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La storia di Mary Buccieri

Il calzino di Gabriel nelle mani del Santo Padre

Il ricordo di una giornata indimenticabile vissuta dalla collega giornalista Mary Buccieri di Pontecorvo

Il calzino di Gabriel nelle mani del Santo Padre

Mary Buccieri con papa Francesco

Papa Francesco e “Il calzino di Gabriel”: non il titolo di un libro, ma il ricordo di una giornata indimenticabile vissuta dalla collega giornalista Mary Buccieri di Pontecorvo, la quale prima di essere formatrice per l’Ordine dei Giornalisti del Molise lavorava nella redazione di Isernia del Sannio Quotidiano. «Era il 5 luglio 2014 - ricorda - faceva tanto caldo. E io ero all’ottavo mese di gravidanza. Ma nessuno poteva fermarmi perché nella città dove io lavoravo era atteso l’arrivo di papa Francesco. Una giornata storica per il Molise. Sono partita da Pontecorvo e prima di uscire ho preso dal cassetto del bimbo che doveva nascere un paio di calzini, piccolissimi, celesti. Ho pensato “Dovessi mai incontrare il Papa!”, sapendo ovviamente che sarebbe stato solo un sogno. Sessanta chilometri, arrivo a Isernia in redazione, e con la collega e ci dirigiamo a piedi verso il carcere, zona San Lazzaro, dove era atteso il primo incontro, ma qui con altri colleghi e una troupe di Rai Molise decidiamo di anticiparci e di spostarci verso la cattedrale». Mary ricorda ogni dettaglio: «Ci siamo sistemate accanto alle colonne della chiesa, e nonostante l’ostacolo security arriviamo alle transenne più vicine alla porta principale della Cattedrale. Dietro di noi fotografi da tutta Italia, ero stanca, ma felice di essere a pochissimi metri dal Santo Padre. L’attesa… Ed ecco che accade, il Papa stava per uscire. “Francescoooooo! Francesco giratiiii!” e i fotografi urlavano con noi… la collega Mariella indicava la mia pancia. E Francesco si è girato. Ha guardato proprio verso di me».

Il racconto ora è real time: «Istintivamente prendo i calzini del bimbo dalla tasca e inizio a sventolarli. Lui cambia direzione e viene verso di noi. L’uomo più potente del mondo si avvicina, sempre di più. Francesco mi guarda incuriosito, richiamato dai piccoli calzini e mi scruta con sguardo di approvazione. La sua mano cade sul mio pancione che tocca con estrema dolcezza, lo benedice e mi chiede: “Che nome darai al tuo bambino?” E io rispondo: “Gabriel, perché vuol dire forza di Dio”. Gli bacio la mano, e consegno nel suo pugno uno dei calzini benedetti: “Lo do a te in segno di protezione di mio figlio che nascerà ad agosto”. Il suo assistente prese il calzino e lo chiuse nella valigetta nera che portava sempre con sé. Ancora uno sguardo, un sorriso, e Francesco proseguì. È stato uno dei momenti più belli della mia vita».

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