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Maurizio Cocco, l'avvocato: «Tre anni di inferno»

Mario Cicchetti, legale dell’ingegnere, racconta il calvario del suo assistito. «È stato detenuto in uno dei peggiori penitenziari al mondo, in Costa d’Avorio. Ora è ricoverato»

Maurizio Cocco

Una recente foto di Maurizio Cocco

La prima notte fuori dal carcere non è stata semplice. Maurizio Cocco è molto provato. I tre anni di prigionia in Costa d’Avorio sono stati un inferno. Non gli sembra ancora vero che sia uscito da quel carcere sovraffollato. Dove i detenuti vivono in condizioni disumane. Costretti a dormire a terra. Anni in cui ha vissuto situazioni al limite della sopravvivenza. Finalmente, mercoledì scorso, ha rivisto la luce. È tornato in libertà, salvato da una catena di solidarietà, che con sacrifici e rinunce, hanno formato dapprima familiari e amici e poi tanti persone e tanti imprenditori che hanno preso a cuore la drammatica situazione dell’ingegnere fiuggino.

La sua scarcerazione ha riempito di gioia e fatto tirare un sospiro di sollievo alla moglie Assunta Giorgilli, ai figli Francesco e Alessandro, alla comunità di Fiuggi e alle tante persone che hanno seguito la vicenda dal 2022. Soddisfazione è stata espressa anche dall’avvocato Mario Cicchetti, da marzo scorso difensore dell’ingegnere Cocco.
«Una grandissima soddisfazione – ha dichiarato l’avvocato Cicchetti – Sono stati tre anni di carcere duro, in uno dei peggiori penitenziari al mondo, in Costa d’Avorio. La complessa operazione si è resa possibile anche grazie all’aiuto di tante persone care che, a dispetto del Governo al quale erano state rivolte numerose istanze, tutte puntualmente disattese, sono state vicino al mio assistito. L’ingegnere è ricoverato nel locale nosocomio per delle urgenti cure per poi fare rientro in patria, non appena sarà possibile. È molto provato dai tre anni di ingiusta detenzione. È provato non solo dal regime carcerario cui è stato sottoposto, ma anche dalle gravissime patologie che lo hanno interessato in questo periodo, dalla malaria, al colera, all’ictus che sono stati curati anche in malo modo, per cui siamo felici di poter dire che Maurizio Cocco è tornato libero. Una situazione pesante vissuta ai limiti della sopravvivenza, in un carcere sovraffollato».

L’ingegnere Cocco era stato incriminato per riciclaggio e traffico di stupefacenti, accuse per le quali è stato assolto. Ma poi è scattata una condanna a due anni per evasione fiscale, pena che ha finito di scontare il 2 giugno dello scorso anno. Eppure era ancora in carcere in regime di detenzione preventiva per il processo d’appello. Per la cauzione servivano 150.000 euro. Ne avevano chiesti oltre un milione in precedenza, poi grazie anche all’intervento dell’avvocato Cicchetti, si è riusciti a far abbassare la cifra. Già una cifra importante era stata inviata, ma servivano altri soldi e per questo era stato fornito l’Iban durante la conferenza stampa delle scorse settimane a Ferentino, nella sede di Cialone tour, per cercare tutti insieme di salvare la vita a Maurizio. Nel frattempo la catena di solidarietà di amici, familiari e imprenditori non si è fermata.
E finalmente è stata raccolta la somma necessaria. Tutti soldi che tanti familiari e amici hanno donato facendo molti sacrifici. Ed è per questo che, per chi volesse contribuire, resta la possibilità di fare una donazione. (Queste le coordinate: Banca Centro Lazio, conto numero 20/117423. Cocco Alessandro, Iban IT 65 G 0871674442000020117423. Codice Bic: CCRTIT2TBCL)

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