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Frosinone

Gina Turriziani Colonna morta in un incidente. Il 10 aprile l’appello

In primo grado condannati il fidanzato e un altro giovane. Sotto accusa i conducenti dei mezzi scontratisi a Latina nel 2017

gina turriziani colonna

La vittima Gina Turriziani Colonna

È fissato per il 10 aprile a Roma in Corte d’Appello il processo per la morte di Gina Turriziani Colonna, la giovane studentessa universitaria di Frosinone, morta in un incidente stradale avvenuto nel luglio del 2017 nella strada della Segheria a Latina. La vittima era a bordo di una Alfa Romeo Mito, condotta dal fidanzato Danilo C., di Ceccano che si era scontrata con una Fiat 500 guidata da un giovane di Vincenzo V., residente ad Aprilia. I due conducenti sono ritenuti i presunti responsabili del reato di omicidio colposo. In primo grado, il giudice del tribunale di Latina Beatrice Bernabei li aveva condannati a due anni con la sospensione della pena. La ragazza - in base a quanto è emerso nel corso delle indagini - stava andando a pranzo dopo aver trascorso una giornata di svago e relax al mare. In tarda mattinata era avvenuto il violento impatto tra i veicoli al centro dell’incrocio tra via della Segheria e via Piscina Scura. Era stato disposta anche la revoca della patente per i due imputati.

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice ha sottolineato che la morte di Gina Turriziani Colonna sia riconducibile alla condotta di guida dei due imputati. «Il conducente della Mito avrebbe potuto prevedere (in quanto debitamente segnalato da cartellonistica stradale) che altro utente della strada avrebbe potuto immettersi sulla strada principale da lui percorsa, avrebbe potuto evitare l’evento morte se avesse osservato una velocità di 50 chilometri orari». Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca Ciavardini e dagli avvocati Christian Alviani e Carlo Bonzano. La famiglia di Gina Turriziani Colonna, invece, si era costituita parte civile ed è rappresentata dall’avvocato Nicola Ottaviani.

Secondo quanto è emerso nel corso del processo, la Fiat 500 condotta dal giovane di Aprilia, non avrebbe rispettato lo stop mentre l’altra auto, l’Alfa Romeo Mito su cui viaggiava la vittima e che era condotta dal fidanzato, non avrebbe rispettato il limite di velocità di 50 chilometri orari. Ad aprile l’udienza per il procedimento d’appello.

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