Spazio satira
Piedimonte San Germano
27.10.2024 - 16:00
Crisi Stellantis, scendono in pista anche i nove comuni sedi di stabilimenti. E Piedimonte San Germano fa la sua parte anche perché la situazione locale è drammatica. Nello specifico il coordinamento permanente degli Enti che aderiscono alla rete Anci Città dei Motori, è in prima linea in questa fase delicata e chiede al Governo e al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, di includere il Coordinamento nei tavoli istituzionali sulla crisi dell’automotive italiano. Queste le decisioni scaturite da una riunione, nei giorni scorsi, tra sindaci e rappresentanti dei Comuni di Atessa, Melfi, Modena, Paglieta, Piedimonte S. Germano, Pratola Serra, Termoli e Torino. «Mi sono attivato anche con questa associazione dal momento che la situazione è comune - ha detto, ieri, il sindaco di Piedimonte Gioacchino Ferdinandi - anche per chiedere di partecipare al prossimo tavolo al Mimit e poter dare un contributo».
Non solo, dunque, l’invito al ministro da parte della Consulta del Cassinate di appena qualche giorno fa, ma ogni azione che possa ritenersi utile ai fini della battaglia. Critica la situazione dello stabilimento laziale soprattutto dopo l’ennesima ondata di fermi produttivi previsti per lastratura, verniciatura e montaggio a partire dal 28 ottobre e fino al 7 novembre, in maniera differenziata. «Non ci sono solo i fermi programmati ma avviene che, anche dopo due ore di lavoro, c’è la comunicazione dello stop con ritorno a casa. E sono tanti i disagi legati ai mezzi di trasporto, perché gli orari dei bus sono collegati ai turni. C’è anche questa forma di disagio», conclude Ferdinandi.
Uilm in campo
E sul continuo ricorso ai blocchi produttivi interviene anche il coordinatore regionale Uilm Francesco Giangrande: «Una parte di queste decisioni provengono dall’andamento del mercato. Probabilmente coloro che intendono acquistare un’auto oggi ne ravvisano tutta la “pericolosità”: c’è il costo enorme dell’elettrico che sale se guardiamo ai modelli premium di Piedimonte, e ci sono le incognite su benzina e diesel perché non sappiamo bene fino a quando saranno su strada». E poi le incognite legate a Stellantis che «continua a perseverare nel non avere un piano industriale prima di tutto nazionale rispetto a ciò che vuole produrre nel nostro Paese: produrre seriamente, significa stabilizzare l’occupazione. Cassino ha una sofferenza che deriva da queste ragioni perché è vero che il Premium non appartiene alla fascia media maggiormente commercializzata ma anche chi è solido economicamente prima di acquistare una motoristica elettrica come pure a benzina o diesel ha mille pensieri». E sull’indotto in pesante sofferenza «sembra che la bozza della finanziaria preveda delle risorse per l’ulteriore deroga relativamente al contratto di solidarietà, in questo caso potrebbe esserci una boccata di ossigeno. Se, invece, non venisse concretizzato, quelle 600 unità lavorative a rischio potrebbero essere penalizzate addirittura con la perdita del posto di lavoro. Gli esuberi dichiarati dalle varie realtà sono tanti - conclude Giangrande - va riattivato il processo produttivo: governo e Stato devono affrontare questa transizione, è necessario che si proiettino all’interno di questo cambiamento». La lotta è continua, nessuno resta a guardare.
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