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Operazione Pesce giallo: mazzette all’ex Catasto, due condanne

Corruzione, induzione indebita e truffa per le pratiche all’ex Catasto: ieri la sentenza. L’operazione dei carabinieri era nata nel 2019 dopo la denuncia presentata da due geometri

Operazione Pesce giallo: mazzette all’ex Catasto, due condanne

Una delle videoregistrazioni effettuate dai carabinieri nell’ufficio dell’ex Catasto

Corruzione, induzione indebita, truffa aggravata: sono i reati contestati a vario titolo nel processo scaturito dall’inchiesta “Pesce giallo”, condotta dai carabinieri di Frosinone nel 2019 e ieri arrivata alla sentenza. Due le condanne: sette anni e sei mesi a Carlo Mastroianni e otto anni e sei mesi a Domenico Carnevale. Assolti tutti gli altri imputati.
Al centro dell’indagine, i comportamenti di alcuni dipendenti dell’ex ufficio del Catasto di Frosinone (oggi Agenzia delle Entrate) e di un gruppo di intermediari che, secondo l’accusa, avrebbero approfittato della buona fede dei cittadini per ottenere somme di denaro in cambio della conclusione di pratiche edilizie.

A far scattare l’indagine fu la denuncia di un geometra, che segnalò un episodio legato all’accatastamento di un immobile. Da lì, secondo quanto ricostruito dalla procura, sarebbe emerso un sistema in cui agli utenti venivano prospettate difficoltà inesistenti, venivano svalutati i tecnici incaricati, e infine richiesti soldi per risolvere “problemi” creati ad arte.

Protagonisti principali, secondo l’accusa, Carlo Mastroianni, 64 anni, di Monte San Giovanni Campano, e Domenico Carnevale, 68 anni, di Sora, entrambi dipendenti dell’Agenzia delle Entrate. Uno era addetto al front office, l’altro aveva accesso diretto alle banche dati.

Le indagini si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, videoregistrazioni all’interno degli uffici e sequestri. Elementi che, secondo il pubblico ministero Beatrice Neroni (che ha ereditato il fascicolo dal collega Adolfo Coletta), avrebbero comprovato la natura sistematica delle richieste illecite.

Nel corso della requisitoria, il pm aveva ricordato il rinvenimento di 50 euro in contanti nell’ufficio di Carnevale, episodio che portò al suo trasferimento. E ha sottolineato come, anche se in alcuni casi le somme richieste erano minime (anche solo 20 euro), ciò non diminuisce la gravità dell’abuso perpetrato nei confronti di cittadini spesso privi di strumenti per difendersi. Le pene più elevate erano state richieste proprio per Mastroianni (10 anni) e Carnevale (9 anni), con una riqualificazione del reato di concussione in induzione indebita nel caso di quest’ultimo.

Gli altri imputati, tra geometri, intermediari e agenti immobiliari, erano accusati di concorso in corruzione o induzione indebita. Ma per loro c’è stata l’assoluzione.

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