria, aveva chiesto alla Corte una condanna all’ergastolo per entrambi gli imputati. Da qui la scelta di impugnare la sentenza di primo grado, limitatamente a Mattia, con riferimento al riconoscimento delle attenuanti generiche. Riconoscimento che ha comportato poi la riduzione della pena rispetto alla prospettazione della procura. Che, dunque, insisterà per il doppio ergastolo anche in appello.

Dal canto loro i difensori, gli avvocati Umberto Pappadia e Angelo Testa, avevano chiesto alla Corte frusinate una sentenza di assoluzione o, in subordine, derubricare la contestazione da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale o colposo, oppure ancora, togliendo le aggravanti contestate, di ottenere lo sconto di pena previsto per il rito abbreviato. Scontato che, per motivi diametralmente opposti alla procura, le difese abbiano fatto appello.

I Toson sono accusati di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione, mentre l’altra aggravante (i futili motivi), è stata esclusa in Assise. Nella sentenza di primo grado anche la condanna a risarcire le parti civili in un separato giudizio nonché una provvisionale di 100.000 euro in favore della mamma di Thomas, Federica Sabellico, di 70.000 euro per il padre Paolo Bricca e 50.000 per la sorella di Thomas, più altri 10.000 euro in favore del Comune di Alatri. Le parti civili sono rappresentante dagli avvocati Nicola Ottaviani e Marilena Colagiacomo per la famiglia e Eugenia De Cesaris per l’amministrazione.

Adesso si attende la fissazione della prima udienza del processo d’appello che potrebbe cominciare in autunno. La Corte d’assise d’appello dovrà tener conto, poi, dei termini di custodia cautelare che scadranno il prossimo giugno.
La Corte - si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado, depositate lo scorso giugno - ha basato la doppia condanna «sulla progressiva acquisizione, udienza dopo udienza, di una molteplicità di dati che, per un verso hanno permesso di ritenere dimostrata la tesi accusatoria e, per altro verso, hanno fortemente depotenziato quegli aspetti che, secondo la tesi difensiva da sempre propugnata, avrebbero dovuto dimostrare la loro estraneità ai fatti ovvero: la mancata valutazione antropometrica da espletarsi sui soggetti responsabili dell’accaduto sì come ritratti in video; il ricorso dello sparatore alla mano sinistra, essendo invece Mattia Toson destrorso; il colore delle scarpe indossate dei due soggetti a bordo della moto, apparentemente diverso da quello delle scarpe indossate da Mattia Toson il giorno dei fatti; infine, il mancato accertamento relativo alla presenza di residui di sparo sugli abiti indossati dagli imputati e nello specifico da Mattia Toson».

Tra gli elementi valorizzati dalla Corte l’avvertimento di Mattia alla fidanzata Beatrice, risultata essere uno dei testi chiave dell’accusa, di non uscire di casa quella sera del 30 gennaio 2023. Un avvertimento «anomalo» lo definisce la Corte che non ha «altre interpretazioni possibili se non quella che.... Mattia Toson era già impegnato nell’attuazione, ormai ineluttabile, del piano in cui, questo è il convincimento della Corte, il padre Roberto lo aveva drammaticamente coinvolto». La procura ha poi puntato su diverse intercettazioni ambientali captate - alcune delle quali nella saletta d’attesa dei carabinieri che hanno condotto le indagini sul delitto - tra i congiunti degli imputati. A proposito della nonna di Mattia i giudici scrivono: «Luciana Coccia rivela al marito che “a sparare” è stato Mattia, per poi aggiungere che quest’ultimo glielo “ha fatto capire”».

Tornando, invece, alla fidanzata di Mattia, nelle motivazioni si legge del ritrovamento nell’auto (per tutto quel pomeriggio usata da Mattia) di Beatrice «di un casco ritenuto... compatibile con quello» dello sparatore. Per la Corte «se non si fosse trattato» di quel casco non vi sarebbe stato motivo per negarne le presenza e per «occultarlo definitivamente durante la cena», la sera stessa della sparatoria, giorno, tra l’altro, del compleanno di Mattia.

Quanto al movente, procura e carabinieri l’hanno sin da subito ricondotto alle risse che c’erano state ad Alatri nei due giorni precedenti il delitto. Rileva la Corte: «I propositi di vendetta di Mattia e Roberto nei confronti di Omar Haoudi sono emersi in modo netto ed incontrovertibile». Anzi, c’è «la prova del fatto che vi era una certa fretta» di mettere in atto la vendetta. E così la vendetta «sostanziandosi nell’uccisione di Thomas Bricca, avendo però preso di mira Omar Haoudi, si è tuttavia collocata all’apice di un crescendo di violenza gratuita innescatasi con la rissa del 28 gennaio 2023, cui, poi, è seguita una vera e propria aggressione organizzata da parte dei cittadini egiziani».
Infine, la Corte ha ritenuto insussistente l’aggravante dei futili motivi «al momento che l’omicidio verificatosi è consistito, sotto il profilo soggettivo, in una risposta, scellerata e perversa, ma pur sempre in una risposta ad una spirale di violenza già innescatasi»,

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