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Sora

“Cca”, all'ex Serapide l’ingresso è facile

Tanti ragazzi trascorrono il loro tempo all’interno del centro commerciale incompiuto. L’ex “Serapide”, pericoloso ricettacolo di sporcizia e degrado, è diventato lo scenario di tanti video

“Cca”, all'ex Serapide l’ingresso è facile

Il cancello aperto che permette l’accesso al complesso incompiuto dell’ex “Serapide”, un sito ad alto rischio

«Non ci ferma nessuno, non c’è nessun divieto esposto e senza problemi si entra nel Cca». A parlare sono i giovanissimi che studiano in città e che hanno amici tra i Comuni limitrofi, non sono ancora maggiorenni, ma già conoscono il “mostro” di cemento che si trova nel centro cittadino: l’ex “Serapide”.
I ragazzi di appena sedici anni lo chiamano “Cca” che sta per “Centro commerciale abbandonato”. Quello che doveva essere un volano per Sora è diventato non solo oggi, ma negli ultimi decenni, un ricettacolo di immondizia e degrado sociale.

La sconcertante realtà è che i giovani giustificano i loro pomeriggi in quello spazio pieno di pericoli, oltre che teatro di morte e piazza di spaccio, perchè dicono che i cancelli sono aperti. Effettivamente, se si costeggia lo stabile gli accessi non sono negati: anzi, in più punti la vegetazione ha divelto la recinzione e un cancello è proprio aperto. Lì i pericoli sono tanti: non ci sono le finestre a protezione dei piani rialzati e la pavimentazione non è sicura. Tre i giovani che hanno trovato la morte in quel “mostro” che i giovanissimi chiamano “il Cca”, con molta tranquillità ammettendo che gli amici ci entrano. Sicuramente è un posto buio della città, dove fumare una sigaretta senza la preoccupazione di essere visti dai genitori, ma non è ammissibile che non si riesca a cogliere la pericolosità di quello spazio. Le famiglie dovrebbero capire dove e in che modo passano il tempo i loro figli. Infatti, se lo hanno ribattezzato “Cca” significa che in quel posto di degrado spesso ci passano il tempo, dove è a rischio la vita dei frequentatori.

Il padre di Andrea Polsinelli ha da anni avviato una campagna per vedere i cancelli chiusi all’ex “Serapide”, dove suo figlio trovò la morte. Pio si augura che nessun’altra famiglia sia costretta a vivere il dolore della perdita di un figlio a causa di quello spazio, terra di nessuno. I ragazzi devono essere informati su quello che rischiano entrando in un’area dove l’accesso è di fatto non concesso dalla magistratura. La presenza di persone nell’ex “Tomassi” è anche avvalorata dalle testimonianze dei residenti, che sentono voci provenire dalla struttura abbandonata, dove i giovanissimi entrano e si filmano mentre girano video. Le forze dell’ordine esercitano una azione costante di controllo su quella struttura, ma chi è interessato un modo per entrare lo trova sempre.

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