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Il monitoraggio sul Sin

Valle del Sacco, diminuiscono gli inquinanti

I risultati della sorveglianza indicano un calo della contaminazione. Fattore di rischio l’uso dell’acqua dei pozzi per mangiare, bere, lavarsi e irrigare

Valle del Sacco, diminuiscono gli inquinanti

Nel rapporto annuale del Dep Lazio un capitolo dedicato al Sin Valle del Sacco

C’è anche l’indagine epidemiologica sul Sin Valle del Sacco nel rapporto annuale del Dep Lazio, il dipartimento di epidemiologia.
Il report Dep 2024 sintetizza i progetti in corso, i principali risultati delle attività e le pubblicazioni scientifiche. «Il Dep Lazio, nell’ambito del programma Salute, ambiente, biodiversità e clima del ministero della Salute del Piano complementare al Pnrr - si legge nello studio - è impegnata in 10 progetti nazionali che hanno l’obiettivo, tra gli altri, di rafforzare la rete Snps e Snpa».
Quanto allo studio sul Sin, «concluso il progetto Indaco nella Valle del Sacco, continua l’attività di sorveglianza nel Sin al fine di costituire un sistema permanente ambiente e salute, strutturando interventi mirati per la prevenzione primaria e secondaria di effetti avversi per la salute, con un focus sulle disuguaglianze. Inoltre l’obiettivo è la creazione di un network interregionale per il biomonitoraggio umano nei Sin italiani per la valutazione dell’esposizione della popolazione (inquinanti organici persistenti, metalli, Pfas) nonché per l’analisi dei rischi per la salute».

Il programma del progetto Indaco - ricorda il Dep Lazio - coinvolge i 200.000 residenti nei 19 comuni del nuovo Sin, ampliato nel 2016. Nel 2024 sono stati conclusi gli studi epidemiologici per valutare gli effetti dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni dai siti industriali, sulla salute dei residenti». Attenzione particolare dedicata agli effetti dell’Esaclorocicloesano.
Il Dep rileva che «la caratterizzazione ambientale ha permesso di condurre studi epidemiologici sulla coorte degli assistiti residenti nel Sin permettendo di analizzare la mortalità della popolazione in relazione all’inquinamento atmosferico e industriale. Inoltre, è stata conclusa la nuova fase del programma di sorveglianza epidemiologica e biomonitoraggio del beta-esaclorocicloesano, su un campione di 1.200 residenti entro un chilometro dal fiume in tutti i 19 comuni del Sin».
Sul fronte dei risultati «l’indagine di biomonitoraggio ha evidenziato per la prima volta la riduzione della contaminazione da questa sostanza nella popolazione residente».

Delle 1.176 persone che hanno eseguito il prelievo va rimarcato che sono 600 delle 761 contattate dall’Asl Roma 5 per l’area di Colleferro e appena 576 su 1.549 per l’Asl di Frosinone. Il 52% «possiede un pozzo privato, il 34,14% utilizza l’acqua del pozzo per lavarsi, il 3,3% per bere, il 26% per cucinare e il 39,8% per irrigare. Riguardo all’uso di prodotti alimentari di produzione propria o locale, il 12% fa uso di latticini, il 44,9% di carni, e il 45,8% di frutta e verdura».
Per i risultati specifici da Indaco emerge «che il valore mediano della concentrazione ematica di beta-esaclorocicloesano per comune diminuisce spostandosi nei comuni in direzione Sud lungo il fiume Sacco, e quindi allontanandosi dalla fonte di inquinamento.

Questo gradiente era evidente anche nelle fasi precedenti del biomonitoraggio (2013-2015 e 2017-2018), ma con valori di beta-esaclorocicloesano più elevati». E ancora: «Le persone residenti nei nuovi comuni inclusi nella riperimetrazione del Sin mostrano infatti delle concentrazioni mediane di beta-esaclorocicloesano minori rispetto alla popolazione residente nei comuni del vecchio Sin. I risultati mostrano inoltre una diminuzione temporale delle concentrazioni di beta-esaclorocicloesano in entrambe le popolazioni, anche se più marcata nella popolazione dei comuni del vecchio Sin rispetto ai nuovi comuni inclusi nel nuovo Sin. I dati di biomonitoraggio 2022-2023 mostrano che solo il 13,7% dei campioni ha un valore di beta-esaclorocicloesano superiore al limite identificato come valore di riferimento». Nelle indagini precedenti 2013-2015/2017-2018 il limite era pari al 34,6%. «Il decremento osservato può essere spiegato dal decadimento naturale del beta-esaclorocicloesano nel tempo, essendo passati da 5 a 10 anni tra le diverse indagini, in assenza di ulteriori esposizioni o con una diminuzione dell’esposizione ambientale alla sostanza.

Il decremento temporale nel gruppo delle persone che hanno ripetuto il prelievo si osserva per tutte le classi di età e in entrambi i generi, pur confermando un aumento delle concentrazioni all’aumentare dell’età e maggiori concentrazioni nelle donne rispetto agli uomini, risultato evidenziato anche nelle passate indagini di biomonitoraggio. Per il gruppo di persone che avevano eseguito il prelievo precedente nella campagna di biomonitoraggio del 2013-2015, la diminuzione media osservata della concentrazione ematica di beta-esaclorocicloesano è maggiore nei maschi rispetto alle femmine per tutte le classi di età. Nelle persone che avevano effettuato il prelievo precedente nel 2017-2018, la diminuzione media è molto minore (tra il 3 e il 28%), ad eccezione della classe di età 19-39 anni che mostra un decremento del 49% nelle donne e del 33% negli uomini».
Osservato anche «un aumento significativo delle concentrazioni di beta-esaclorocicloesano con l’aumentare dell’età, con l’aumentare dell’indice di massa corporea e con il diminuire del livello di istruzione, sia nella popolazione totale che nei due strati di popolazione».

In conclusione, nel dossier è emerso che «nel modello aggiustato il rischio di un incremento dei livelli ematici di beta-esaclorocicloesano diminuisce in maniera statisticamente significativa nella popolazione totale e nella popolazione dei comuni del vecchio Sin all’aumentare del livello di istruzione, mentre non si osserva alcun effetto nella popolazione dei nuovi comuni del Sin. Il consumo di cibi di produzione locale o propria ha un effetto statisticamente significativo solo nella popolazione dei comuni del vecchio Sin. L’uso dell’acqua dei pozzi privati per lavarsi, bere, cucinare e irrigare, risultano fattori di rischio statisticamente significativi nella popolazione totale e in quella dei vecchi comuni del Sin, ma non in quella dei nuovi comuni».

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