Cerca

La cerimonia in una piazza gremita

Addio a Bergoglio. Un lungo abbraccio: «Grazie Francesco»

In Vaticano più di 250.000 fedeli per l’ultimo saluto. Dal rito funebre fino al corteo: il racconto della giornata

Addio a Bergoglio. Un lungo abbraccio: «Grazie Francesco»

Ieri Roma si è svegliata avvolta da una luce gentile, come se il cielo volesse rendere omaggio. In piazza San Pietro, già dalle prime ore del mattino, il popolo silenzioso si raccoglieva intorno a Papa Francesco. Una marea di volti segnati dalla commozione, stretta attorno alla figura del Santo Padre, invadeva via della Conciliazione. Tante le bandiere sventolate al cielo dai fedeli, provenienti da ogni angolo del pianeta. Dall’Argentina all’Australia, passando per la Cina, l’India e tanti altri Paesi europei. Non era solo il funerale di un Pontefice. Era il saluto a un padre, a un amico, a un pastore che aveva scelto di camminare con il popolo, fianco a fianco. In tanti stringevano in mano rosari, fotografie, lettere scritte a mano, come se volessero consegnargliele ancora, prima dell’ultimo viaggio.

Alcune le abbiamo lette. «Papa Francesco, sei nei nostri cuori», scrive Margaretka. E ancora: «Spero che il mondo maturi le idee buone che sono germogliate con te», l’auspicio di Lorena. Una lettera anonima invece recitava: «Porgi una preghiera per me, per il mio compagno, per le nostre rispettive famiglie e per i nostri colleghi. Ne abbiamo bisogno». Poco dopo le 9 una voce ha invitato i fedeli al raccoglimento, ad abbassare stendardi e cartelloni. Poi il suono delle campane, che ha scandito l’inizio del rito. La bara di legno chiaro, semplice, senza ornamenti o fiori, come richiesto da Francesco, è stata portata fuori dalla basilica poco dopo le dieci dai sediari. Nessun trono: solo una vistosa croce bianca, il Vangelo aperto e il silenzio assoluto di una piazza immensa. A quel punto il cardinale decano, Giovanni Battista Re, ha iniziato l’omelia parlando di Francesco come «un uomo che ha saputo rendere la Chiesa una casa aperta, dove nessuno si sentisse straniero». E non era una frase di circostanza. Lo si vedeva negli occhi lucidi delle migliaia di persone accorse: giovani, anziani, famiglie, credenti e non credenti, tutti accomunati da una gratitudine silenziosa. Ma lo si è visto anche dai sacerdoti, che sul finire del rito funebre hanno distribuito l’ostia alle forze dell’ordine e agli addetti ai lavori, fino al punto più alto di piazza San Pietro.

«Di fronte all’infuriare di tante guerre nel corso di questi anni – ha proseguito Giovanni Battista Re – con orrori disumani e innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce, implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le migliori soluzioni possibili. Perché la guerra, come diceva, rappresenta solo la morte di persone, distruzoni di case, ospedali e scuole». Un messaggio che Bergoglio ha provato a diffondere con determinazione anche nei suoi ultimi giorni di vita, quando la salute è peggiorata, quando la stanchezza si è fatta incessante: «Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino agli ultimi istanti della sua vita terrena. Ha seguito le orme del suo pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita».

In prima fila, sotto il colonnato di Bernini, sedevano i grandi della terra. Ma anche lì, l’atmosfera era insolita: non il rigido protocollo delle grandi cerimonie vaticane, ma un raccoglimento reale, sincero. Il presidente argentino aveva gli occhi chiusi, la delegazione francese si stringeva le mani. I patriarchi ortodossi, gli imam, i rabbini, tutti uniti nel silenzio. Sul lato destro del sagrato della basilica Donald Trump, affiancato da sua moglie Melania, ha accompagnato con un lungo applauso il passaggio del feretro di Bergoglio, così come hanno fatto Volodymyr Zelensky, Sergio Mattarella, Emmanuel Macron e i principi William e Alberto. La lunga cerimonia ha preso la via della conclusione con la supplica della Chiesa di Roma, letta dal cardinale Baldo Reina, e quella delle Chiese Orientali. Poi, l’ultimo gesto: il cardinale Re ha incensato a lungo la bara e il feretro è stato sollevato dai sediari, che lo hanno esposto alla folla di fedeli intenti a dare al Santo Padre l’ultimo saluto.

Un applauso spontaneo si è levato, lungo e caldo, come un’onda che ha attraversato la piazza. Ma più che un applauso è sembrato un abbraccio. Un ringraziamento collettivo. Pian piano i cardinali hanno fatto rientro nella Basilica, seguiti dal feretro di Bergoglio. Mentre la piazza lentamente si svuotava, alcuni gruppi di fedeli si fermavano a cantare “Fratelli tutti”, uno dei suoi ultimi insegnamenti diventato preghiera. Un modo semplice, umile, profondamente francescano per dire addio. Poi il corteo sulla papamobile, più breve di quanto ci si aspettasse. Dopo un primo passaggio a Santa Marta la vettura bianca ha proseguito il tragitto costeggiando il Campidoglio, l’Altare della Patria e i Fori Imperiali. Luoghi simbolo della capitale che, a suo modo, ha dato anch’essa l’ultimo saluto al Santo Padre. Poi l’arrivo a Santa Maria Maggiore, dove le forze dell’ordine hanno dovuto fare gli straordinari per il grande afflusso di fedeli accorsi ad attendere il Papa. Lungo il tragitto Bergoglio è stato omaggiato con il lancio di rose bianche e fiori, al grido «Grazie Francesco». Dentro la Basilica Francesco troverà il suo riposo, vicino a Clemente VII e Paolo V Borghese. Ma la sensazione, oggi, era che non fosse una fine. Piuttosto, un nuovo inizio. Perché Francesco, il Papa che chiedeva di pregare per lui, il Papa che voleva una Chiesa povera e ospitale, ha lasciato un’impronta destinata a rimanere.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione