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Stellantis, silenzio assordante. Appalti: indotto in ansia

Il montaggio domani torna sulle linee. D’Avino: «Servono risposte concrete»

stellantis

L'ingresso dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano

Domani la ripresa dei lavoratori del montaggio dopo un lungo stop partito a fine luglio. Una riapertura dei cancelli con troppe incertezze che minano la serenità dei lavoratori e delle famiglie. Il futuro è incerto e la missione produttiva per il sito di Cassino resta avvolta nella nebbia, mentre l’intero territorio sembra dirigersi verso un baratro sociale ed economico.

Cassino, da tempo indicata come la “casa del lusso” dell’automotive italiano, sembra oggi più un “cantiere” abbandonato a se stesso che un polo d’eccellenza. Le promesse altisonanti sul rilancio, sull’arrivo della piattaforma Stla Large e sull’innovazione che avrebbe dovuto trasformare lo stabilimento in un fiore all’occhiello dell’industria nazionale, sono avvolte in un silenzio assordante. A denunciarlo con toni amari è Gennaro D’Avino, segretario provinciale della Uilm, che invita a guardare in faccia una realtà ben diversa da quella narrata.

L’indotto, una volta cuore pulsante dell’economia locale, è in ginocchio. La vera grande assente, denuncia il sindacato, è una visione industriale concreta e strategica, capace di restituire prospettiva e dignità a migliaia di famiglie. Cassino non può più permettersi di vivere di annunci. Ha bisogno di tornare a correre, di rimettere in moto i suoi motori, guardando al futuro con realismo, ma anche con ambizione. «La ripartenza dello stabilimento Stellantis - spiega D’Avino - uno dei principali motori economici del Lazio, non può essere vista come una vera e propria vittoria. Il rischio di un nuovo stop, di un’ulteriore perdita di posti di lavoro, è palpabile. I lavoratori, che hanno già affrontato mesi di incertezze, tornano in fabbrica domani senza risposte chiare su quello che accadrà nei prossimi mesi. La missione produttiva per Cassino, un argomento che dovrebbe essere al centro delle discussioni, è stata letteralmente ignorata da chi avrebbe dovuto dare garanzie per il futuro.
Ma non si tratta solo di Stellantis.

La crisi dell’indotto

Continua: «La crisi coinvolge un intero ecosistema, con aziende nell’indotto e nel sub-indotto che rischiano di cadere come tessere di un domino. Ogni giorno che passa senza risposte concrete aumenta il pericolo di chiusure, licenziamenti, disoccupazione.

Un territorio in pericolo

«Le conseguenze di un’ulteriore stagnazione per Cassino non sono solo economiche, ma sociali. La città, già fortemente dipendente dalle grandi industrie, sta affrontando una delle sfide più dure della sua storia. Il rischio di vedere tante famiglie finire nel baratro della povertà è concreto. Il collasso del sistema produttivo di Stellantis avrebbe effetti devastanti non solo per i lavoratori diretti, ma per tutti coloro che vivono dell’indotto: dai fornitori locali agli esercizi commerciali, fino ai servizi pubblici.

In un territorio già provato dalla crisi, il silenzio delle istituzioni su un piano di rilancio e di sostegno alla riconversione industriale è intollerabile. Se il governo, insieme ai sindacati, non prende una posizione decisa ora, Cassino rischia di diventare il simbolo del fallimento delle politiche industriali nel nostro paese.

Il rischio sociale è altissimo

«La Uilm è in prima linea per difendere i diritti dei lavoratori e per chiedere risposte urgenti».
Le istituzioni, secondo il sindacato, devono agire con tempestività, perché ogni giorno che passa senza soluzioni pratiche è un giorno in più di incertezze e sofferenze per chi vive di lavoro.


L’appello alle istituzioni

Prosegue D’Avino: «Non è più il tempo delle parole, ma delle azioni. Il governo deve comprendere che il rischio di un collasso industriale non è una mera questione economica, ma una questione di stabilità sociale. Il piano di rilancio per Cassino deve essere immediato, e deve essere costruito insieme a chi, da anni, vive quotidianamente la realtà di questi territori. La politica industriale non può essere delegata alla sola logica del profitto a breve termine: c’è bisogno di una visione che veda nel lavoro un valore da proteggere, non una risorsa da “spremere”».

Poi aggiunge: «La tensione cresce a Cassino e nelle zone limitrofe, dove il futuro di centinaia di lavoratori è appeso a un filo. Con la scadenza degli appalti Atlas e Iscot prevista per questo mese, la situazione si fa sempre più drammatica. Se le trattative non portano a risultati concreti, il rischio di licenziamenti e di chiusura di importanti filiere produttive è concreto. Le aziende Trasnova, Teknoservice e Logitech il 16 settembre al Ministero. Senza certezze sul rinnovo degli appalti, i lavoratori si trovano nell’incertezza totale. La paura di perdere il posto di lavoro, dopo anni di sacrifici e impegno, sta creando una forte frustrazione tra i dipendenti. La situazione è diventata insostenibile.

Lo ripeto, il 16 settembre, le aziende Trasnova, Teknoservice, Logitech e le sigle sindacali saranno al Ministero dello Sviluppo Economico per un incontro che si preannuncia cruciale. L’obiettivo è far capire a chi di dovere che il tempo è finito. Le istituzioni e il governo devono prendere atto della gravità della situazione e rispondere con azioni concrete, non con parole vuote. La Uilm non accetterà più rinvii e che ogni altra mancanza di risposta sarà interpretata come un atto di disinteresse per il futuro dei lavoratori. Le famiglie non possono più aspettare. La scadenza degli appalti Atlas, Iscot ,Trasnova Teknoservice e Logitech non è solo una questione economica, ma una battaglia per il futuro di una comunità intera.

Il 16 settembre si gioca una parte fondamentale della partita, e il sindacato è pronto a fare la sua parte per far sentire la voce di tutti i lavoratori. Ora, più che mai, la politica deve dimostrare di essere in grado di affrontare le sfide industriali e sociali che questo territorio sta vivendo. Il tempo è scaduto. Ora bisogna agire»

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