Cerca

Il caso

Poliziotti arrestati per rapina

C’è anche un uomo residente a S. Apollinare tra i tre agenti finiti ai domiciliari insieme a un albanese. Secondo la procura avrebbero messo in atto un finto blitz per portare via 36.000 euro a due rumeni

Poliziotti arrestati per rapina

C’è anche un poliziotto residente a San’Apollinare tra i tre agenti del commissariato Salario Parioli che insieme a un cittadino albanese sono stati arrestati per rapina aggravata. Si tratta di Danilo Barbieri di Roma, Dario Scascitelli di Roma ma residente a Rocca di Papa, Matteo Vita, residente a Sant’Apollinare, e Erjon Abazi, albanese, residente a Roma. Gli arresti sono stati eseguiti dai colleghi degli indagati, ossia dalla Squadra mobile che, come si legge nel comunicato, «ha eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari emessa nei confronti di tre poliziotti del commissariato Salario Parioli e nei confronti di un soggetto di nazionalità albanese». Fondamentali per le indagini «le dichiarazioni della persona offesa, l’acquisizione e la visione dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona e un’analisi approfondita dei tabulati telefonici».

I quattro arrestati, il 27 marzo scorso, si sono introdotti, con la scusa di una perquisizione ed esibendo i tesserini in uso alle forze dell’ordine, «all’interno di un’abitazione in via Carmelo Maestrini» e dopo aver «intimato ai due fratelli presenti in casa di rimanere in soggiorno», hanno rubato 35.000 e 900 euro «sottraendoli alla cassaforte collocata nella camera da letto aprendola e successivamente chiudendola con le apposite chiavi, che portavano con loro», prima di allontanarsi. Ai tre poliziotti indagati è contestato anche il reato di perquisizione illegittima.

Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, spiega che «la delega all’attività investigativa conferita alla Squadra Mobile per i gravi fatti oggetto di accertamento, testimonia la piena fiducia della procura nel lavoro costantemente svolto con lealtà e dedizione dalla polizia di stato nella città di Roma». Secondo quanto denunciato dalla vittima, un rumeno che lavora nel settore alberghiero, il giorno che i poliziotti si presentarono a casa sua, uno in particolare gli disse di seguirlo in camera da letto perché doveva parlargli: «Mi chiedeva cosa avessi di illegale in casa, tipo droga, hascisc o altro, altrimenti avrebbe proceduto con una perquisizione domiciliare con tutte le conseguenze del caso e qualora avesse trovato qualcosa mi avrebbe accompagnato in Questura».

Da quel momento in poi la vittima è stata invitata a tornare in salotto dove si trovava anche la moglie, mentre il poliziotto e i suoi colleghi hanno continuato a perquisire tutta la casa. Alla fine della finta operazione i coniugi sottoposti a controllo sono rientrati in camera da letto e si sono accorti che mancava l’unica chiave utile ad aprire la cassaforte, all’interno della quale c’erano quasi 36.000 euro in contanti, spariti. A terra i rumeni hanno trovato un quadernino di colore blu che era custodito in cassaforte insieme ai soldi, dunque ne hanno dedotto che i poliziotti avessero trovato la chiave, aperto la cassaforte prendendo i contanti e facendo cadere il quaderno che è rimasto sul pavimento dopo che hanno richiuso portandosi via la chiave. L’identificazione dei quattro è stata possibile grazie alle immagini catturate dalla videocamera di un negozio che si trova nel palazzo accanto all’abitazione delle vittime e che ha registrato anche una parte della conversazione «Gli dovemo rubà ‘sti sordi?». Gli agenti della Squadra mobile hanno riconosciuto i loro colleghi e il quarto uomo. Tutti gli indagati si trovano agli arresti domiciliari e saranno sentiti dal gip di Roma nei prossimi giorni.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione