Cronaca
29.07.2025 - 08:00
Un altro record negativo di cui la provincia di Frosinone avrebbe fatto volentieri a meno. La Ciociaria infatti ha il primato nazionale dei ruderi. Ovvero di quegli immobili (unità collabenti in gergo tecnico) che non fanno reddito e che, dunque, non valgono per l’Imu. E dato che, come diceva qualcuno, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina, il sospetto è che il boom degli immobili dal 2011 a oggi sia per non pagare l’Imu. Frosinone, come l’anno passato, si conferma la provincia con il maggior numero di unità immobiliari F2 con 32.023 unità e una crescita del 4,1% sul 2020, come rilevato da un’indagine di Confedilizia su dati dell’Agenzia delle entrate.
Dietro a Frosinone si collocano Cosenza con 23.238 ruderi (+13,5%) e Messina con 18.879 (+12,5%). Fuori dal podio Torino con 16.165, Cuneo con 15.564 e Foggia con 14.594. La provincia di Frosinone ha più ruderi di tutto il Lazio messo insieme, a cominciare dalla provincia di Roma, che, invece, si ferma a 5.787, mentre le altre province del Lazio registrano 5.201 unità collabenti a Rieti, 4.923 a Viterbo e 3.723 a Latina.
All’opposto i territori con meno ruderi sono Trieste con 345, Prato con 440, Gorizia con 488, Lodi con 752 e Varese con 879, le uniche province d’Italia che non superano quota mille. I capoluoghi con il maggior numero di immobili non soggetti a Imu sono Palermo con 3.787, Reggio Calabria con 2.537, Messina con 1.969, Ragusa con 1.951 e Roma con 1.795. Ma anche in questa classifica Frosinone non è messa male visto che è nella top ten italiana, al nono posto, con 1.121 immobili ridotti a rudere. Le altre province del Lazio sono a 562 Viterbo, a 533 Rieti e a Latina 205. Le città con meno ruderi, all’opposto, sono Bolzano con 6, Bergamo con 31, Varese e Como con 40 e Pordenone con 41.
Gli immobili in questione potrebbero essere stati volontariamente lasciati in malora o abbandonati per evitare di pagare l’Imu su proprietà di fatto non più sfruttabili. Una situazione che, con la riduzione dei bonus fiscali sulle ristrutturazioni - denuncia Confedilizia - potrebbero solo peggiorare, aggravando questo stato di cose. In dodici anni (dal 2011 al 2023) - evidenzia Confedilizia - i ruderi sono incrementati del 123% con punte del 362% a Ferrara, del 357% a Foggia, del 337% ad Agrigento, del 297% ad Avellino e del 296% a Mantova. In crescita anche le grandi città con Napoli a +297% e Roma a +214%. Invece, dal 2020 al 2024 la provincia con l’incremento maggiore è Napoli con +24%, mentre la città di Varese a +135%, anche se con una crescita da 17 a 40. L’andamento in Ciociaria negli ultimi anni è stato di costante crescita: nel 2020 gli immobili collabenti erano 30.769, di cui 1.046 nel capoluogo, l’anno dopo erano 31.268 (+1,62% su base annua) e 1.053 (+0,66%), poi nel 2022 31.687 (+1,34%) e 1.086 (+3,13%), quindi nel 2023 erano 31.902 (+0,67%) e 1.123 (+3,40%). Nel periodo 2020-2024 si registra un aumento del 4,07% in Ciociaria e del 7,17% nel capoluogo, mentre dall’epoca pre-Imu si ha un incremento ben più consistente pari al 32,95% sulla provincia e del 28,85% su Frosinone città. Nell’ultimo anno, invece, la crescita è dello 0,38% sulla provincia, mentre a Frosinone c’è un leggero calo attestato allo 0,18%.
Dando uno sguardo alle altre categorie catastali dal 2011 a oggi a Frosinone città la classe catastale A1 (abitazioni signorili) era una e tale è rimasta tredici anni dopo. Le A2 (abitazioni civili) sono cresciute da 14.302 a 15.875, le A3 (classe economica) sono passate da 2.404 a 2.540, le A4 (popolari) da 3.771 a 3.601, le A5 (ultra popolari) scendono da 838 a 610, come le A6 (rurale) da 16 a 13, i villini (A7) invece crescono da 870 a 984, le ville (A8) praticamente stabili da 3 a 2, i castelli, invece, non ci sono, quello di Selva dei Muli è un cumulo di rovine e di sporcizia. Infine, stabile a 4 il dato delle abitazioni tipiche del luogo.
In tutta la provincia dal 2011 l’evoluzione è stata da 51 a 45 per le abitazioni signorili, da 114.377 a 129.680 per le abitazioni civili, da 50.719 a 56.791 per la classe economica, da 60.279 a 62.775 per quella popolare, da 28.398 a 21.604 per quella ultra popolare, da 1.864 a 1.474 per gli immobili rurali, da 9.715 a 10.356 per i villini, da 31 a 23 per le ville, stabili a 20 castelli o palazzi di eminenti pregi artistici o storici e da 94 a 77 per le abitazioni tipiche del luogo.
Dunque da quando è entrata in vigore l’Imu se i ruderi sono aumentati, si può dire lo stesso per le abitazioni civili (A2), per quelle in classe economica, per le popolari, per i villini, ma non per le abitazioni signorili, le case rurali, le ville e le abitazioni tipiche del luogo, tutte in diminuzione.
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