La situazione
25.08.2025 - 13:00
Con il rientro in aula ancora lontano, per molte famiglie italiane le vacanze estive sono già interrotte da una spesa che si annuncia particolarmente pesante: quella per i libri di testo. Secondo i dati più recenti, quest’anno il “kit scolastico” costerà in media oltre 700 euro per ciascun figlio, con un rincaro stimato del 5% rispetto al 2024. Un aumento che ha acceso i riflettori dell’Antitrust, che ha avviato un’indagine chiedendo chiarimenti agli editori sia sui prezzi sia sul numero di nuove edizioni pubblicate. La rilevazione di Adoc, l’associazione dei consumatori, fotografa un quadro disomogeneo ma in generale in salita. Per un alunno di scuola media, la spesa media si aggira sui 355 euro per il primo anno, 157 per il secondo e 150 per il terzo. Ma è alle superiori che il conto diventa salato: 525 euro per il primo anno, 376 per il secondo, 349 per il terzo, 353 per il quarto e 348 per il quinto. I licei scientifici restano in cima alla classifica, mentre gli istituti tecnici e professionali risultano leggermente meno onerosi, pur con cifre che restano consistenti.
Secondo l’Adoc, l’aumento dei costi non riguarda solo i prezzi di copertina ma anche il numero di volumi da acquistare, spesso rinnovati ogni anno per piccole modifiche. Una pratica che, denunciano le associazioni dei consumatori, impedisce l’acquisto dell’usato, una delle poche strategie finora a disposizione delle famiglie per ridurre le spese. Un problema sottolineato anche da Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio: «Ogni anno escono nuove edizioni, e questo di fatto impedisce di riutilizzare i testi adottati in passato. Anche quando le modifiche sono minime, le scuole sono obbligate a indicare il nuovo volume, e per le famiglie diventa impossibile recuperare libri usati».
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha chiesto spiegazioni agli editori su due fronti: l’incremento dei prezzi e la frequenza degli aggiornamenti editoriali. L’ipotesi è che possano esserci state condotte tali da limitare la concorrenza e mantenere artificialmente alta la spesa. Se tali comportamenti venissero confermati, potrebbero scattare sanzioni milionarie.
Sul fronte delle soluzioni, resta aperta la questione del digitale. L’adozione degli e-book e delle piattaforme interattive non ha ridotto i costi come si sperava: oltre al prezzo dei contenuti, le famiglie devono sostenere la spesa per i dispositivi di lettura e, in molti casi, per il materiale cartaceo che resta comunque necessario. «Il digitale non è gratis - osserva Costarelli - e in ogni caso servono tablet o computer adatti, che hanno un costo non trascurabile. Non possiamo considerarlo una soluzione definitiva per abbattere la spesa».
Il ministero dell’Istruzione e del Merito fissa ogni anno i tetti di spesa per i libri scolastici, ma le associazioni dei presidi segnalano che spesso i limiti non sono rispettati, specie nei licei. Per l’anno scolastico 2025/2026, gli importi massimi dovrebbero essere rivisti alla luce dell’inflazione e degli aumenti, per evitare che la differenza tra tetto e realtà diventi ancora più marcata.
Intanto, in molte famiglie si cerca di correre ai ripari ricorrendo a mercatini, gruppi di scambio e piattaforme online per il riuso dei libri. Un mercato parallelo che, però, rischia di essere messo in crisi proprio dalla moltiplicazione di nuove edizioni, che rendono incompatibili testi di un anno con quelli adottati l’anno successivo. Mentre si attendono gli esiti dell’indagine dell’Antitrust, il tema del caro-libri resta centrale nel dibattito pubblico, toccando un aspetto fondamentale del diritto allo studio: l’accessibilità.
La scuola, avvertono le associazioni dei consumatori, non può trasformarsi in un ulteriore fattore di disuguaglianza economica. Sul fronte dei libri, poi, la situazione è sempre in costante aumento. Secondo il Codacons, sulla base dei dati della relazione preliminare dell’Antitrust sull’editoria scolastica, la spesa media supera ora 580 euro l’anno per studente alle scuole medie e 1.250 euro alle superiori, con una crescita del 13% rispetto al 2015. Costi che gravano pesantemente sulle famiglie, che sono costrette a cercare alternative sia nei mercatini dell’usato sia acquistando nella grande distribuzione o attraverso internet, con la speranza di risparmiare qualcosa.
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