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Fiuggi

Detenuto in Costa d'Avorio. La moglie: Maurizio Cocco rischia di morire

Un nuovo appello di Assunta Giorgilli. Raccolta fondi per aiutare la famiglia a pagare la cauzione. «Ha bisogno di essere curato in ospedale»

Maurizio Cocco

Una recente foto di Maurizio Cocco

Sono trascorsi tre anni. Tre anni di angoscia, paura, preoccupazione, dolore. La preoccupazione di non poter riabbracciare un marito, un padre, un figlio, un amico. Il dolore e il senso di impotenza sapendo che le sue condizioni non sono ottimali, che ha bisogno di cure, del ricovero in ospedale. Sono tre anni che la signora Assunta Giorgilli attende, insieme ai familiari e a quanti hanno cercato di darle sostegno e forza, che suo marito Maurizio Cocco venga scarcerato. L’ingegnere di Fiuggi è rinchiuso nel penitenziario di Abidjan in Costa d’Avorio.

Cocco fu incriminato per riciclaggio e traffico di stupefacenti, accuse per le quali è stato assolto. Ma poi è scattata una condanna a due anni per evasione fiscale, pena che ha finito di scontare il 2 giugno 2024. Eppure è ancora in carcere. Per la cauzione servono 150.000 euro. Già diversi soldi sono stati inviati ma ne servono ancora altri e per questo è stato fornito l’Iban per cercare tutti insieme di salvare la vita a Maurizio. Queste le coordinate: Banca Centro Lazio, conto numero 20/117423. Cocco Alessandro, Iban IT 65 G 0871674442000020117423. Codice Bic: CCRTIT2TBCL. Nelle scorse settimane, nella sede di Cialone tour a Ferentino, è stato lanciato un appello. Presente anche la moglie Assunta Giorgilli con cui abbiamo parlato anche ieri pomeriggio.

L’ultima volta che ha sentito Maurizio quando è stata?
«L’ho sentito per cinque minuti ieri sera (sabato, ndr). Era molto provato».

Come sta?
«Maurizio, purtroppo, peggiora ogni giorno. Ha bisogno necessariamente di cure. Subito. Più passa il tempo, più la sua salute è a rischio. Deve essere ricoverato, non può affrontare neanche il viaggio. Pesa 50 chili, soffre di pressione alta. Ho già contattato una clinica privata, ma se non viene scarcerato non può ovviamente essere ricoverato e, soprattutto, ricevere le cure di cui ha bisogno da troppo tempo ormai. Siamo preoccupati. Aiutateci a riportarlo a casa».

Sono tre anni che suo marito è detenuto…
«Sono tre anni di buio, angoscia, dolore. Era partito per andare a lavorare ed è stato arrestato, insieme ad altre persone, con capi di accusa pesanti, come se facesse parte di una organizzazione mafiosa. Accuse da cui è stato assolto. Le altre persone arrestate insieme a lui sono riuscite a pagare la cauzione (anche molto più alta) e sono state liberate. Mio marito è ancora in quel lager. Nonostante sia stato assolto è tuttora detenuto, illegalmente».

Lei ha subito raggiunto la Costa d’Avorio quando ha saputo dell’arresto...
«Sono stati mesi difficili, terribili purtroppo. Nulla è stato facile. Per fortuna ho incontrato anche persone che mi hanno aiutata e curata quando ho dovuto affrontare situazioni di salute non semplici. Ora l’importante è salvare mio marito».

Nelle scorse settimane è partita una raccolta fondi e fornito l’iban per poter riuscire a trovare i soldi che mancano per pagare la cauzione...
«In questi tre anni abbiamo dovuto pagare per tante situazioni, anche per far mangiare mio marito o farlo dormire su un materasso. Anche per riavere il passaporto. Grazie all’aiuto della mia e della sua famiglia e di amici, siamo riusciti a trovare parte dei soldi per la cauzione, già inviati, ma non sono stati sufficienti. Ringrazio i tanti che si sono adoperati per aiutarci, la comunità di Fiuggi, gli enti che hanno avviato una raccolta fondi. Grazie a Guglielmo Cialone, a Biagio Cacciola, a don Wilfrid Bikouta per l’appello, rivolto in particolare a imprenditori. Grazie per il sostegno e l’impegno per la raccolta fondi per pagare la cauzione e salvare mio marito. Perché Maurizio, oltre ad essere scarcerato, ha bisogno di essere curato e, quindi, salvato. Grazie a tutti».

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