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Frosinone

Arrestato per gli spari in carcere

Il 19 settembre 2021 un detenuto faceva fuoco contro altri tre con una pistola recapitatagli con un drone. Ad Alessio Peluso notificata un’ordinanza di custodia. Lo scontro collegato al commercio di beni proibiti

Arrestato per gli spari in carcere

Il carcere di Frosinone

Sparatoria in carcere a Frosinone, ordinanza di custodia cautelare per il ras di Abbasc Miano Alessio Peluso. Per l’episodio del 13 giugno 2021 - cinque colpi esplosi verso tre detenuti che lo avevano aggredito qualche girono prima - a Peluso, ancora detenuto ma da tempo ormai non più a via Cerreto, sono contestati i reati di associazione mafiosa, possesso e detenzione di arma da fuoco, tentato omicidio, violenza privata verso pubblico ufficiale e accesso indebito di dispositivi di telecomunicazione. La pistola, una Bernardelli semiautomatica, fu inviata nel carcere di Frosinone divisa in tre pezzi. La misura segue l’ordinanza cautelare, con 21 arresti di marzo 2024, per le consegne con i droni di droga, cellulari e della pistola. Già in quell’ordinanza, pur non essendo tra gli indagati, emergeva il ruolo di Peluso. La misura è firmata dal gip di Napoli, su richiesta dei pubblici ministeri Graziella Arlomede, Simona Rossi e Maria Sepe, in base ai risultati delle indagini condotte dal Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria.

Per la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, la sparatoria sarebbe la risposta alla rottura degli equilibri consolidati all’interno del carcere di Frosinone. Peluso sarebbe entrato in rotta di collisione con un altro detenuto che, due giorni dopo il trasferimento dal carcere di Secondigliano, avrebbe esportato in Ciociaria il sistema dei droni. Secondo le accuse, la reazione, plateale, sarebbe servita a riaffermare la supremazia dell’Alleanza di Secondigliano e per mantenre il controllo del commercio con i droni. Per far arrivare la pistola sarebbero stati pagati 10.000 euro. Peluso non avrebbe esitato a sparare, ferendo di striscio uno dei tre rivali, mettendo nel conto di dire addio a un florido mercato. Gli investigatori, infatti, dalle intercettazioni avrebbero sentito un detenuto lamentarsi di aver perso un affare da 30.000 euro.

L’inchiesta, condotta anche grazie a collaboratori di giustizia, ha permesso di delineare il quadro in cui alcuni protagonisti si muovevano per far entrare nel carcere ogni bene. C’era un tariffario, poi rivisto al rialzo, da 2.000 a 3.000 euro dopo i sequestri da parte della polizia penitenziaria. Dalle intercettazioni, chi indaga ha ascoltato chi si vantava di essere riuscito a introdurre nel carcere la pistola. Peraltro, a Frosinone, fuori dal carcere, nel giugno del 2021 era stato bloccato un pilota di droni con tanto di sequestro di diversi telefonini, probabilmente diretti all’interno. Nello stesso periodo accertati tre sorvoli di droni sul carcere.

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